11 pezzi facili… da Bon Ton

11 pezzi facili… da Bon Ton

Galateo, riveduto e corretto. Vale a dire che, le cosiddette buone maniere al ristorante in parte restano valide; in parte si sono perse o aggiornate, in relazione, pure, al mutare dei costumi e dei comportamenti, anche fuori dalla tavola. C’è chi, poi, di queste norme, ne ha fatto un mantra o un segno distintivo; chi vive l’approccio con il cibo come un momento di libertà e condivisione, scevro da regole e all’insegna, unicamente, del piacere. E chi vuole saperne di più, magari per curiosità, o per desiderio di trasgressione.

Così, sdraiati sotto l’ombrellone o in un pausa dalle passeggiate in montagna, proviamo a vedere quanto ne sappiamo sull’argomento e a quale categoria apparteniamo. Se siamo Regnanti del desinare o solo Principi. Se non possediamo, in materia, alcun titolo nobiliare e così via, senza incasellarci in una vera definizione, ma soltanto dedicando un po’ del nostro tempo a giocare…

  • Chi invita al ristorante aspetta fuori dal locale ed entra per primo, se la porta è chiusa. Al contrario, se è aperta, inviterà gli ospiti a varcare la soglia. In coppia, l’uomo entra per primo ed esce, dopo la donna. E qui iniziano le contestazioni da parte di tante signore e signorine 3.0, le quali storcono naso, all’idea che sia l’uomo, il garante della loro sicurezza. Nulla da dire, invece, di fronte al fatto che, sia in gruppo sia in due, siano prima le ladies ad accomodarsi, facendo sì che la posizione sia privilegiata, con la vista verso la sala o l’esterno
  • Sulla tavola non si dovrebbe poggiare nulla. Niente cellulare, che durante il desinare andrebbe spento e lasciato in tasca, nello zaino o nella borsetta. Mera teoria? Certo, se non ci si trova presso un ristorante che li vieta e li fa lasciare all’entrata, evento raro, occorre unire l’uso del mobile all’ educazione. Magari evitando di lasciarlo accanto al piatto. Poi, niente portafoglio: a meno che non si intenda pagare per tutti, meglio evitare
  • Anche le borse non vanno lasciate sul tavolo. Mai. Né vanno messe per terra (gli scaramantici sostengono che farlo non porti fortuna). Bene, poggiate dietro la schiena oppure appese allo schienale. Ma stando, evidentemente, molto attenti, specie se si è seduti all’aperto
  • Dopo essersi seduti, si poggia il tovagliolo aperto sulle gambe. Va ricordato che, a fine pasto, non va accartocciato, bensì piegato, sia pur in modo sommario. E lasciato accanto al piatto; precisamente, sul lato sinistro
  • Arriva il momento di ordinare. In tal frangente, si chiede il menù, che va rigorosamente sfogliato, solo dopo aver provveduto ad aprire il tovagliolo e averlo posizionato sulle gambe. Nel consultare la lista, evitiamo i commenti negativi, del tutto gratuiti, del tipo: “Non mi piace, non lo digerisco, sono allergico, non mi fido…”. Basta, semplicemente, non scegliere ciò che non si vuole
  • Quando arriva il pane prima delle pietanze, ricordarsi che non va mai tagliato ma spezzato con le mani. Va diviso, per inciso, in piccoli pezzi e collocato, cercando di non fare briciole. Il piattino apposito si trova alla sinistra del proprio piatto, in alto, vicino ai bicchieri, da non confondersi con quello del vicino
  • Ecco i primi piatti. Ed ecco il solito dilemma: occorre sempre aspettare che tutti siano stati serviti? Ebbene, sappiate, a tal proposito, che l’attesa ferrea sembra valga, solo per gruppi che non superino i sette commensali. Se si è di più inizi chi, più fortunato, può
  • E’ giusto augurare “Buon appetito“? Niente di più sbagliato. Si inizia in silenzio e in maniera disinvolta e non ci si deve mostrare affamati, al punto di augurare agli altri la soddisfazione di un bisogno primario. Idem dicasi, per il brindisi con tanto di cin cin e tintinnio di bicchieri che si toccano. Neanche qui c’è il beneplacito della buona creanza
  • Capitolo posate. Per evitare di confondersi, basta ricordare che, nelle pause, mentre ancora si sta mangiando, vanno rivolte verso il basso e lasciate, come sulle lancette dell’orologio, alle 20.20. Terminato il pasto, le punte vanno rivolte verso l’alto, parallele, come se le lancette si fermassero sulle ore 6.30.
  • Ma come si usano, esattamente? Per riso e risotti si usa sempre la forchetta. Formaggi morbidi e uova vanno tagliati, anch’essi, con la forchetta; mentre il coltello può essere adoperato, solo per spalmare i primi su fette di pane e crostini e mai portato alla bocca. Cucchiaio, invece, per minestre o piatti brodosi. Ovvio, niente risucchio e il cibo si porta alle labbra, dalla punta. Per raccogliere la parte finale, è consentito inclinare leggermente il piatto verso il centro del tavolo e mai verso di sé.
  • In ultimo, il caffè. Occorre fare attenzione ad usare il cucchiaino, solo per girare lo zucchero versato dentro la tazzina, senza portarlo alla bocca, per assaggiare o verificare la temperatura della bevanda. Una volta utilizzato, non va lasciato sulla tavola ma riposto sul piattino

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