Come ti apparecchio la tavola di Natale
Certo, quello in previsione per il 2020 sarà blindato. Sei, al massimo otto persone, a condividere l’occasione. Orari improrogabili a cui attenersi e fuori – fatto che lascia ancor più basiti – silenzio. Eppure il calore di un momento prezioso come il Natale si può rintracciarlo comunque, in quei dettagli che realmente definiscono e colorano l’atmosfera di un’intera abitazione.
Concentriamoci, dunque, sulla tavola. Il momento della convivialità rimane uno tra i più attesi, in cui realmente si respira la gioia di stare insieme. Imbandiamola, allora, ricca. Non serve che sia opulenta. Puntiamo, piuttosto, all’emozionale. Spostiamo l’attenzione su un tempo meno triste, meno carico di preoccupazioni. Disertiamo l’anno in corso e viaggiamo: con le idee, con le piccole e grandi trovate, giocando a recuperare le sensazioni che, sin da piccoli, ci sono rimaste permeate addosso. E facciamo lo con cura. Mettiamoci amore… come e più di prima.
La scelta del Tema
Per chi volesse mantenersi scrupoloso al racconto del periodo, il tema – necessario da stabilire prima di metter mano a piatti e stoviglie – va scelto in relazione ai colori che l’inverno, appunto, propone. E i toni vanno recuperati dalle gradazioni glaciali del nevischio, oppure in quelle avvolgenti del legno e dei muschi. Non scartate neppure il prugna. Abbinatelo al rame o al ruggine… tentate. Cambiate. Rivedete, se serve. Un’idea in più? Addobbate l’albero, in accordo con la mise en place.
Ma adiamo al sodo: la tovaglia. In lino grezzo con il suo caldo color sabbia e la finitura riviera che richiama il tradizionale gigliuccio o dalle sfumature salvia o, ancora, ghiaccio. Oppure in verde bosco. Il color Pruno risulta ancor più elegante, se rifinito di bordo oro o, magari, potreste optare per l’abbinamento grigio scuro/violaceo, un melange polvere, che si accorda in pieno con dettagli argentati o dorati, come le posate, i segnaposti o il filo dei bicchieri.
Di regola, la tovaglia dovrebbe essere dotata di una caduta piuttosto lunga. Qualora ciò non fosse possibile, mitigate l’effetto con un sotto-tovaglia. Potreste improvvisarlo con tessuto a metraggio o, in alternativa, con vecchie lenzuola di lino bianco, rubate al corredo. Bando, però, al cotone. Mettetevi alla ricerca di canapa o lino, più atti all’uopo.
E se anche quest’ultima soluzione non dovesse soddisfarvi, prendete in considerazione l’utilizzo di runner, o di sottopiatti, direttamente poggiati sul tavolo. Questi ultimi, tra l’altro, dato l’evento, vi serviranno in ogni caso. Troppo formale? Adoperatevi, allora, ad utilizzare, in sostituzione, elementi che, in effetti, non nascono con questo scopo: stelle in rafia, per fare un esempio, in più dimensioni, da utilizzare anche a guisa di sottobottiglia; o magari sottopiatti in stoffa, e perché non semplici tovaglioli in lino bianco, posizionati a rombo, con le iniziali ricamate? Ve la sentite di osare? Tanti piccoli quadri o specchi, come quelli che si nascondono nei mercatini o presso i vecchi rigattieri.
Elementi naturali
E giacché di Natale si tratta, sfruttiamo la contingenza per decorare il luogo perno della serata con una nota di verde. Lasciate che si snodi lungo l’intera lunghezza del tavolo. Rivolgervi al vostro fioraio di fiducia, se non ve la sentite da soli. La magnolia o il luppolo, ad esempio, cadono a pennello laddove si intenda raggiungere un effetto più naturale possibile.
Come scegliere le posate giuste
Ma riprendiamo il cammino e passiamo all’argomento posate. Qui conta la valutazione dei materiali. Acciaio spazzolato o metallo argentato, magari antico, sono quelli che si prestano di più. In commercio le scelte non mancano. Immaginatele, per dirne una, in rame: la resa è decisamente originale.
Piatti e bicchieri
Giunti al capitolo bicchieri, il consiglio è di recuperarli dalla foggia antica. Oggetti preziosi, in rispolvero per ricorrenze come quella in questione. Oggi si trovano numerose rivisitazioni di bicchieri in cristallo, in stile anni ’20 o ’30 , esemplari splendidi eppure a buon mercato.
Ma non sono da escludersi neppure modelli ultra minimalisti in vetro sottilissimo, che non sfigurano, se abbinati a piatti dal gusto classico. Già… i piatti. Porcellana avorio, meglio che bianca, profilo dorato piuttosto che argento e, se potete, mescolate sevizi antichi con decori non esageratamente squillanti.
Le candele
Immancabili, vista la data, le candele. Voluminose, color miele o anche muschio o in terracotta, disseminate tra i rami del centrotavola.
Oppure lunghe e affusolate, posizionate in candelieri di metallo argentato o, ancora, piccole e in gran quantità, scaldavivande in bicchierini di vetro, che punteggiano in modo disordinato la tavola.
Solo un esempio…
Immaginate – giusto per instradarvi meglio – di aver impostato la Festa secondo il tema montagna. Per la tavola, andate alla ricerca di scozzesi, lana, pelli ed elementi in legno. Pensate ai Tweed irlandesi, ai Loden tirolesi… da soli bastano a creare la magia. E poi, pelli di mucca o di montone per i segnaposti, palchi di cervo per il centrotavola; piatti e ciotole in legno scavato e tornito, da abbinare a pesanti terrecotte. In montagna è bellissimo anche il peltro. In Italia è ancora lavorato artigianalmente e risulta raffinato, tanto quanto l’argento.
Perfetta, l’accoppiata con tovaglioli in lino che attraversino le varie nuance del verde, pruno, ruggine o magari di impalpabile garza in lino, forniti di ruches.
Il punto è che ogni particolare può diventare motivo di ispirazione. Basta seguire l’intuito e proseguire, poi, con coerenza, secondo un ritmo armonico. E se proprio non ve la sentite di seguire anche quest’anno i canoni ‘prestabiliti’ per il Cenone, studiate un contraltare altrettanto accattivante, ma dalle ‘misure’ più pratiche: imbandite un buffet. Una tavola che funga da perno, con la libertà – tuttavia – per ciascuno, di accomodarsi nelle varie zone della casa. Così al pranzo succede il pomeriggio, in una soluzione di continuità, fra tè ed infusi, per poi terminare, a tarda sera, con l’immancabile ‘incursione’ tra i dolci avanzati, accanto – non è da escludersi – ad una bollente tazza di cioccolata.
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