Parliamo di caffè. Ma stiamo ben attenti che sia… verde
Verde? Pare sia il colore dell’anno, lo abbiamo evidenziato in numerose occasioni. La tinta dell’equilibrio, della concretezza, ma anche della speranza. E un pochino, forse, pure, dell’arroganza. Come recita quell’antico detto? “Chi di verde si veste, di sua beltà si fida“. Adesso esce fuori che fa anche bene.
E già, sono diversi gli studi che ne attestano benefici e proprietà salutari, nel momento, soprattutto, in cui si tratta di… caffè. Pare, infatti che, per effetto della tostatura, l’estratto dei suoi chicchi si trasformi in una vera miniera di molecole, dall’attività antiossidante. Non la bevanda di tutti i giorni, dunque. Ma una vera panacea, dai pregi spesso sconosciuti, o sottovalutati.
Consideriamoli, allora, questi enormi valori. E cominciamo dal prendere in considerazione l’effetto degli acidi clorogenici, in grado, secondo gli esperti, di ridurre la pressione sanguigna. Una considerazione, che ne ha condotto l’utilizzo nella cura dell’ipertensione. Tanto maggiore, in pratica, è la dose somministrata a un individuo con problemi di pressione, tanto maggiori sono i miglioramenti rilevati.
Ma le sostanze da prendere in considerazione sono anche altre. Ad esempio, la caffeina, in dose ridimensionata rispetto al contenuto presente in una tazza di caffè forte (solo il 20%) e a rilascio più lento e che, in combinazione con gli altri componenti, pare sia utile nel processo di dimagrimento. Non solo. Secondo i ricercatori, il caffè verde aiuterebbe a prevenire il diabete, anche se le opinioni, al riguardo, risultano tuttora piuttosto contrastanti.
Un’altra differenza, in paragone con la consueta tazza, sta nella quantità di polifenoli, vitamine e sali minerali che, nei chicchi verdi, risultano essere più abbondanti, dal momento che non hanno subìto il processo di torrefazione. Un ulteriore aspetto da non sottovalutare è il valore del pH (vale a dire il valore di acidità e basicità di un alimento o bevanda) che, in questa particolare condizione, è più alto rispetto al suo omonimo classico. Meno acido, determina un effetto meno lesivo, a livello gastrico.
Come si assume? Lo si può rintracciare, sul mercato, sotto forma di semi, di bustine solubili o capsule. Nel primo caso, occorre pestare i chicchi in un mortaio, fino a ridurli in granuli fini; tenerli in infusione in acqua ben calda per alcuni minuti e filtrare il tutto. Le formulazioni già pronte, hanno, d’altro canto, un uso immediato. Le bustine vanno maneggiate alla stregua del tè o della camomilla; le altre, vanno invece ingerite, accompagnate da un bicchier d’acqua. Il dosaggio esatto è indicato direttamente sulle confezioni. Il preparato ottenuto va assunto preferibilmente mezz’ora prima dei tre pasti principali.
In quanto, poi, alla sicurezza nell’assunzione, si ritiene che non sussistano effetti collaterali rilevanti.
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