Tra antichi rituali e recenti tendenze, anche a fine anno… il Bouquet della Sposa
Parlarne adesso, forse, può sembrare fuori tempo ma, a dire il vero e ad onor di smentita, chi è più addentro nel mestiere sa bene che non è così. Tra i protagonisti di primo piano del matrimonio rimane, indisturbato e praticamente intoccabile, accanto all’immarcescibile abito bianco, proprio Lui, il bouquet e – fateci caso – ci si sposa – ci si continua a sposare, nonostante tutto – a prescindere dalla stagione e senza neppure più un giorno di riferimento. Poco importa, insomma, se la cerimonia venga celebrata il lunedì, piuttosto che il venerdì o il mercoledì. Il punto è che, all’altare, ci si va eccome e, allora, non si è disposti a rinunciare, almeno a quelli che sono considerati i capisaldi di una scelta tanto importante.
E l’accessorio di cui sopra è, oltretutto, rivestito di significati. Per di più, in abbinata con acconciatura e trucco, interpretando il gusto e lo stile della ricorrenza… e della Sposa, deve rispondere a regole precise.
Una lunga storia
In quanto alle origini, poi se, in epoca pre-cristiana, era composto da erbe aromatiche e spezie profumate, da indossare al collo e tra i capelli, segno del nuovo legame che si andava a creare e, addirittura, parte veniva mangiato, in vista della prima notte di nozze, dato il suo potere afrodisiaco; nel Medioevo, serviva, pure, a mascherare i cattivi odori. In più, le decorazioni venivano arricchite di oggetti: uno spillone per capelli, una rocca per filare, un ditale e una margherita d’argento, ognuno parte di un codice ben preciso. Nel XV secolo, le invasioni arabe in Italia, fecero strada all’usanza di adornare il capo con fiori d’arancio, a rappresentare prosperità e purezza. Poi, la corona si trasformò in un mazzolino, da stringere tra le mani. Fino a giungere al XVIII secolo, in cui l’importanza del bouquet si rese paragonabile a quella del vestito. Cambiava, a seconda delle circostanze, per le dimensioni, così come per le costruzioni geometriche. Soprattutto, per l’immensa varietà dei fiori. All’inizio solo bianchi e legati da un nastro a doppio nodo, per scongiurare eventuali tradimenti; più in là, con corolle colorate, scelte seguendone il linguaggio.
D’abitudine, funziona così
Oggi il bouquet della Sposa viene selezionato, in particolar modo, partendo da criteri cromatici ed estetici. Esistono, tuttavia, tradizioni che non possono essere accantonate. Sebbene, dunque, venga scelto dalla Lei interessata, è il futuro sposo a doverlo acquistare, per poi farlo recapitare presso l’abitazione della bride to be, la mattina fatidica. L’ultimo regalo da fidanzato, prima dell’inizio della nuova vita insieme.
Altra routine, che proprio non ne vuole sapere di arrendersi è quella, a fine Festa, del ‘lancio’. Stando, infatti, ad un’antica credenza, perché risultasse di buon auspicio, il mazzo di fiori doveva, obbligatoriamente, passare per tre mani: quelle dello sposo, quelle della sposa e quelle di una nubile. Ecco, quindi, svelato il mistero del coinvolgimento, nella liturgia in questione, di ragazze non ancora sposate. Chi riuscirà ad afferrarlo – leggenda vuole – sarà la prossima a trovare marito, o a ricevere la tanto desiderata proposta.
Ai giorni nostri…
Tra i fiori più gettonati, sono in elenco le peonie, le calle e i tulipani. Seguiti dalle rose, dalle orchidee e dai fiori di campo. Di gran moda, pure, i fiori stabilizzati. Si tratta di elementi veri, sottoposti – però – a un trattamento speciale di conservazione, capace di mantenerli belli per anni. In fatto di trend, gli occhi sono puntati su dimensioni ridotte, minimal, spesso monocromatici, in versione total white. E, se i colori sono meno richiesti, è pur vero che, dovendo puntare sulle diverse sfumature, le tinte pastello, delicate e romantiche, restano le predilette.
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