Ciao Imma, ci vediamo alla prossima…

Ciao Imma, ci vediamo alla prossima…

Una volta, a mietere ascolti c’era Montalbano. Chiariamo, il prodotto patrocinato da Camilleri funziona sempre. Basta consultare i dati auditel delle infinite repliche, per rendersene conto.

Poi, agevolati dalle circostanze forse, si è voluto guardare… un po’ più in là. Si è provato a dar credito alle donne e, su questa scia, è nata l’idea di traslare dal cartaceo allo schermo le avventure del Sostituto Procuratore, ad oggi più noto e accreditato della Penisola.

Imma Tataranni, giunta alla sua terza edizione, ha saputo raggiungere, via via, una sua dimensione di riconoscibilità.

Conserva e rispetta i canoni del ‘giallo all’Italiana’. Vi si ritrovano, difatti, gli elementi rassicuranti con cui il pubblico meglio di relaziona, proposizione soft del ‘noir‘, avvicendati dai tratti tipici della commedia, dove l’ironia, spesso, travalica le vicende, più strettamente legate alle indagini. Così, di volta in volta, di narrazione in narrazione, di puntata in puntata ci si affeziona ai personaggi, alle loro storie, ai caratteri, alle vicissitudini… Si ride e insieme si indaga, nel mentre di una visione, sotto l’insegna del relaxed.

Non solo. Con il suo daffare, la nostra spalanca le porte della propria abitazione e, al tempo stesso, ci svela ‘casa sua’. Ci introduce, cioè, in quella Matera, capace di attrarre un turismo sempre più convinto e ce la svela, come fosse una cartolina, invogliandoci a scoprirla e valorizzandone le peculiarità.

Fiction, dunque, a stretto braccio con il fattore dell’attrattività. Ma è al contempo, la serie tv, capace di riflettere su ste stessa, o meglio, sugli esiti del fenomeno appena illustrato. Illuminante, in tal senso, la prima puntata di quest’ultima edizione, in cui si assiste ad un confronto tra la stessa Imma e Gianni Morandi, guest star per l’occasione. Le lamentele rispetto all’invasione dei visitatori la dicono lunga…

Nel complesso, volendo riassumere, l’elaborato piace e funziona.

  • Vuoi, perché – eseguito seriamente – non si prende… troppo sul serio
  • Vuoi, perché mostra le fragilità dei suoi interpreti, avvicinandoli, in tal maniera, a chi guarda
  • Vuoi, perché, pur strizzando l’occhio al mistero, lo fa adoperando un certo senso di ‘familiarità’, senza spaventare o impegnare lo spettatore, più del necessario
  • Vuoi, perché racconta di una terra immacolata, sorta di presepe ‘fuori dal tempo’
  • Vuoi, infine, ma non è certo un dato da mettere in ultimo, per l’abilità di scrittura e per il talento degli attori, tutti, a cominciare da Vanessa Scalera.

Attributi, quelli appena citati, che fanno dell’amalgama degli ingredienti non un semplice condimento, bensì una ricetta riuscita, vincente e di cui il pubblico, inevitabilmente, chiede di potersi cibare ancora.

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