Nuovo lockdown? Poter dire ‘No’ è nelle mani di tutti noi
Il punto è che era prevedibile aspettarselo. Ci ha insegnato qualcosa il lockdown? Se sì, probabilmente, che non siamo pronti. Mai. Non riusciamo a prevenire e non perché ci troviamo di fronte all’imponderabile, ma per via di questa nostra svogliatezza di fondo, che ci fa ripetere costantemente: “Ma sì, dai… ci penserò domani“.
Ed è qui che la vita ci frega, perché di questo stiamo parlano, escogitare un modo per salvarcela, ‘sta vita. Eppure, nonostante l’esperienza, nonostante i numerosi che, in tal senso, si spendono, ci si trova sempre impigriti, pronti a scommettere che “a noi, tanto, non succederà”, pure mentre ci accorgiamo che il mondo, in sostanza, ci si sgretola intorno. Resilienza… o non, piuttosto inutile cocciutaggine?
Di fatto, appena le cose si mettono un pochino meglio ci chiudiamo nuovamente nel nostro piccolo guscio e recitiamola parte delle tre scimmiette: “Non vedo, non sento , non parlo“. Che diamine di superstiziosi, ci illudiamo di scongiurarlo così il pericolo…
Poi arriva qualcuno. Qualcuno che, suo malgrado, è costretto per ruolo, per volontà, per dovere… ad illuminarci su come stiano realmente le cose. Ci scuote e ci costringe e fare i conti con quel che ci si rappresenta di fronte.
Dunque, per l’ennesima occasione, è la volta di Sileri. Quel Pierpaolo Sileri – avete presente? – sottosegretario alla Salute che, ancora, si trova in posizione di parlare e si esprime così.”Lockdown per non vaccinati? Non è la strategia da attuare con i numeri odierni. Può essere valutata, in caso di passaggio in zona arancione”. Lo afferma, ospite in trasmissione a L’Italia s’è desta, ai microfoni di Radio Cusano Campus.
“Non è la strategia da attuare con i numeri odierni. C’è qualche area del Paese che rischia di finire in zona gialla, ma questa non prevede grosse restrizioni. Quindi, al momento non vi è motivo di fare restrizioni per i non vaccinati. Va tenuta sul tavolo, come tante altre opzioni, ma la situazione, è sotto controllo“.
Il fare è rassicurante, ma c’è poco da riposare sugli allori…
“Dobbiamo concentrarci sullo spingere le persone a fare la prima dose”, prosegue. “Chi non l’ha fatta e, gli altri, la terza dose. La scienza, oggi, ci mostra che i vaccini funzionano e funzionano molto bene, ma che questa immunità tende a ridursi nel corso del tempo; che è quello che accade anche per tantissimi altri vaccini“.
“Il vaccino dunque merita un richiamo… Quanto sarà duratura, lo scopriremo nel corso dei prossimi mesi. Con questo virus siamo tutti alunni“.
Un monito sensato, né allarmifico, né incosciente.
“Non è un modo per dire che il vaccino non funziona. Le regioni d’Italia che hanno più vaccinazioni hanno meno terapie intensive occupate”. Tuttavia, “oggi abbiamo questo Coronavirus che è un infame, che muta…“.
Già, è un infame. E noi? Noi cosa siamo o, meglio, cosa vogliamo essere? Domandiamocelo tutti, mano alla coscienza. Che, alla fine dei conti, la questione si riduce proprio qui. Pensare a ciò che imputiamo a noi stessi e non, forse, elugubrarci riguardo ad improbabili complotti disfattisti. Troppo comodo. Troppo facile. Soprattutto, irrisolutivo.
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