Implosi
Non poteva finire peggio o, forse, dati i presupposti, non poteva che terminare… proprio così. Questa è una brutta pagina di storia. Un resoconto infausto di fragilità ed ambizione. Di ingenuità, accompagnata dall’idea – malsana e inveritiera – che si possa fare e avere… tutto.
E, invece, no. Un sistema di rilevamento acustico top secret militare Usa, progettato per individuare i sottomarini nemici, ha rilevato, per primo, l’implosione del Titan. Erano trascorse appena poche ore, da quando il sommergibile aveva intrapreso la sua missione. La Marina Statunitense – lo rivela il Wall Street Journal – si è attivata immediatamente, non appena lo scafo ha perso le comunicazioni. E, poco dopo la scomparsa, il sistema ha rilevato un suono, nei pressi del luogo in cui, più di recente, si sono ritrovati i detriti.
Il robot, schierato per setacciare i fondali, ha rinvenuto – infatti – il telaio di atterraggio del batiscafo e la sua parte posteriore, assieme ad altri tre pezzi, proprio vicino alla prua del Titanic. Il veicolo è imploso istantaneamente, per una “catastrofica perdita di pressione“. Questo, quanto spiegato, in serata, dalle autorità, a conferma dei timori degli esperti, che avevano ipotizzato un cedimento strutturale, dovuto alla pressione o a un malfunzionamento.
Il relitto del batiscafo, insomma, vicino all’altro relitto, quello del Tinanic, a 3.800 metri sotto il livello del mare, figlio dello stesso destino.
Si conclude così, con un epilogo tragico e beffardo, un’operazione multinazionale di ricerca e salvataggio di quattro giorni. Battaglia persa, purtroppo. Si presume che i cinque passeggeri siano morti.
Da giorni, poi, al riguardo della vicenda, si rincorreva James Cameron, per carpirne un parere. Lui, che ha girato il film che, meglio di ogni altro, ha saputo esporre i fatti di quei giorni lontani del 1912.
“Mi colpisce la somiglianza con il disastro del Titanic, dove il capitano fu ripetutamente avvertito della presenza di ghiaccio davanti alla sua nave, eppure si lanciò a tutta velocità in una distesa di ghiaccio, in una notte senza luna, causando la morte di molte persone“. Il regista canadese, tra l’altro, è grande appassionato di spedizioni subacquee. Ha dedicato documentari al relitto della Bismark e a quello del Titanic e ad una catena montuosa sottomarina, la Dorsale Medio-Atlantica.
“Che una tragedia simile, in cui gli avvertimenti sono rimasti inascoltati, si sia verificata nello stesso identico luogo, con tutte le immersioni in corso in tutto il mondo, credo sia semplicemente stupefacente“, ha aggiunto.
Cameron che, nel 2012, è stato il primo ad immergersi in solitaria nella parte più profonda dell’oceano – con un mezzo progettato e costruito in prima persona – ha dichiarato che il rischio di implosione di un sottomarino sotto pressione è sempre stato “al primo posto“, nella mente degli ingegneri progettisti. “È l’incubo con cui tutti abbiamo convissuto… Molte persone, nella comunità, erano molto preoccupate per questo sottomarino. Alcuni… hanno persino scritto delle lettere alla compagnia, dicendo che quello che stavano facendo era troppo sperimentale per trasportare passeggeri e che doveva essere certificato“.
Il cineasta hollywoodiano ha aggiunto di aver conosciuto personalmente uno dei membri del folle viaggio, l’esploratore oceanico francese Paul-Henri “PH” Nargeolet. “Conoscevo PH da 25 anni. Che sia morto tragicamente, in questo modo, è quasi impossibile, per me, da elaborare“.
Dire che Lui, quel maledetto relitto lo ha visitato molte volte, durante le riprese e dopo aver girato la sua pellicola, che gli è valsa ben 11 Oscar. “Conosco molto bene il luogo del naufragio… Ho calcolato che ho trascorso più tempo sulla nave di quanto ne abbia trascorso il capitano, all’epoca“.
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