Coprifuoco: parola alle Regioni

Coprifuoco: parola alle Regioni

Decreto che emani… Regione che trovi. Eh già, poiché disciplina vuole che sia responsabilità di queste ultime decidere sulle sorti dei cittadini. Così in Lombardia, dove tutto era già ‘apparecchiato’. Si attendeva solo la firma del Ministro della Salute. Se non che la politica – per l’occasione nei panni di Matteo Salvini – ha detto la sua: “Prima di chiudere io voglio capire“, frenando l’ordinanza sul coprifuoco, slittata ad oggi. I rumors raccontano di una videoconferenza tra il leader del Carroccio e Attilio Fontana dai toni piuttosto accesi, in cui al Governatore sarebbe stato imposto un cambio di passo. “Voglio una sferzata di metà mandato“, avrebbe tuonato Salvini. “Il Governo respinge tutte le nostre richieste e a noi tocca portare la croce, imponendo misure impopolari, che fanno infuriare i cittadini?“. Insomma, un invito, neppure troppo celato, per i sindaci intenzionati ad applicare misure più restrittive, a smussare la delibera.

E, a suon di bacchettate, qualcosa potrebbe cambiare già in giornata, con i negozi superiori ai 250 metri quadri esclusi dalla chiusura nei weekend.

Intanto, a Roma, il ministro Speranza è in attesa di procedere: “Non ci sono più le condizioni per un lockdown generalizzato, si stanno decidendo misure restrittive, ma localizzate“, aveva spiegato. nella conferenza più recente, Giuseppe Conte.

Preoccupante la situazione della Campania, dove il sindaco di Napoli Luigi de Magistris rende noto che “sono rimasti 15 posti di terapia intensiva“, mentre il presidente di Regione, Vincenzo De Luca, decide in tutta fretta per un blocco – che scatterà venerdì 23 ottobre – in via di contenere, dalle 23 alle 5 del mattino, spostamenti non indispensabili e attività superflue.

La situazione è molto seria, bisogna dire fino in fondo come stanno le cose. State a casa il più possibile. Fate solo ciò che è indispensabile, per evitare che il contagio possa crescere nelle ultime settimane“, si è raccomandato il responsabile della Salute, spalleggiato a sua volta, dal personale consulente, Walter Ricciardi: “Avrei chiuso anche palestre e piscine“.

Quattro aree interdette alla circolazione, dalle ore 21 alle 6, in quel di Genova dove, almeno al momento, il pericolo coprifuoco sembra scampato. Così, per volontà di Giovanni Toti e del sindaco Marco Bucci, in coordinamento con la Prefettura e con la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese. Stessa procedura anche per l’Emilia Romagna.

In Piemonte, invece, centri commerciali chiusi nel weekend; resteranno aperti solo alimentari e farmacie.

Giù per lo Stivale, in Sicilia, Nello Musumeci stempera i toni: “Non siamo ancora nella fase rossa e se ognuno fa il suo dovere possiamo non arrivarci“. In allarme, al contrario, Luca Zaia, che in Veneto paventa il collasso degli ospedali: “con 600 terapie intensive è come andare in guerra. Gli ospedali non lavoreranno più“.

Emozionalità, che troppo spesso sembra superare le soglie del buon senso. Ma, al di là delle reazioni, più o meno accentate dalla retorica politica, la vita continua. Che ciò avvenga, come suggerisce il Premier, “con le dovute precauzioni“.

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