La palestra dell’attore
Sapete quanti giorni l’anno lavora un attore? E conoscete il tempo che ci vuole per girare un film? O come si fa per partecipare ad un provino?
Eh già, perché il mestiere dell’istrione è complicato. Bello, sì, ma complesso. Richiede una supervisione. Prende, insomma, in considerazione tanti di quegli aspetti che, quando e se si considera l’ipotesi di intraprendere una carriera del genere, tocca tener presenti. Inderogabilmente.
Dunque, specie se si è alle prime armi, meglio non avvicinarsi ad interpretazioni troppo distanti da quella che è la nostra indole. Meglio selezionarli, per sesso, per età… vicini al nostro modo di essere, per quanto possibile. Del resto, il lavoro tecnico consisterà proprio nel tessere una sorta di legame tra noi e il personaggio di cui tenteremo di rubare l’anima.
E, se è vero, come gira voce sul set, che ‘Il regista ha sempre ragione‘, è altrettanto reale che noi rappresentiamo lo strumento, perfettamente accordato, attraverso cui egli parla, esprimendo le proprie idee. Siamo il mezzo, non il fine, al servizio dello spettacolo. Dunque, conviene immediatamente domandarsi cosa stia cercando lo spettatore, cosa si aspetti e lavorare in quel senso. Come? Per similitudine, ad esempio, catturando – attraverso ricerca ed osservazione – quel che fanno gli altri o quel che hanno fatto prima di noi.
C’è persino una liturgia da seguire, nel momento in cui si presenta un determinato monologo: “Interpreto il personaggio Tal dei tali, tratto dal romanzo… interpretato da… per la regia di…“. Proprio come quando ci si reca al primo appuntamento, ogni tassello deve risultare al suo posto. A cominciare dal tono, in linea con il resto, né eccessivo, né, tanto meno, dimesso.
A questo punto, viene da chiedersi: “Come si arriva a studiare un personaggio?“. Il casting è assai simile ad un colloquio di lavoro. Quindi, nel momento in cui ci presentiamo, l’obbligo è risultate credibili.
E, la risposta, senza scervellarsi troppo, ci arriva in DIECI REGOLE. Semplici, dirette, funzionali.
LE DIECI REGOLE
- Quando si recita, bisogna essere veri, per finta
- Sei un Re? Fai il Re
- Domandati: chi interpreterebbe bene questo personaggio?
- Recitare è come andare a cavallo. E’ una questione di equilibri
- Il 70% dell’espressione è fisica
- Mai giudicare il personaggio con cui ci si confronta
- Chi non ha mai vissuto un sipario da dietro, non può parlare
- Esercitare l’arte del curioso
- Io ho studiato l’Italiano alla perfezione, per ‘poté parlà romano come me pare’ . Gigi Proietti
- Io non sono un attore. Io faccio l’attore. Sono…
Tutto chiaro? Dopo di che, dovremo ricostruire la Carta d’Identità di colui o colei di cui ci apprestiamo ad assumere sembianze e quant’altro.
Nome, cognome, data e luogo di nascita, segni particolari, lavoro. Tutto servirà a codificare quel che stiamo per compiere. Quali sono le particolarità del personaggio. Come lo/a vediamo cambiare, dalla prima all’ultima scena. Gli altri protagonisti con cui ha a che fare… soprattutto, la MOTIVAZIONE INTERIORE che lo/la spinge ad agire.
Quanto sappiamo di Lei o di Lui prima che si appalesi? E ancora, quale e quanta parte di noi donare ‘alla causa’? A nostro sostegno, arriva, in tal senso, quello che in gergo prende il nome di CORDONE OMBELICALE, vale a dire le affinità che ci legano al ruolo. Quanto, pur non scritto nel copione, ci appare plausibile, nell’esistenza di quest’ultimo.
Il piatto preferito – per dirne una – secondo la nostra intuizione. La musica che ascolta. Da quanto tempo non fa l’amore, tanto per cominciare. E poi tutto il resto. Domande, che presuppongono risposte sincere o, meglio sarebbe a dire verosimili.
Potremmo definirlo, in sostanza, un vero e proprio Viaggio. Il primo passo verso un’apparecchiatura, che comprende innumerevoli dettagli: luci, inquadratura, outfit, location e così via, per un gioco che tale rimane, ma che, per un risultato vincente, va condotto con estrema serietà.
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