Criogenia: quando l’amore sconfina oltre la morte…

Criogenia: quando l’amore sconfina oltre la morte…

Cosa fareste se, avendo amato per un’intera esistenza la stessa donna, di colpo vi trovaste soli, privi dell’amor perduto? C’è chi, efficiente di infinite risorse, definisce quanto accaduto “Una scommessa ragionevole“. Alan Sinclair, 82enne inglese, non si è perso d’animo e ha fatto congelare la sua sposa, appena dopo il decesso. Raccapricciante? Macabro? Romantico? Ognuno può, evidentemente, attribuire l’individuale risposta. Di fatto, a 66 anni, la compagna di una vita si è spenta e l’uomo, immaginando un futuro simile per se stesso, ha deciso fare appello alla crio-genesi.

Sylvia – questo il nome di Lei, raro e poetico – è morta nel 2013, a causa di un cancro ai polmoni. Se ne è andata all’improvviso, il male le era stato diagnosticato giusto qualche settimana prima.

Così, la decisione, da parte del vedovo, di ricorrere alle tecniche offerte dalla più aggiornata tecnologia. Disposizione d’animo che, tuttavia, trova le proprie derivazioni lontano: i due erano iscritti da diverso tempo al programma di congelamento proposto dal Cryonics Institute, negli Stati Uniti. Colpito, il nostro Alan e non solo – evidentemente – da una serie tv che ha spopolato negli anni ’80, tanto da condurre alla nascita del Cryonics UK, primo gruppo di supporto britannico per le persone che attendono ad una seconda possibilità.

Nessun funerale per Sylvia, dunque, prima britannica a sottoporsi al trattamento. Solo una targa commemorativa, sulla quale amici e famigliari possano piangere… o sorridere. Il corpo è stato invece trasportato in America, dove è stata immersa in una vasca a d’uopo. Il tutto, per l’esigua cifra, all’incirca, di 28.000 sterline.

È rassicurante pensare che potremmo essere riuniti” ha commentato l’82 enne. “Non credo che far rivivere le persone sarà così difficile. Ci vorranno solo altri cinquanta o cento anni“. Ottimista Sinclair, ha aggiunto: “Non ci sono altre alternative ed è meglio che essere mangiati dai vermi”.

Del resto, a rassicurare e convalidare le speranze dell’anziano si apparano anche le scoperte scientifiche: “Recentemente ci sono stati vermi di 40.000 anni che sono stati rianimati.

È solo questione di riparare il danno causato dalla morte“. Da qui, la scelta di continuare a credere e affidarsi alla Fondazione – senza scopo di lucro – con sede nel Michigan, nata nel 1976 e aperta ad accogliere chiunque ne faccia richiesta.

Il processo di criogenia prevede prima la sostituzione del sangue con una serie di crioprotettori, fase che prende il nome di vetrificazione. Questi ultimi consentono ai tessuti, agli organi e soprattutto al cervello di rimanere inalterati e non subire danni da congelamento, fino al momento della rianimazione. O, almeno, queste sono le premesse degli studiosi, ad oggi.

Successivamente, il corpo viene immerso in una vasca piena di azoto e conservato a -196°.

Il resto, per ora, è fantasia. O, forse, solamente amore…

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