Quel precipizio senza fondo in cui caddero le strutture alberghiere
Tempi di Coronavirus, periodo di ristrettezze. Per chi viaggia, per chi ospita.
Nel via vai degli apri/chiudi, a risentirne sono soprattutto gli addetti al ‘ricevimento’. Non ci si muove. Per timore, per impossibilità economica, per quel sentore di immanente chiusura che aleggia minaccioso sulle regioni di tutta Italia. Così, succede che – banale a dirsi – i prezzi degli alberghi cadano a picco. Milano registra un calo del -20,2%; Roma – ad esempio – del -13,1%. L’indagine Unione Consumatori, basata sui dati Istat, non lascia dubbi al riguardo.
Un elenco – quello che fa capo alla lista – di segno meno. Un’istantanea, a cui rimane scomodo rassegnarsi. A pesare, del resto, la mancanza non solo dei turisti ma anche di convegni, fiere, congressi, grandi eventi fieristici e convention aziendali immancabili, in passato, al rientro dalle ferie.
Un vuoto, che nonostante i suoi momenti di rifiato – ad agosto, nella capitale meneghina, gli introiti erano risaliti del 2,1% su base annua – riprende la sua corsa verso il basso già a settembre. E se la città della Madunina non sorride, neppure trovano ristoro gli altri centri ubano, che poggiano la propria reddidività sull’attrattiva delle opere d’arte. In estate la drammatica caduta, causa la pandemia. Poi più niente da fare.
Resta eclatante il dato di Venezia, quarta, con una frenata del 17,7% e il terzo posto di Firenze, che occupava, ‘solo’ qualche tempo fa, la dodicesima posizione, con -7,5%. Sale ora drasticamente sul podio, con una riduzione delle tariffe dei servizi di alloggio del 19,6%, più di 2 volte e mezza rispetto al dato del mese precedente.
Il primato, secondo una linea che potremmo definire retta, spetta ancora a Trapani, con -20,3%. Al quinto posto Verona: -14,5%; segue Bologna: -13,8%, mentre al settimo posto c’è la Città Eterna, con -13,1%. Una 22/a posizione, con -4,8%, per Roma, di cui, ad oggi, rimane unicamente un amaro ricordo.
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