E se Roma si trovasse… in Spagna?
Alzarsi… di prima mattina e partire. Salire sul primo volo disponibile che ci riconduca… a casa. Non fraintendete. La meta c’è, ma è tanto tanto simile a qualcosa che conosciamo bene. Che sentiamo appartenerci. Indossa, solo, un abito diverso. Un nome diverso, che ce la fa percepire estranea, ma tale non è. Né può essere, se davvero ci mettiamo in ascolto.
Così, rivolgiamo la nostra attenzione, per questa inaspettata fuga di fine anno, in direzione di Mérida. L’incantevole località dell’Estremadura, ancora oggi sede di meravigliosi reperti d’epoca Romana e monumenti, perfettamente conservati. E’ lei la cosiddetta Roma spagnola e la protagonista del nostro viaggio.
Una città, affascinante e dalla doppia anima: iberica per stile di vita, Romana nelle pretese di vestigia che ritraggono una bellezza tutta antica. Fondata nel 25 a.C., ben presto si rese un importante Centro, militare e culturale.
Augusta Emerita, secondo il nome originale, fu la capitale della provincia della Lusitania. Sotto le insegne Romane, il periodo di grande splendore che la caratterizzò la consacrò come una tra le più prestigiose sedi dell’Impero. Anni floridi, in attesa della decadenza. Le devastazioni subite dagli Alani nel 409, dai Suebi, nel 439, ne fecero il fantasma di ciò che era stata. Oggi il complesso archeologico di Mérida è a tal punto noto, da essere entrato a far parte dell’elenco dei tesori, firmati Unesco.
Se ci si incammina alla ricerca dei siti cardine, ci si imbatte, in ordine di importanza, nel suo Teatro Romano, capolavoro dell’antichità, tuttora adoperato per assolvere alla sua funzione originaria. Edificato intono al 15 a.C., poteva ospitare fino a 6000 spettatori. Dunque, la serie di colonne in marmo, le architravi, le sculture e la base dello scenario, rimasti intatti, fanno da accompagno alle più recenti scoperte. Rinvenimenti, sapientemente riposizionati nella loro sede iniziale, grazie a un imponente lavoro di restauro.
Non lontano, svetta l’Anfiteatro, costruito nel 8 a.C. E’ qui che si svolgevano gli spettacoli più cruenti, come i combattimenti tra i gladiatori.
Proseguendo, tra i simboli più gettonati di Mérida, il Ponte Romano che collega le due sponde del fiume Guadiana. È considerato tra i luoghi rimasti meglio conservati fino ad ora e, certamente, tra i più imponenti, anche in antichità. Basti considerarne le misure: 792 metri di lunghezza, per un complesso di 60 archi in granito. Dal 25 a.C. al successivo restaurato, nel Seicento, ne ha fatta di strada. In tempi più vicini è stato aggiunto un moderno ponte che gli fa da specchio, opera dell’architetto spagnolo Santiago Calatrava.
E che dire del maestoso Acquedotto Miracoloso? Sorto, con l’intento di fornire acqua agli abitanti del posto, si comprende dell’utilizzo di svariati materiali: mattoni, conci, muratura e roccia naturale. Presenta, inoltre, tre ordini di archi e persino, una volta, torri di distribuzione, una piscina limaria e un serbatoio terrazzato per la decantazione dell’acqua. Nella zona della valle di Albarregas raggiunge un’altezza di ben 25 metri, capace di regalare anche un interessante effetto cromatico, reso possibile dai mezzi di costruzione.
Il raffinato Tempio di Diana fu edificato in epoca augustea, con elementi architettonici in granito locale stuccato ed è tra i pochi edifici di carattere religioso, ancora ben conservato. Nonostante il nome, erroneamente attribuito, la struttura era dedicata al culto imperiale, cioè ad Augusto. Elevato su alto podio, è dotato di forma rettangolare e circondato da colonne di ordine Corinzio, con i fusti montati a sezioni sovrapposte, che sostengono un timpano sormontato da un arco.
Ma visitare Mérida vuol dire imbattersi, in ogni angolo, in qualcosa di speciale e inaspettato. Testimonianze, tutte, di emozioni legate al passato.
Così, nell’ordine, la Casa del Mitreo, dimora del I o II secolo, con preziosi mosaici e un affresco ben conservato. I Colombari, celebre sito funerario o il Circo Massimo, l’ippodromo della città, in grado di ospitare fino a 30.000 presenze.
Nella città dell’Estremadura si trova anche il Museo Nazionale di Arte Romana con una collezione che comprende, oltre agli immancabili mosaici, il tracciato di un’antica strada e persino la decorazione del portico del foro. E vale, pure, la pena, tra le numerose segnalazioni, fare un salto alla Cripta di Santa Eulalia, una basilica paleocristiana dedicata alla Santa patrona della città, martire nel IV secolo.
Ma in questi luoghi impregnati di storia non è certo da meno la fusione con il moderno tracciato urbano.
Come accade lungo la via Trajano, ad esempio, in cui è possibile attraversare l’omonimo e fascinoso Arco e che, dava accesso, anni or sono, allo spazio sacro che circondava un gigantesco tempio.
Insomma, qui la commistione di reminiscenze prelevate dal passato e avanguardie è più forte che mai. E’ sempre qui che si tiene, vero, il Festival Internazionale del Teatro Classico. Ma, accanto a Musei e monumenti, c’è spazio per le tapas, per la movida… per un’atmosfera fresca e vivace, che nulla aosta ai fasti di un periodo lontano.
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PERCHE’ VIAGGIARE SI PUO’, ANCHE SOLO CON LA MENTE: Libri? Sotto l’albero vorrei trovare proprio questo…