Le ‘strane’ leggi dell’abitare…

Le ‘strane’ leggi dell’abitare…

Uno tra gli aspetti più divertenti – per chi è in vena di cambiamenti, certo; per coloro che non temono le separazioni; per chi ne ha necessità e basta… – del ricostruirsi consiste proprio nel rivedere, daccapo, quel che c’era prima. Somiglia un po’ ad aprire uno schedario, quello che ci riguarda personalmente e consultarlo, come se fosse un esordio. Scevri da valutazioni soggettive, al di là dei legami affettivi o di ciò che, ogni oggetto, ogni persona… ha rappresentato o rappresenta, di e per noi.

Questa, probabilmente, è l’effigie della parte più ardua. Ma anche, a ben guardare, la più divertente. Basta, appena, rigirare la prospettiva. Perché, vi domandate? Semplicemente giacché, se la si osserva dall’adeguato punto di vista, la si interpreta come una fortunata opportunità di rinascita.

Non esiste momento più totalizzante di quello in cui, in piena coscienza, si può scegliere. Decidere cosa, da un certo momento in poi, si vuole rappresentare di noi stessi e di quel che, più strettamente, ci riguarda. Sana manifestazione di potere? Forse… Ci assomiglia, comunque, parecchio.

Sorta di età dell’oro dell’esistenza in cui, attraverso una catena di vicissitudini, magari di errori, si è finalmente diventati ‘qualcosa’. E quel qualcosa, pur se passato attraverso mille peripezie, assomiglia a qualcosa di bello. Possiede un valore… che, in fondo, siamo Noi.

Ecco, se tutto ciò si traduce in un’indipendenza di fatto, allora, un giorno via l’altro, ci si trova di fronte ad un’inaspettata sorpresa… o più inaspettate sorprese. Dove conduce questo strampalato discorso?

In questo caso – esempio tra tanti – porta diretto nell’appartamento di un ‘giovane’ cinquantenne, separato, dopo anni di matrimonio alle spalle, e con una voglia di mangiarsi la vita che, finora, non sapeva neppure di possedere.

State tranquilli, non si tratta di una storia triste. Qui c’è il lieto fine. I due – marito e moglie – sono rimasti amici. Niente screzi, tanto per cominciare e, anzi, enorme solidarietà. Mutuo soccorso. E questo lascia già ben sperare. Non tanto che ritornino insieme che, evidentemente, una molla dell’ingranaggio deve, per arrivare fin qua, esser saltata. Tuttavia… e, notate, è un tuttavia importante, la costruzione non si è mai silenziata. Così si ritrovano, ora, sobriamente, su un percorso parallelo, faccia avanti, padroni – e chissà se prima lo sono davvero mai stati – di un destino che è depositato unicamente nelle loro mani. Talvolta, inavvertitamente, si sfiorano. Altre rimangono a distanza, quasi a provare a se stessi che la decisione che hanno preso riguardo al futuro di entrambi è quella giusta.

Che importa… sorridono. Questo conta. Sono sereni. Quando ci si riconduce a quel che realmente siamo diventa tutto più facile, prende un che di naturale… persino l’esperienza di ridisegnarsi, attraverso l‘acquisto di una nuova casa.

Work in progress… come si dice. E allora sia, con tutte le incognite – e sono tante – che comporta, con il carico di dubbi ed incertezze che, forse, come mai prima, ci abitano dentro. Questa è un’avventura e se la vita si traveste per venirci incontro non bisogna mai allontanarla, con qualunque volto si presenti.

Così, stanza dopo stanza, mobile dopo mobile o, anzi bisognerebbe specificare, parete dopo parete, che siamo ancora agli inizi, la casa prende piede. E’ piccolina… a misura d’uomo, per l’appunto. Del resto, quale soluzione migliore per chi vuole riconquistare le redini dei proprio andare…?

In facendo, però, si intravede – e qui viene il bello – già il carattere di chi la abita, o la sta per abitare. C’è, manifesto, un cammino di ricerca. Se si osserva metro quadro per metro quadro si intravedono, nel dettaglio, le infinite sfaccettature, che appartengono all’animo del neo-proprietario.

I colori, già da soli, denunciano una doppia anima. L’albicocca delle pareti apre la porta ad un fare solare, gioioso, mai sopra le righe. Ma, poi, se si prosegue nell’osservazione, la parete a rilievo, netta, chiaramente racconta di uno snatch, uno strappo, avvenuto chissà quanto tempo fa, che indurisce l’aspetto di quel che precede. No, non sta male, anzi… quando non esiste complementarietà non può evidenziarsi alcun aspetto. La negazione rafforza. Dunque, la ruvidezza, cercata, fa da contraltare ad una posatezza ereditaria, solidale con quell’emergere di bambino che, tutto, si fa voce attraverso il frigorifero, sgargiante. Ti dice, da solo: “Eih, Io sono qui!“. Imperioso comando di una realtà che vuole essere notata, ammirata. Intende sedurre, il nostro amico e, secondo me, non è detto che non riesca…

Il parquet la dice lunga, in quanto a stile… il necessario, non di più, che il lezioso poco si adatta a chi, adesso, si mostra proteso in avanti e non intende perdere neppure un secondo. Propensione alla solarità, che diventa palese in balcone. I fiori, nei vasi a perimetro dello spazio esterno, la fanno da Signori assoluti. “Qui si vive… e chi vuol essere benvenuto lieto sia!”

Lui, il mio amico, ancora non lo sa (o, forse, un pochino, ora, sì). Ma, un mattone dopo l’altro, sta edificando l’inedita traccia del suo domani. Cambiano, insieme a console ed armadi, anche le abitudini. Altre si radicalizzano. Gli scheletri, quelli, semmai, sono da conservarsi in cantina… che, alla buona, possono sempre risultare utili. Costituiscono esperienza. Pertanto, insegnano.

Il resto è curiosità, scoperta. E’ un lampadario che ancora non c’è, un divano per dare corpo ai momenti di relax. E’ una giornata ‘soli uomini’ da passare davanti al barbeque. E’ un film, da guardare accoccolati dopo aver fatto un bagno caldo, oppure doccia e cena veloce, di ritorno dalla palestra.

Le idee sono infinite, che a questo punto della strada, la faccenda si rende ancor più interessante. Le premesse sono scritte. Occorre, solo, un guizzo vincente. D’altronde, si sa, sono i dettagli a fare la differenza. Ebbene, caro amico mio… torniamo a noi. Volevi sapere cosa pensassi del tuo itinerario… che impressione ricevessi delle nuove e preziose mura in cui, adesso, risiedi.

Penso che ti appartengano… istintivamente. Penso che debba essere orgoglioso di te stesso e speranzoso. Penso che quella porta sarà pronta ad accogliere e resterà, invece, chiusa, quando e se necessario. Perché il tuo recente Io sa discriminare. Si è fatto più selettivo e adulto e, oggi più che mai, mi sento felice per te…

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