Sushi: qui da noi è… a regola d’arte
È un grande orgoglio per l’Italia, vantare della certificazione, in tutto il mondo, dello standard qualitativo dei nostri prodotti. Una sicurezza unanimemente riconosciuta e in auge, sempre, più, anche fuori.
È il caso – ad esempio – del Sushi: “Il Sushi originale deve seguire criteri molto rigidi. Il processo produttivo prevede una riconciliazione e una rivalutazione dell’esigenza originale per cui nasce il Sushi. Circa duemila anni fa, infatti, nasceva in Giappone per il mantenimento del pesce fresco. Per questo, infatti, lo stesso pesce veniva raccolto nel riso fermentato. Da qui si capisce che la scelta delle materie prime e la lavorazione devono seguire quasi un rituale, che rispetti le antiche tradizioni“.
Si attendono, dunque, maggiori garanzie per i consumatori, ma anche i ristoratori ne trarranno beneficio: “La norma Uni Cei En Iso/IEec 17024:2012 obbliga di attestare se una determinata persona, valutata da una terza parte indipendente secondo regole prestabilite, possegga i requisiti necessari e sufficienti, per operare con competenza e professionalità in un determinato settore di attività. Uno dei principali vantaggi per le organizzazioni (ristoranti, negozi e così via), è quello di garantire le competenze vantate da parte del professionista. La certificazione delle competenze permette di creare un sistema unico che facilita il riconoscimento tra professionisti di nazionalità diverse. Sul Sushi, tocca a noi definire le regole e i requisiti dei professionisti del settore e certificare i processi. Il tutto sarà pronto entro l’anno e permetterà di riconoscere il Sushi vero, il Sushi doc“.
Un processo, quello della certificazione, abbracciato anche da diverse piattaforme (tra queste, Tatatu e Chilli), con il compito di diffondere in tutto il mondo un documentario, proprio sull’argomento: “Nella serie, distribuita in 36 episodi e della durata di 50 min cadauno, abbiamo deciso di puntare ad un contenuto che possa portare alla luce la storia del Sushi e non solo. Puntiamo, infatti, anche a riscoprire la tradizione Giapponese e la sua contaminazione con la nostra“. D’altronde, “capire come nasce e come si produce non è elemento secondario“.
“ll consumatore non può fare il detective – continua – ma, con il lavoro combinato che stiamo realizzando, avrà comunque gli strumenti per riconoscere quello doc. Non solo: certificare i processi e definire le regole e i requisiti dei professionisti del settore significa anche mettere fuorigioco chi, quelle regole, non le segue“.
Un lavoro dai… “molteplici benefici. Per il consumatore, certo, ma non solo. Sulla base della patente che rilasceremo si verrà a contatto con gli chef stellati di tutto il mondo e si avvierà una catena virtuosa rilevante. I controlli verranno moltiplicati in tutti i Paesi e produrranno, di fatto, occupazione. Soprattutto, avremo – come Italiani – una grande soddisfazione: aver dato il bollino di qualità ad un prodotto internazionale. Quando si dirà che quel Sushi è fatto ad opera d’arte, la bontà di quello che si sta mangiando sarà anche frutto del nostro lavoro. E di questo ne andiamo fieri“.
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