Cronaca di una trasfigurazione
Così, nell’oscurità si muovono, nutrendosi di ultimi palpiti di un cuore estraneo. Il senso comune li definisce Vampiri. Ma l’origine rimane inespressa… e c’è persino, chi desidera rintracciarne la genesi nelle Sacre Scritture… là, dove tutto ebbe origine…
Racconta, Caino…
Io, Caino, piantavo semi e accudivo germogli e piante. Abele, secondogenito, accudiva il bestiame ed egli era per me il più intelligente, il più dolce e il più bello.
Il Padre esigette da noi un sacrificio. Ci chiese in dono la miglior parte di ciò che amavamo. Abele portò all’altare il più giovane, dolce e in salute dei suoi vitelli e lo sacrificò e il Padre fu felice.
Io, Caino, portai il più rigoglioso, giovane e profumato germoglio. Ma il Padre si adirò e disse che il sacrificio non era degno.
Piansi e struggendomi pensai a come fare per entrare nelle sue grazie. La volta successiva Abele di nuovo portò il più giovane, forte e dolce vitello, lo sacrificò e il Padre ne fu felice. Poi mi guardò con quel bellissimo sorriso e mi disse: “Caino, fratello mio, non vedo nulla. Cosa hai portato di ciò che più ami per il Padre nostro?“
E io, con il cuore colmo di lacrime lo pugnalai sull’altare perché lui, Abele, era la parte più bella di ciò che amavo.
Ma, ancora, il Padre mio si adirò con me e mi cacciò, esiliato nella lande di Nord, laddove solo buio e oscurità erano presenti. E io vagai, per un tempo che non so quantificare.
Avevo fame e nulla di cui sfamarmi. Avevo freddo e nulla con cui scaldarmi. Ero disperato e nulla con cui confortarmi. Finché, un giorno, sentii una voce chiamarmi. Una voce dolce e suadente: “Caino, tu sei Caino, primogenito di Adamo, è da molto che ti osservo. So che hai fame e io posso nutrirti. So che hai freddo e io posso scaldarti. So che sei disperato e io posso darti conforto“.
Fu così che la conobbi. Lei era Lilith, la signora dell’oscurità, prima moglie di Adamo confinata, come me, nelle lande di Nord.
Rimasi con Lei per tantissimo tempo e si prese cura di me e si innamorò di m. Ma io avevo bisogno di potermi sfamare da solo, di scaldarmi da solo e di trovare conforto in me stesso. Così le chiesi, sapendo che non mi avrebbe rifiutato nulla, di rendermi forte come lei.
“Caino, mio adorato, lo farò perché Tu me lo chiedi. Ma soffrirai, prima di ottenere ciò che desideri“. E, mentre parlava, versò in una coppa il suo sangue, porgendolo alla mia bocca. E io bevvi e bevvi ancora, fino a che il dolore non cominciò ad impossessarsi di me. Quella notte Michele, l’arcangelo Michele, venne da me e mi disse che potevo avere il perdono del Padre, se avessi voluto. Gli risposi che da me e non dal Padre sarebbe venuto il perdono per la mia anima.
Così mi maledisse, me e la mia progenie, che temessimo il fuoco con orrore, perché esso rappresentava l’ira del Padre verso il mio rifiuto.
La notte seguente venne al mio cospetto Raffaele, l’arcangelo protettore del Sole, e mi disse che il Padre mi avrebbe riaccolto, se mi fossi a lui pentito. Gli risposi che a me stesso e non al Padre mi sarei pentito, in modo da sollevare la mia anima. E Lui mi maledisse, affinché Io e la mia progenie temessimo il Sole e restassimo da esso banditi per sempre.
Il sole ci avrebbe cacciati e, qualora ci avesse trovati, ci avrebbe reso polvere. Polvere che, finalmente, sarebbe tornata al Padre.
La terza notte fu la notte di Uriele, l’angelo oscuro, protettore del riposo eterno. Mi disse che il Padre era benevolo e se mi fossi a Lui pentito avrei avuto la grazia del riposo eterno. Gli dissi che non a Lui mi sarei pentito, ma a me stesso, così da trovare pace interiore. E Uriele mi maledisse, me e la mia progenie, in modo che avessimo sempre fame del sangue che già una volta avevo versato e saremmo stati condannati a vagare per le terre per sempre, immortali e col peso del rimorso sempre sulla coscienza.
E, con questo, l’oscurità venne sollevata come un velo e vidi la luce attraverso i bellissimi occhi di Lilith.
Imparai come essere veloce come il fulmine, a usare la forza della terra, a rendermi duro come la roccia, a imporre il mio volere e, in seguito, a mutare forma, a sparire nel nulla e a mandare la mia mente in luoghi lontani.
Fu così che capii. Capii che mi ero del tutto risvegliato. Adesso ero io, Caino, il primo della mia specie, il primo Vampiro.
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