Un pianeta che non finisce mai di stupirci…

Un pianeta che non finisce mai di stupirci…

Mai riflettuto sulla longevità degli alberi? Tant’è, è questo l’invito della scienza moderna, pronta a farci vedere il mondo, sotto inedite prospettive.

Al cospetto di un’esistenza millenaria, del resto, anche organismi viventi di rara conservazione – vedi, ad esempio, le tartarughe, capaci di vivere anche oltre i 180 anni – possono ritenersi ‘principianti’.

Ebbene, le ricerche più accreditate asseriscono che le piante in questione non muoiono a causa della senescenza. Diversamente, anzi, in grado di resistere ad agenti esterni e disturbi ambientali, riescono ad accreditarsi una vita ‘lunga lunga’…

Non solo. Sono dotati, i ‘nostri’, della capacità di aumentare i rispettivi tassi di crescita, qualora le condizioni lo consentano. La plasticità e la modularità rappresentano, pertanto, un vantaggio evolutivo, non da poco.

Quali sono, allora, gli esemplari più vecchi?

Fino al 2013, era Matusalemme (Methuselah) – il nome non è casuale – ad arrogarsi il podio. Un Pinus longaeva di 4.845 anni, situato sulle White Mountains della California. Tuttavia, nello stesso anno, i ricercatori del Rocky Mountain Tree-Ring Research Group decisero che si poteva scommettere su di un altro individuo, della medesima specie, ancor più vetusto. Si annoveravano, al suo cospetto, ben 5.062 anni. Poi, il colpo di scena: a questo secondo individuo, ancora senza nome, fu revocato, nel 2017, il primato, dopo che il laboratorio perse il relativo campione originale, in legno.

Disputa che – in ogni caso – appare oramai superata. Pare, in effetti, che un gruppo di scienziati cileni abbia denunciato il rinvenimento di un cipresso della Patagonia (Alerce Milenario) che potrebbe accaparrarsi la fatidica vetta, nell’elenco dei più antichi al mondo, con un’età stimata intorno ai 5.484 anni. Qualora la notizia venisse confermata, potrebbe superare, per anzianità, addirittura la creazione di Stonehenge, le piramidi di Giza e il primo sistema di scrittura, inventato dai Sumeri. Insomma, sembra che ne abbia viste davvero tante!

L’esemplare – un gigante, di oltre 4 metri di diametro – che appartiene alla specie Fitzroya cupressoides (una conifera, ad un passo dall’estinzione), cresce riparato in un burrone, fresco e umido. Certo, gran parte del tronco è morto; una sezione della chioma è caduta ed è interamente ricoperto di muschi e licheni. Sulle sue ramificazioni, per di più, hanno preso a crescere persino altri alberi, mettendo radici nelle sue fessure.

D’altronde, poiché un conteggio completo dei suoi anelli non è stato ancora effettuato, la ricerca non ha trovato credito sulle riviste di settore, per cui i dati a disposizione non sono tuttora validati dalla comunità scientifica.

Oltretutto, oltre a quanto detto finora, esistono – va specificato – diverse colonie clonali, assai più antiche.

Pando – ad esempio – rappresenta un ‘sistema’ composto da oltre 40.000 elementi di Pioppo Tremulo Americano (Populus tremuloides), posto in una foresta Nazionale nello Utah centro-meridionale, che si stima risalire a 80.000 anni fa. Spicca, tra gli altri, Old Tjikko, un abete rosso norvegese (Picea excelsa) di 9.550 anni, in quel delle montagne Fulufjället, in Svezia. Probabilmente, l’unico tronco vivente rimasto da queste parti.

Va, inoltre, aggiunto, che gli alberi monumentali non sono solo importanti testimoni storici: dallo spessore delle cerchie annuali si possono ricavare importanti informazioni sul clima e su sconvolgimenti naturali, avvenuti nel passato. Essi costituiscono anche un habitat vario, brulicante di insetti, uccelli, mammiferi… e forniscono cibo e riparo essenziali, per migliaia di specie di invertebrati.

Purtroppo, uno dopo l’altro, stanno morendo e non ce ne sono abbastanza, a sostituirli. Nel contesto della crisi globale della biodiversità, la salute dell’ecosistema forestale potrebbe essere compromessa. Perciò, dovremmo prendere maggiormente a cuore la cura dell’ambiente. Per dar modo alle suddette fabbriche, così fragili e complesse, di fare il loro ‘giusto’ tempo. Per il bene di tutti; anche e soprattutto, il nostro.

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