DeepDub: quando l’algoritmo ruba l’anima alla voce
Per toglierci lo sfizio di vederci in versione ‘anzianotta’? Basta un’app, lo sappiamo. FaceApp ci ha insegnato quanto possa essere semplice, al giorno d’oggi, visualizzarci con qualche anno in più o come sia altrettanto facile ringiovanire. Zao, dal canto suo, ci ha permesso di indossare i panni dei nostri attori preferiti; addirittura, abbiamo scoperto come riportare in vita parenti o Star che ci hanno lasciato o come trasformare i personaggi in avatar. Nell’universo virtuale tutto si rende possibile, come se la fantasia rinunciasse ai propri freni, per dipingersi in quanti più modi possibili. E sia.
L’ultima, in ordine di tempo, è una startup israeliana: DeepDub, questo il nome, che si promette come metodo per riprodurre la voce dei nostri beniamini, in tutte le lingue del mondo. Attraverso un abile cocktail di traduzione automatica e Intelligenza Artificiale, in pratica, la voce originale viene rielaborata, così da potersi ritradurre nelle diverse etimologie, senza necessità di doppiaggio. Oz Krakowsky, chief marketing officer di DeepDub, spiega in che modo il deep learning sia in grado di apprendere “i tratti caratteriali della voce, come tono, profondità, velocità, spaziatura e intonazione”, per poi registrarli ed applicarli – ogni volta – ad una nazionalità diversa.
Praticamente, qualunque attore si renderà nelle condizioni di essere compreso, senza bisogno, da parte degli spettatori, di dover ricorrere a sottotitoli o fare uso di un lavoro di traduzione, grazie all’opera di doppiatori professionisti, capaci – lo sappiamo bene noi Italiani, che contiamo tra i migliori talenti in questo campo – di dare anima, non solo corpo, alle intenzioni e agli stati d’animo dei diversi interpreti stranieri. Sfumato tutto questo, sarà – invece – la volta degli algoritmi.
Ne è conseguita, come facile immaginare, una vera e propria bagarre, da parte di chi conta, in tal senso, anni ed anni di competenza alle spalle. Incredulo e, giustamente, avvilito.
Ecco, di conseguenza, Vix Vocal, app del Doppiaggio Italiano che, da tre anni, raduna in community tutti gli addetti del settore e produce podcast, eventi e iniziative. Ebbene, la più recente riguarda la campagna #iostoconildoppiaggiointelligente che, attraverso un video su Facebook che vede la partecipazione di di nomi di prestigio, da Claudio Amendola a Christian De Sica; da Francesco Pannofino a Roberto Pedicini; da Stefano Fresi ad Emanuela Rossi, a Giorgio Borghetti, Domitilla D’Amico, Eleonora De Angelis e tanti altri, rivendica l’importanza di un ruolo non sostituibile, anche per mezzo del macchinario più sofisticato.
“Una macchina, per quanto perfetta, dentro non ha niente. La vita non ce l’ha. E il cinema, senza la vita, è morto“. Dice la sua, la Voce per eccellenza, quella – per capirci – di Massimo Decimo Meridio – alias Russell Crowe – ne Il Gladiatore. Luca Ward si è reso, negli anni, icona: attore e, per l’appunto, direttore di doppiaggio. Ma rappresenta, il suo sentire, solo la punta di un iceberg assai più corposo. “L’emozione non si clona” è il titolo, dunque, dell’iniziativa, a suffragio di una battaglia contro le macchine.
A noi, non resta che citare un celebre momento della pellicola: “Al mio segnale, scatenate l’inferno…“. Tutto il resto, si vedrà.
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