DPCM d’urgenza. Pronti, via. Si rimescolano le carte

DPCM d’urgenza. Pronti, via. Si rimescolano le carte

Oltre 10.000 nell’arco di un solo giorno. I contagi aumentano a vista d’occhio e il Governo si vede costretto a ‘ripensare’ le proprie mosse. Un nuovo – ennesimo – provvedimento straordinario è previsto a breve. Occorre “adottare una strategia differente“, ha specificato il Premier, durante il lungo vertice di Palazzo Chigi. Intanto, in giornata, l’incontro con le Regioni, per riformulare le norme da adottare, visto l’aggravarsi della situazione.

Giuseppe Conte

Dunque, ‘coprifuoco‘, secondo quanto si ipotizza, per i locali della movida e poi la certezza, acquisita, di non agire a macchia di leopardo, vale a dire secondo provvedimenti presi singolarmente dai vari sindaci ma gestiti all’unisono, secondo un comune volere.

CONSEGUENZE IRREVERSIBILI

In particolare, Walter Ricciardi, consigliere del Ministro della Salute per l’emergenza COVID, tiene a sottolineare come sia importante procedere a chiusure mirate, laddove si registri un elevato tasso di circolazione del Sars-Cov-2. Chiusure necessarie, per consentire lo svolgimento delle attività scolastiche e produttive. Va sottolineato, a tal proposito, che le uniche due località, il cui indice Rt 1 sosta sotto i valori di allerta sono, attualmente, Molise e Calabria. Il resto dello Stivale si troverebbe, di conseguenza, sotto la stretta del lockdown.

Aggiunge, l’Ordinario di Igiene presso la Cattolica, che le aree in cui l’indice del contagio è superiore ad 1, i principali punti di aggregazione, come circoli, palestre ed esercizi commerciali non essenziali dovranno necessariamente subire uno stop. Smart working, invece, per l’intero Paese, con l’obiettivo anche di garantire la sicurezza nei mezzi di trasporto pubblico.

Si discute, sull’esempio anche estero, di un blocco delle attività entro le 22.00 e la temporanea chiusura – due settimane – degli esercizi ‘non essenziali’. Non sono esenti dal discorso palestreparrucchieribarbiericentri esteticicinema e teatri. E, benché la Azzolina tenga a far conoscere il proprio dissenso, non si esclude un ritorno – seppur parziale – della didattica a distanza nelle scuole superiori, con gli studenti che si alterneranno tra casa e scuola, nel corso della settimana.

Del resto, se l’apprensione per un possibile ritorno ai mesi primaverili conduce ad un atteggiamento di fastidio – giustificato, per carità – nei riguardi di misure senz’altro scomode, d’altra parte, in almeno dieci Regioni ci si sta già avvicinando alla soglia di pericolo per le terapie intensive, indicata dal Ministero della Salute.

Il 30% dei posti dedicati ai ricoveri da Coronavirus risultano già occupati e si rischia, di questo passo, la saturazione.

Una situazione che non può e non deve esser press sottogamba. Che richiede la massima cautela e va arricchita di buon senso, quello dei politici, certo. Prima ancora, quello di tutti noi.

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