Tenetevi pronti: da oggi, si può persino resuscitare…

Tenetevi pronti: da oggi, si può persino resuscitare…

Cosa succede in punto di morte? Un po’, la risposta, ci incuriosisce; per altri versi, come naturale che sia, ci spaventa. Sicuramente rimane un mistero ma, di recente, a risolvere parte degli interrogativi è la realtà virtuale, in grado, se non altro, di aiutare a scacciare le paure che si coltivano, rispetto all’aldilà.

Così è, almeno, secondo l’artista Shaun Gladwell, che ha escogitato e sviluppato un’esperienza immersiva di predipartita. I partecipanti, in pratica, vengono guidati ad allontanarsi dalla vita, in un percorso che, dall’arresto cardiaco, si spinge sino alla morte cerebrale. Un assaggio – in sintesi – di ciò che potrebbe accadere, negli ultimi istanti.

La simulazione riguarda anche una sezione estranea al corpo, che consente agli utenti, in stato fluttuante, di osservare dall’alto in basso il rispettivo cadavere. C’è, così, chi, in riassunto al vissuto, ha raccontato di essersi sdraiato su un letto che vibrava e di aver visto “i medici, non riuscire a rianimarmi“. Chi l’ha descritto come un momento ansiogeno e chi ha sostenuto, a favore, che si può “smettere in qualsiasi momento“.

In molti sono ‘morti per finta’, per poi tornare e condividere ogni sensazione e per parecchi il resoconto è comune. Include la percezione della luce alla fine di un tunnel; la sensazione dell’udire le voci dei propri cari e, per qualcuno, persino le urla dei dannati. Tuttavia, una volta che il cuore smette di battere, è impossibile conoscere quel che segue.

Ed è proprio a partire da tale presupposto che Gladwell spera di sostenere le persone, nel venire a patti con l’inevitabile fine. Tant’è che il suo Passing Electrical Storms è stato mostrato all’evento Melbourne Now, in Australia e viene classificato come una prova “XR partecipativa, con un fatto profondamente toccante“. Si viene, nel dettaglio, stesi su un letto d’ospedale, con indosso le cuffie XR e si subisce un arresto cardiaco, a cui fa seguito una sorta di resurrezione.

Un trascendente, a quanto pare, più “meditativo che inquietante” che, prima ancora che spaventare, incuriosisce.

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