Tea Sommelier: è nato il maestro del tè… anche in Italia
Un appuntamento irrinunciabile, a dispetto, pure, del fatto che non siamo Inglesi. Eppure… se, per le culture Orientali, l’infuso delle foglie di Camelia Sinensis rappresenta la chiave dei rituali religiosi e sociali, elemento principe dei diversi pasti, il mercato che se ne occupa – benché lontani dal suddetto tipo di tradizione – è in crescita, anche da noi. Oltre 200 milioni di euro di introiti, raggiunti nel 2022.
All’insegna della filosofia fusion, late Millennials e Zillennials sono avvezzi a servirsene – cosa rara in precedenza – anche durante il pranzo o la cena; oppure come base per cocktail e bevande alcooliche. Ecco, allora che, sorta di inevitabile e naturale conseguenza, si inizia a delineare una nuova figura lavorativa, quella – cioè – del Tea Sommerier. Esperto nella preparazione di miscele e fine conoscitore, in grado di suggerirne gli accostamenti più adeguati con il cibo.
Assoteinfusi, associazione professionale Nazionale di settore che, dal 2004, promuove la formazione del nuovo ruolo, così qualifica la professione: “quel o quella professionista, che si incarica della scelta, della preparazione, del servizio di tè e infusi e del loro abbinamento con il cibo. E’ responsabile della gestione della dispensa in ristoranti, hotel e teerie, cura i rapporti con i rivenditori e si occupa della stesura e dell’aggiornamento periodico della Carta dei Tè“.
Volendo entrare nel merito, iniziamo con il dire che il pubblico referente si compone, per lo più, da donne, anche se qualche uomo molto giovane si avvicina, ogni tanto, incuriosito e acquista, per se stesso, o per fare un regalo diverso. Frutto, tale modo di pensare, del retaggio, che vede il momento del Tè legato alle chiacchiere da fare su un divano, o alle coccole, quando si sta poco bene di salute.
Ciò nonostante, alcuni tra i più famosi sommelier Italiani sono maschi.
Ma veniamo alla strumentistica. Una volta affinati i sensi, veri e propri attrezzi del mestiere, in fase di degustazione si utilizza una tazza dentellata con un coperchio. Le foglie, bagnate, vengono infuse nella tazza, il cui contenuto viene, a sua volta, rovesciato in una ciotolina. Le foglie, invece, restano nella tazza, bloccate dai dentini e il tè si beve nel recipiente. Tazza bianca, ben inteso, per osservare al meglio quel che c’è all’interno.
Obiettivo della cerimonia, stabilire la qualità del liquido ed analizzarne le peculiarità. Si parte dall’esame visivo delle foglie pre-infusione. Si passa, poi, all’osservazione del colore dell’acqua infusa, prima di iniziare l’esame olfattivo. Infine, l’esame gusto-olfattivo, che riguarda solo il liquido.
Dalla degustazione, si può facilmente risalire alle scelte nella coltivazione della pianta e nella sua lavorazione. A seconda di come le foglie vengono lavorate, otteniamo infatti un tè nero, bianco, giallo, rosso, blu o verde.
Un buon tè si riconosce perché la miscela è bella da vedere, è gradevole all’olfatto e invitante alla vista. La croccantezza delle foglie secche è, ulteriormente, indice di qualità. Un prodotto preparato a dovere ha un buon profumo e un gusto, mai acido o troppo amaro.
Come servirlo? Innanzi tutto, l’acqua non va mai fatta bollire (a seconda della tipologia, c’è una temperatura e un minutaggio di infusione, che non dovrebbe mai superare i 5 minuti). E, poi, altro dettaglio, andrebbe bevuto in purezza, senza l’aggiunta di zucchero, latte o miele. Tenendo conto che tutte le tipologie, ma proprio tutte, contengono teina.
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