Che storia, il cappello di paglia!

Che storia, il cappello di paglia!

Prima di posarsi sulle teste più glamour del pianeta, il cappello di paglia nacque come accessorio rurale, adoperato dai contadini, per proteggersi dal sole durante il lavoro.

Solo più in là, nel ‘700, il copricapo leggero, intrecciato a mano, intraprenderà la sua relazione con la moda.

La produzione, stabile in Toscana, in breve, partirà alla conquista del mondo. Dalle diverse fogge e dimensioni, presente sul capo dei nobili europei, finirà per diffondersi, così, Oltreoceano, giungendo fino ai nostri giorni, arricchito di storia e stile. Basti pensare che nel 2012, l’iconico modello Panama è diventato il primo e unico accessorio moda Patrimonio Immateriale dell’Unesco.

Madeleine Carroll nel film “It’s all yours”,1937

E se, attualmente, non lo si ritiene più un accessorio indispensabile nel guardaroba, è pur vero che ha contribuito e non poco alla costruzione della carriera di nomi celebri della moda, da Coco Chanel e Jeanne Lanvin.

Dunque, nato come riparo dalla polvere, dal sole e dagli sguardi maschili è assurto ben presto a status symbol. Arricchito, secondo i tempi e i gusti del momento, da applicazioni e decorazioni di vario genere. Nastri, fiocchi e fiori, a cui si aggiunsero piume e uccellini andavano, ad esempio, per la maggiore, sul finire dell’800. Con l’ampliarsi, poi, delle misure della falda, all’inizio del Novecento, aumentò anche la superficie da decorare.

Ampio cappello di paglia con rose e nastro marrone,
Ladies Home Journal, 1911

Le tendenze di inizio XX secolo volevano che le signore sfoggiassero creazioni iperboliche, malgrado il gran caldo, accanto ad altre decisamente più semplici, come la paglietta. Quest’ultima, modello rigido con fondo piatto, decorato con un nastro nelle versioni femminili, veniva utilizzato, indifferentemente, dai canottieri ma anche dagli avvocati di Napoli, nella versione in nero. Da qui, il nome tanto rinomato.

Donna con paglietta, foto di Edward Linley Sambourne, 21 luglio 1905

Il cambio, radicale e veloce della moda ha portato, a seguire, ad una progressiva semplificazione delle linee, che culminerà con lo scoppio e poi la fine della Prima Guerra Mondiale. Anche gli accessori, pertanto, si adegueranno al nuovo stile e i copricapi si faranno più piccoli ed essenziali.

Se la paglietta rimase, quindi, un must per chi praticava sport, grande successo lo riscossero anche i cappelli dalle falde spioventi, come pure le versioni estive delle cloche, aderenti al capo. Si pensava, infatti, che l’ombra sugli occhi donasse al viso un alone di intrigante mistero.

Tre donne con ampi cappelli di paglia, anni ’20

Non da meno, lo si indossava al mare e in vacanza: ampio e accompagnato, spesso, da un colorato foulard, oppure più piccolo e poggiato quasi con nonchalance sulla testa.

Messo un po’ da parte nel corso degli anni ’60, adesso torna in auge, ancora una volta, fido alleato per completare un lungo abito colorato, ampi e freschi pantaloni o il pareo, con il costume da bagno.

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