Parole, parole, parole… ma non è una canzone di Mina

Parole, parole, parole… ma non è una canzone di Mina

Potenza delle immagini, a volte uno scatto vale più di mille parole. E, a proposito di Covid, le istantanee emblematiche non sono mancate. Ricordiamo ancora, tutti, quella – ad esempio – dell’infermiera stremata, con i segni, sul volto, lasciati dalla mascherina, ospite, peraltro, del 71esimo Sanremo, targato Amadeus.

Adesso, in quest’ultimo reperto di una società in bilico, il settore interessato è quello della ristorazione. Si riparte con un’Italia costellata di rosso, ma non certo in attesa di una grande soirée. Ed è una Penisola che vede la categoria di cui sopra – non che le altre lo siano meno – letteralmente in ginocchio.

Così, eccola la foto, divenuta virale nel giro di pochissimo, di una donna, accovacciata – nella cucina del rispettivo locale – con la testa tra le gambe e il telefono poggiato sui piedi. “Sono senza lacrime… Senza forze, senza più dignità e c’è chi parla, parla, parla…“, recita la dida d’accompagno. Di parole, al contrario, ne ha estrapolate tante, da parte di quanti abbiano inteso commentare il post, pubblicato su Twitter. Dimostrazioni di solidarietà e sentita condivisione.

Dunque, a partire da oggi, 15 marzo 2021, saracinesche nuovamente abbassate e, a ben guardare, non è neppure questo l’aspetto peggiore. Il fatto è che, da una anno a questa parte, si è assistito ad un susseguirsi di aperture a singhiozzo; intente, certo, ad arginare la diffusione del Coronavirus, ma che hanno finito per far sprofondare la categoria. “La cosa più triste – si legge in una tra le numerose risposte al tweet di Francesco e Filomena, a Roma – è stata ieri, a fine pranzo. Puliti i tavoli senza apparecchiarli. Lunedì si torna al ristorante e si regaleranno tutte le derrate alimentari deperibili; ma noi facciamo il nero, non paghiamo i dipendenti e, soprattutto, non paghiamo le tasse“. C’è chi punta il dito contro chi deroga alle norme: “Quando si violano le regole base del comportamento che ognuno di noi è tenuto a rispettare, ci si ritrova con chiusure inevitabili, che penalizzano sempre le stesse categorie. La responsabilità non è del Governo. La responsabilità è di ognuno di noi“.

E c’è, anche, chi prova a infondere coraggio: “Non mollate adesso… non crollate. Ripartirete e avrete bisogno di tutte le vostre energie. Siete “vita” e questa vi riporterà a credere in ciò che avrete ancora. Forza, se possiamo aiutare, lo faremo“. E ancora: “Dai forza, vedrai che presto ritornerai a mettere in funzione ogni cosa e riceverai tanto affetto da parte di tante, tantissime persone. Si comincia a vedere l’uscita del tunnel“.

Forse, speriamo. Facciamo conto sul cuore della gente, sul buon senso, sulla generosità. Riponiamo fiducia su chi dirige i giochi e sulle nuove opportunità, profilate dal vaccino. Intanto, notizie recenti, che allarmano e non poco, sono quelle riguardanti gli effetti collaterali di AstraZeneca. In Sicilia, titolano i quotidiani, in gravi condizioni un’insegnante di 37 anni. Disposto il sequestro delle cartelle cliniche. Un lotto bloccato in Piemonte, dopo la morte di un insegnante. L’Irlanda, ancora, ne chiede la sospensione.

Vorremmo credere, vorremmo poter attaccarci a qualsiasi forma, anche labile, di speranza, per riprendere a guardare al domani, con occhi che mirano avanti, dritti. Stentiamo a farlo, purtroppo. Sentiamo, in coscienza, di non potercelo permettere. Chiniamo il capo, proprio come la protagonista di questo racconto, consapevoli che ci vorrà tanto, da aspettare e speriamo con tutto il cuore che, per molti, non sia troppo.

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