Quella Milano inclusiva, da ‘sorseggiare’ su passerella

Quella Milano inclusiva, da ‘sorseggiare’ su passerella

Ritorno alla normalità. Di più, secondo le regole del ‘vivere moderno’, apertura definitiva all’inclusività. Eccolo, il messaggio inviato dalle passerelle della Milano Fashion Week alla schiera infinita dei suoi adepti.

Certo, non tutti i Brand hanno accolto la diversità nello stesso modo, tuttavia, stando ai fatti, è impossibile non tener conto di un evidente cambiamento. D’altronde, la moda è politica, ci ricordano i Couturier. Dunque, generi diversi, forme diverse, età diverse, si fondono tra loro, nel rincorrersi dei look e del makeup. Addirittura, a rappresentarne l’essenza, c’è una pornostar. Valentina Nappi non vuole essere una provocazione, ma il vessillo di una volontà. Quella, cioè, di parlare di una sessualità libera. Bando alle discriminazioni, via ai pregiudizi. Nella moda, il Totale permette di spaziare ovunque, scevri da vincoli.

Lauren Wasser

Ed è sulla medesima falsariga che abbiamo visto sfilare, per Annakiki, Lauren Wasser, modella americana, alle quale sono state amputate entrambe le gambe, a causa della sindrome da shock tossico provocata da un tampone. La disabilità non è tra gli argomenti più amati? Ebbene, il messaggio invece è: “facciamoci carico anche di quel che risulta scomodo“. Esattamente come, già lo scorso settembre, alla New York Fashion Week, aveva anticipato Moschino, lasciandosi ispirare da Aaron Rose Philip. Solo spiragli, certo, ma rappresentano comunque i primi passi verso un’inclusione reale.

Così, Blumarine sceglie di riscattarsi, facendosi promotrice di ‘curve altre’ e non rendendosi dimentica neppure del passato, grazie alla presenza di Eva Herzigova, indimenticabile Top degli anni ’90. Non da meno, si è dimostrato Andreadamo, portavoce di una sensualità variegata. Ha voluto, il ‘nostro’, mostrare tutti i corpi, senza sottrarsi, senza mimetizzarli. E poi Prada, che ha scelto di puntare sulle ultraquarantenni: Erin O’Connor, Emily Sandberg e Hannelore Knuts si sono erte a bandiere contro l’ageismo.

Quella dell’età resta un’altra nota dolente, interprete di un universo in cui le carriere sono fulminanti. Iniziano e finiscono in un giro di boa. Eppure, anche da questo punto di vista qualcosa sta cambiando. Il vento di novità è perfettamente riassunto da Act N°1 che, attraverso la sua speciale poetica, fa indossare abiti a donne incinta, oppure con in braccio neonati; persone giovani e mature. Eterogeneità, che si traduce anche nella selezione dei tagli, dei tessuti e delle trasparenze.

Act N°1

Ancora, il discorso su genere e sessualità viene ripreso da due giovani stilisti: Luca Lin e Galib Gassanoff. La novella, in questo caso, è affidata alla showgirl Elenoire Ferruzzi e l’attivista Francesco Cicconetti, bellissimi e liberi nella propria identità.

Intendimento di qualcosa che non pretende ma, anzi, si dona. Caparbio accento sull’accettazione, sul desiderio di cancellare i confini imposti dai benpensanti. Naufragio delle verità presupposte, per edificarne di nuove, tangibili, efficaci, avanguardiste.

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