Ma che colpa abbiamo noi…

Ma che colpa abbiamo noi…

A chi non è capitato, almeno una volta, di discutere? Eh sì, si comincia, in genere, con le intenzioni di un confronto. Poi i toni cambiano. Subentrano i bronci, le rivendicazioni, i piatti che volano e la spiacevole sensazione di sentirsi lesi dentro. Alla radice. Magari c’è chi sbatte la porta e va ad acquistare le famose ‘sigarette’ e c’è chi, invece, per smaltire la rabbia, decide di percorrere, a piedi, ben 450 km.

Un’esagerazione? Niente affatto, dal momento che è accaduto, proprio di recente. Protagonista della singolare vicenda un 48enne comasco, rintracciato in piena notte, dai poliziotti di ronda, in quel di Gimarra (Fano). Mentre le Forze dell’Ordine procedevano nei controlli di routine anti-Covid, si sono imbattute – del tutto casualmente – nell’uomo, che percorreva il ciglio della strada. Condotto al commissariato, si è scoperto che mancava da casa, da una settimana. Affaticato, infreddolito, ma lucido, il ‘nostro’ ha esposto a chi di dovere la personale disavventura:

Sono venuto a piedi fin qui“, ha rivelato. “Non ho usato nessun mezzo. In questi giorni ho mangiato e bevuto, perché la gente che ho incontrato lungo il cammino mi ha offerto acqua e cibo. Sto bene. Sono solo un po’ stanco“. Tutto è bene quel che finisce bene.

La moglie, che ne aveva nel frattempo denunciato la scomparsa, è stata immanentemente avvisata, affinché venisse a recuperare il marito.

Del resto, suscita un moto di tenerezza immaginarlo mentre, freddo ed intirizzito, cammina nel nulla, in cerca di una direzione… ed un po’, ad ascoltarla, l’avventura rinverdisce alla mente quella, ad episodi, diretta da Steno, nel 1953. Un giorno in pretura è un film corale, anche se grande fetta del successo spetta ad uno strepitoso Alberto Sordi – alias Nando Moriconi – e alla sua fantomatica ‘marana‘.

Ma a recitare il ruolo di mattatore, in realtà, qui è il tema della giustizia. La trama si snoda attraverso il resoconto delle vicende – nella seconda sezione della pretura romana, al cospetto del giudice Salomone Lo Russo (Peppino De Filippo) – di varia umanità. Poveri Cristi, in bilico tra il ritenersi imputabili e la necessità, in qualche modo, di sopravvivere.

Piccoli reati sui cui, via via, persino l’immarcescibile giudice finisce per riflettere e chiudere un occhio. Eppure, sappiate, nonostante l’aura smaccatamente innocente, il Centro Cinematografico Cattolico bollò il film come ‘sconsigliabile’. L’organo di controllo giudicò che la pellicola mettesse in ridicolo la giustizia e le associazioni cattoliche, ritenendolo sin troppo equivoco.

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