Stranezze d’Oriente…
Succede in Thailandia e, forse, per questo, la notizia fa più specie. Ma poi chi l’ha detto che non potrebbe accadere anche qui… anzi.
Fatto sta, siamo soliti immaginare i luoghi in questione, alla guisa di territori sacri, immuni dal male, o da ciò che, di solito, consideriamo tale. Oasi di pace, lontane dal peccato, in cui la meditazione è, di per sé, afflato di sopravvivenza; in cui si vive ‘sospesi’, avvolti in un’aura incontaminata.
Ebbene, duole riconoscerlo ma la ricerca del piacere, ahinoi, non verte – evidentemente – ‘solo’ nella preghiera… Cronaca vuole, dunque, che un tempio buddista sia stato chiuso, dopo aver riscontrato che tutti i monaci residenti risultavano positivi al test antidroga. Nel distretto di Bung Sam Phan, nella provincia di Phetchabun, insomma, nessuno – seppur nella più inviolabile delle dimore – si salvava dall’uso di Metanfetamina.
Un’azione mirata, quella effettuata dalla polizia, in collaborazione con le autorità sanitarie, che ha condotto all’arresto di 4 persone: tre monaci, per l’appunto e l’abate. Condotti, pertanto e in conseguenza, presso una clinica specializzata.
“Il tempio è ora vuoto e gli abitanti dei villaggi vicini sono preoccupati di non poter fare alcuna cerimonia“, spiegano i funzionari locali. Assicurano, intanto, che sarà inviato altro personale, in sostituzione del precedente, al fine di assolvere agli obblighi religiosi.
Una vicenda, questa, che non si riduce a se stessa e perciò fa ancor più scalpore. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la Droga e il Crimine, il Paese in questione rappresenta un importante snodo di transito per la sostanze stupefacenti. Le pillole, introdotte dallo Stato birmano di Shan, attraverso il Laos, vengono vendute nelle strade, a meno di 20 baht (circa 50 centesimi), senza che nessuno ci faccia più nemmeno caso.
E se, nell’antico Siam, a far discutere sono le faccende religiose, non troppo più in là, in India, sulla bocca di tutti – e non potrebbe essere altrimenti – sono i padroni della giungla. Ci riferiamo, cioè, agli elefanti. 24 esemplari, in particolare, trovati, lo scorso 9 novembre, stesi a terra, in quel di Odisha.
Gli abitanti del villaggio hanno subito pensato al peggio. In realtà, i mammiferi erano semplicemente – e contro ogni plausibile previsione – a terra, ubriachi. Immersi in un sonno profondo, dopo aver trangugiato il mahua, una bevanda tipica locale. Tradizionale liquore, a base di erbe fermentate nell’acqua calda.
I grandi vasi nei paraggi si presentavano, difatti, rotti e completamente svuotati. In sintesi, la scena a cui hanno assistito i locali, altro non era che la rappresentazione di un post sbornia. Terminato il party e secondo i migliori copioni, gli animali sarebbero – quindi – crollati, esausti.
Fatto sta, non c’è stato modo di svegliarli, tanto da dover richiedere l’intervento dei funzionari addetti alla fauna selvatica che, per raggiungere l’obiettivo, sono ricorsi all’utilizzo dei tamburi. E chissà se i nostri, mentre si disperdevano nella foresta, risentivano dei postumi della serata, portandosi dietro, oltre ai ricordi ancora sfocati, anche un inconfondibile mal di testa…
LEGGI ANCHE: Se potessi prendere quel treno, fuggirei in Oriente
LEGGI ANCHE: Bonsai: una folata d’Oriente respirata da vicino