GF e quell’affezione che non scatta

GF e quell’affezione che non scatta

Termina settembre e naufragano, nel contempo, anche le aspettative, di fronte ad uno spettacolo e che, evidentemente, non c’è. Grande Fratello – tradotto – in caduta libera.

Quello che avrebbe dovuto rappresentare il fiore all’occhiello o, almeno, uno tra i tanti segni di ‘rivoluzione’ della flotta Mediaset delude e delude e rotola giù, trascinando con sé, nel tonfo finale, anche l’audience. Una debacle, a dire il vero, senza precedenti, pur avendo subito, nelle diverse edizioni, sorti non sempre favorevoli.

Alfonso Signorini, insomma, in occasione dello scorso 28 settembre, se l’è vista con una sesta puntata – il trend rimane invariato – che ha riportato ascolti, niente affatto confortanti.

Il 16,36% di share fatto registrare dal reality di Canale 5 è il dato più alto della serata, battuto, tuttavia, da Ulisse, programma di Alberto Angela, sull’ammiraglia Rai. E già si era provveduto ad un primo, repentino, spostamento. Dal venerdì ci si era trasferiti al più confortevole giovedì, per non dover incorrere nel confronto con Carlo Conti ed il suo Tale e quale Show.

Questioni, in fondo, di lana caprina. Vale a dire che, al di là delle chiacchiere e degli eventuali commenti, restano – e parlano – i fatti. Il dato è, in effetti, il più basso di questo inizio di stagione. Peggiore era stato soltanto il risultato della seconda puntata: 16,12%, ad una distanza siderale dall’esordio, che aveva registrato il 23,01%. Curiosità?

Ciò nonostante, la trasmissione ha vinto la serata e, allora, occorre domandarsi – di gran carriera – cosa non stia funzionando. Di certo, gli investimenti, per un programma che, nell’economia dei palinsesti, non proprio a costo zero, dovrebbe, senza meno, portare picchi di ascolti spendibili, poi, con gli inserzionisti pubblicitari.

Poi c’è – nota non da poco – il cast. Niente trash – secondo le direttive di Pier Silvio – che, però, si traduce in una noia mortale, ancor più devastante. Una tv – a ben guardare – fatta per lo più di gregari, dove anche le storie potenzialmente interessanti scadono nella banalità.

Ci si annoia, a contatto con nip impalpabili e Vip che poco o niente corrispondono alle promesse. Responsabilità, pure, della parte autorale, incapace di costruire una narrazione adeguata.

Passiamo, quindi, alla conduzione. Del trittico Signorini-Staffelli-Buonamici si salva, anche in questo caso, poco o nulla. Cesara non ha smanie di protagonismo, vero, e questo è premiante, ma rimane ‘scollata’ dal racconto, sorta di ospite capitata quasi per caso e morigeratamente interessata, lei per prima, a quel che succede. Alfonso, dal canto, suo, tenta – e si percepisce – di barcamenarsi nella tempesta delle volontà dei vertici Mediaset ma risulta smarrito. Riesce a stento a tenere il timone della nave. In quanto a Rebecca, chiamata in causa raramente dal conduttore, quando entra in gioco non incide. La sua ha tutta l’aria di una presenza forzata, rendendo la postazione Social un’occasione persa….

To be continued

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