Elogio del Boulevardier, espressione ‘ribelle’ del Negroni

Elogio del Boulevardier, espressione ‘ribelle’ del Negroni

Se fosse un figlio, probabilmente sarebbe illegittimo, frutto di una relazione clandestina, passionale… un incontro furtivo tra Bitter, Vermut e Whisky, anziché il ‘solito’ Gin. Un Negroni che, però, non lo è. Tanto che pure il nome suona diverso: Boulevardier, per chi non lo conoscesse. Riconoscibile, non di meno, per il carattere inconfondibile. Il sapore è più deciso ed aspro, rispetto al primo, come è giusto che sia per chi cresce randagio, senza agi né privilegi.

Una variabile imprevista, nata nel 1927 sulla falsariga, appunto, del Negroni, ma il cui nome già ne illustra il destino. Di origine francese, deriva da boulevard, vale a dire strada, un epiteto che, nel corso della Belle Epoque, identificava chi tra i vicoli doveva imparare a cavarsela.

Un cocktail dall’animo mezzosangue. Ideato, in pieno Proibizionismo, dall’effervescente creatività dello scrittore statunitense, espatriato, Erskine Gwynne, fondatore della rivista letteraria che ne indossa il medesimo segno di riconoscimento. Pur con passaporto parigino, il Boulevardier, al dunque, è considerato una versione a stelle e strisce della bevanda più altolocata; anche perché, tipicamente, il composto scelto per la miscela è il Bourbon.

‘Partorito’, eufemisticamente parlando, presso Harry’s Bar di Parigi, entra a rinfoltire le fila degli expatriot cocktail; le bevande, cioè, rincorse dalle menti, lontane dai confini tetri degli Stati Uniti, di quanti, americani, si riscoprivano neo-alchimisti di combinazioni alcoliche, altrimenti solo immaginabili.

Va ad Harry McElhone, nello stesso 1927, il merito di averne pubblicato la combinazione, che presenta diverse varianti. Chi lo guarnisce con una scorza di limone, chi usa qualche goccia di olio essenziale all’arancia e chi chiude l’opera con una ciliegina. Una sola la regola, inderogabile: trattasi di un drink da assaporare con lentezza. Un assemblaggio complesso di ingredienti, solo per palati scelti.

Solitamente – e originariamente – il Boulevardier viene servito straight up, nella classica coppa da cocktail, senza ghiaccio; ma c’è anche chi preferisce presentarlo in un bicchiere Old Fashioned, on the rocks. Il gusto che ne deriva è fumoso, avvolgente e può variare sensibilmente, a seconda del dosaggio degli elementi che ne prendono parte.

E se gli abitanti d’Oltreoceano, di solito, si dirigono sui toni caramellati e legnosi del Bourbon, va evidenziato che Vermut dolce e Bitter si sposano bene anche con un Whisky Torbato, altalenando le note salate con altre più dolci, e arricchendo il tutto con quel non so che di amaro che, nel discontinuo delle sensazioni, lascia in bocca un ricordo unico.

La ricetta

Preparare il Boulevardier è semplicissimo: basta sostituire il Whisky al Gin ed ecco il cocktail. Le dosi sono le stesse: 1/3 di Whisky, 1/3 di Bitter e 1/3 di Vermut dolce.

  • 1/3 Bourbon
  • 1/3 cl Vermouth
  • 1/3 cl Campari
  • una ciliegina o una buccia di limone
  • a scelta: un goccio di Angostura, Chocolate bitter o Orange bitter

Unite gli ingredienti in un mixing glass ghiacciato e mescolate delicatamente, con un apposito cucchiaio per cocktail. Dunque, filtrate il tutto in un bicchiere ghiacciato. Eventualmente, guarnite con una ciliegia, una scorza d’arancia o di limone. Servite subito.

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