Arrivano i Diavoli e fanno ancor più paura perché, questi, li abbiamo toccati
La serie – anzi, docu-serie – esce il 25 maggio, su Prime Video, e si intitola: Veleno.
Una storia vera, quella raccontata, in 5 episodi, da Pablo Trincia, che fa eco ad inchieste, polemiche, persino un libro: Veleno. Una storia vera e che tanto somiglia, nell’immaginario, ad una di quelle sceneggiature da brivido, frutto del talento ‘nero’ di registi o scrittori, dall’animo cupo.
E, invece no. Qui, occorre girarsi indietro di poco. Basta retrocedere fino agli accadimenti che, tra il 1997 e il 1998 interessarono la Bassa Modenese. I Diavoli, così come vennero soprannominati erano, per l’appunto, o avrebbero dovuto essere, secondo l’accusa, genitori e parenti di bambini, satanisti e pedofili. Assassini, a caccia di sangue fresco, per officiare i loro riti.
Va subito premesso, per meglio comprendere, che 16 bambini vennero espropriati all’abbraccio delle loro famiglie. Ed è importante precisare che la ridda di resoconti, confusi e contraddittori, si è risolta, grazie ad indagini e procedimenti più approfonditi, in un nulla di fatto. Non si celebrarono riti satanici, fu accertato. Né, tantomeno, ci furono omicidi.
Un resoconto agghiacciante, alla luce dei fatti, che ebbe preavviso quando su una famiglia disagiata di Massa Finalese, i Galliera, già seguita dai servizi sociali, ricaddero sospetti di abusi su minori. Il figlio più piccolo, Dario, da tempo era ospite presso un’altra famiglia e solo ogni tanto tornava a casa. Il ragazzino, ad un certo punto, iniziò a raccontare di ‘strani’ episodi: scherzi – definiamoli così – sotto le lenzuola che, inevitabilmente, allarmarono la madre affidataria, la quale si rivolse immediatamente alla psicologa, Valeria Donati. Via via, i racconti si disegnarono sempre più scabrosi, arrivando a coinvolgere l’intera famiglia d’origine. Pertanto, il 17 maggio 1997 subirono l’arresto, con l’accusa di pedofilia, il padre e il fratello del piccolo.
Non di più abbisognerebbe, per suscitare raccapriccio e sdegno. Ma somigliò, allora, a scoperchiare il Vaso di Pandora. Nelle testimonianze furono, a mano a mano, implicati sempre più persone e bambini. Si parlò di fotografie, filmati, e di un giro di soldi, sostanzioso.
Nel mese di luglio del 1997, furono rinviate a giudizio sette persone. Subito ribattezzate, effigiate – secondo i costumi della stampa – del marchio che si sarebbero portate appresso, per sempre. Tra loro, tre membri della famiglia Galliera e Francesca Ederoclite, madre di una bambina di otto anni (subito allontanata). Si suiciderà, la donna, il 28 settembre 1997, prima del processo. Il capitolo Pedofili-1 si concluse con la condanna dei sei imputati, per un totale di 56 anni di carcere e una seconda vittima. Alfredo Bergamini, tra i presunti rei, trovato senza vita nella propria abitazione, stroncato da un arresto cardiaco.
Messe nere, orge nei cimiteri con il benestare di genitori compiacenti. I resoconti dei bimbi si resero, via via, sempre più agghiaccianti e, a guardar bene, inverosimili. Stando alle indagini, a capo della Setta sarebbe stato un certo Giorgio, vestito con una tunica, indicato come medico o sindaco, che gli inquirenti identificarono in don Giorgio Govoni, parroco di San Biagio (frazione di San Felice sul Panaro) e Staggia (San Prospero).
Ed è a partire da questo contesto che prese le mosse Pedofili-2, la seconda inchiesta, avviata nell’aprile ’99. In canonica – serve precisarlo? – non fu trovato materiale pedopornografico, né alcun cadavere. Tuttavia, ancora una volta, la parola dei bambini valse a corroborare, datata 5 giugno 2000, una condanna complessiva a 157 anni di carcere. Esente don Giorgio, che il 19 maggio venne colpito da infarto, nello studio del suo avvocato.
Niente prove, ma la macchina dei processi proseguì il suo cammino, inesorabile. In Pedofili-ter” fu la volta dei coniugi Covezzi, additati, in un primo momento, solo di scarsa vigilanza sui propri figli; in seguito, di pedofilia e abusi sessuali. 12 anni, a loro carico, mentre una tra le altre figlie svelava di aver subito abusi dagli zii e dal nonno. Il processo Pedofili-quater li volle, tuttavia, assolti.
Loro, come molti altri. Quelli che avrebbero – cosi si dice, così si sussurra – abusato, seviziato, sgozzato, gettato nelle acque del Panaro, persino, creature incapaci di difendersi. Inermi, sottoposti al loro dominio… scomparsi, tra ricordi nebulosi. Evanescenti, come lo sono, pure, i filmini o le foto. Nulla.
Tanto che la sentenza, confermata in Cassazione nel 2002, smontò la pista, parlando – piuttosto – di falso ricordo collettivo. Una fantasia, sapientemente artefatta, indotta attraverso la tecnica del cosiddetto svelamento progressivo. Chi conduce il colloquio – vale a intendere – ‘suggerisce’ le risposte all’interrogato, che si convince di aver vissuto certe esperienze.
Quel che rimane, oggi, è uno scenario desolante: 16 nuclei spezzati, 3 morti.
E a poco è valsa la ritrattazione, nel 2018, poi nel 2019… dei ragazzi, ormai cresciuti. Lo scempio si era già compiuto, trascinando con sé il silenzio. Il podcast Veleno – datato 2017 – opera di Pablo Trincia e Alessia Rafanelli, aveva già destato l’attenzione sui fatti. A seguire, c’era stato il libro. Ora questo nuovo ed ultimo capitolo, speriamo, per una storia infelice che merita, non di meno, di essere raccontata, perché serva da esempio. Perché dall’esperienza, se non altro, si tragga un monito di riflessione.
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