Nick Jones, ragazzo tutta tempra. Imprenditore… per caso
Londra, Barcellona, New York, Berlino, Toronto, Istanbul… In ogni angolo del globo c’è n’è uno. Vale a dire un Club privato, ad esclusivo beneficio degli appartenenti, selezionatissimi, stuolo di menti creative e agiate, a cui si vanno a sovrapporre, guarda caso, altri privilegi.
La trovata – per chi non lo sapesse – è opera di tale Nick Jones, imprenditore londinese, che ha saputo creare dal nulla un brand, quantomeno invidiabile. Un business, peraltro, tra i cui appartenenti – e se ne contano, ad oggi, circa 60 mila – spiccano illustri eminenze di Hollywood e prestigiosi manager di Wall Street.
Si recano, loro, nelle Soho House, per fare networking, ma soprattutto per il comfort e i servizi garantiti. Tre le parole chiave? Mangiare, bere e riposare… bene. “L’idea era quella di creare una versione idealizzata della propria casa. Siamo partiti dal letto e dalle docce, perché molte persone trascorrono più ore lì che in altra parte del loro appartamento. Non servono stanze gigantesche. Basta offrire agli ospiti un letto confortevole e una doccia, simile a una foresta pluviale“. Resa la questione?
A chi lo accredita come uomo di successo, Nick risponde: “Ho solo messo a frutto le mie conoscenze nel catering“. D’altro canto, colui che oggi potremmo forse definire un magnate – la sua creatura è valutata diverse centinaia di milioni di sterline – è rinomato – anche – per la modestia che lo qualifica. “Non ha alcun interesse verso macchine oppure orologi. Guida la stessa Golf da anni e, a suo dire, una notte ideale è quella da trascorrere con un pollo arrosto e un paio di pantofole, davanti alla tv“. Descrizione, offerta giusto appunto da The Guardian.
Un ritratto che, forse, trova risposta, direttamente nelle origini del ‘nostro’. Nato a Cobham, ‘invisibile’ borgo del Surrey, a 27 km da Londra, delude il sogno dei genitori che sperano, per il loro terzogenito, un futuro importante. Ma Nick, a scuola, è un disastro. Pessimi voti e un rapporto mai decollato con Preside e insegnanti. Motivo, una dislessia, diagnosticatagli, però, solo diversi anni più tardi.
Insomma, a 17 anni Jones decide di mollare tutto, per dedicarsi alla carriera alberghiera. E parte proprio dalla coda, nel ruolo di cameriere in un servizio di catering: “Quando ho iniziato, 20 anni fa, era considerato un lavoro di merda, ma era proprio per questo che avevo deciso di farlo. Ero guidato dal mio spirito anticonformistico e dall’ossessione per il cibo“, confesserà in prima persona.
Tant’è. Dev’essere bastato, giacché il ragazzo viene presto notato – e assunto – presso il Trusthouse Forte, tra le più prestigiose catene alberghiere britanniche. Bastano otto anni, perché la formazione si dimostri ben al di là delle aspettative. E’ la volta del Grosvenor House Hotel di Park Lane, dove si appresta a scalare posizione su posizione, fino ad accaparrarsi il ruolo di Responsabile Marketing.
Neppure 30 anni e una fame, che non lo rende ancora sazio. Nel 1995, decide di mettersi in proprio, aprendo il primo Soho House Club, a Londra: “Soho era nel cuore dell’industria cinematografica britannica. Avevamo previsto una sala cinema e, nei primi anni di vita, il Club ha raccolto le adesioni di imprenditori del tech, artisti, giornalisti e PR“. Un raccordo, in sintesi, per le personalità più In della città.
Una scelta – peraltro – puramente casuale: “Mi hanno accusato di non volere banchieri nei miei Club, ma non è verso. Ci sono tanti membri che fanno parte del mondo finanziario. Quello che ho sempre evitato è che arrivassero in massa persone provenienti da uno stesso ambiente, per favorire la diversità nelle esperienze degli ospiti“.
Ma come rendere un posto come tanti qualcosa di speciale? “Quando ho iniziato, la scena del business dell’accoglienza londinese non era tra le migliori. I servizi erano scadenti. Ho lavorato dalle basi, mettendo buon senso in ogni scelta“. Poche regole, per quello che ha saputo ramificarsi nel mondo come una sorta di universo parallelo.
Dal 2012, Nick non detiene più la maggioranza azionaria. Malgrado, tuttavia, i più recenti assetti societari e una concorrenza che non lascia tregua, i Soho House restano – tuttora – l’effige di posti ambiti e selezionatissimi. Sono migliaia le candidature, ogni anno, per accedervi e la maggior parte sono quasi sempre scartate.
I costi, del resto, partono da 1.800 sterline l’anno per la sottoscrizione. Sono invece leggermente più bassi, se si vuole avere diritto di accesso ad una sola tra le strutture. “Ciò che ha determinato il successo dei Soho House è la magia che si crea, nel mettere insieme tutte persone dall’anima geniale, in un ambiente piacevole e ricco di servizi“. E se ce lo assicura chi dell’argomento ne sa, non ci resta che chinare la testa e pronunciare: “Chapeau“.
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