Pizza Scima: benvenuti in terra d’Abruzzo
Priva di lievito (laddove acime sta a significare, appunto, azzimo), la tradizione la vuole figlia degli insediamenti israeliti in Abruzzo, in quel del MedioEvo. Nella sua storia confluiscono, perciò, influenze della panificazione romana ed usanze giudaiche.
Colpa del terribile maremoto che, nel 1627, colpì le popolazioni che abitavano, all’epoca, la costa, decimandole. Fu così che si introdusse, nell’area centro-meridionale della regione, una vasta comunità ebraica. Famiglie di artigiani, affatto esperte di pesca, che si industriarono per escogitare un metodo ‘personale’, funzionale alle loro esigenze. Da qui, l’invenzione dei trabocchi, sorta di palafitte edificate a riva, tipiche oramai di questi luoghi. Ed è sempre ai neo-abitanti che, probabilmente, si deve la maternità della pizza scima (come la definiscono a Chieti, mentre all’Aquila assume la definizione di ascima).
E se oggi la si prepara nei comuni forni di casa, un tempo la si eseguiva sul piano del focolare, grazie all’utilizzo di un grosso coperchio ricoperto di braci (coppo). Solo quattro ingredienti: farina, vino, sale, olio, per una ricetta coriacea come la terra da cui trae origine.
Ne risulta quella che potremmo paragonare ad una schiacciata dal tono rurale. Un cibo povero, caratterizzato da una struttura a rombi per semplificarne la ripartizione. Non si farcisce, non si taglia. Secondo l’uso, va sporzionata con le mani. Prende, piuttosto, le veci del pane, accompagnando le carni grigliate o gli arrosticini, tipici anch’essi della zona, oppure servita accanto ad insalate, verdure, formaggi e salumi, piacere di una volta attuale ancora oggi.
E se il companatico langue, beh, è assai gustosa anche il solitaria…
PIZZA SCIMA – LA RICETTA
INGREDIENTI
- Farina 400 g
- Vino bianco 200 g
- Olio extravergine di oliva140 g
- Sale q.b.
PREPARAZIONE
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