La nuova culla della pelle? E’ tempo di Ridoki
Nuovi strumenti di bellezza cercasi… anche se assomigliano più ad attrezzi di tortura. E, se prima era il turno del Gua sha e del rullo di giada e quarzo rosa, ora, nella routine di automassaggio viso, fa capolino il Ridoki. Metodo di cura del viso dal sapore, ancora in questo caso, orientale. Anche stavolta, difatti, è preso in prestito, direttamente dalla tradizione asiatica. Caro, peraltro, alla medicina tradizionale cinese, secondo cui sarebbe in grado di stimolare il fluire del Chi, vale a dire l’energia vitale che, tra le altre cose, contribuisce al ringiovanimento della cute, oltre che al rinnovato equilibrio psico-fisico.
Una sola avvertenza: va adoperato con pressione leggera e testato, prima di un massaggio completo, su una zona ridotta del viso.
UN MASSAGGIO… MIRACOLOSO
In quanto ai risultati, pare non tradiscano le aspettative. Del resto, incorporando i principi chiave della riflessologia facciale e della digitopressione, consente di stimolare e riattivare il turnover cellulare, dando una spinta alla naturale sintesi di collagene ed elastina, il che si traduce in un tessuto cutaneo più sodo ed elastico.
Sormontato da una testina a T, caratterizzata da una superficie zigrinata, atta a stimolare la cute, va usato dopo aver pulito il viso con il classico detergente. Il Ridoki andrà, poi, passato con movimenti ripetuti sull’intero ovale, procedendo sempre dal basso verso l’alto, al fine di contrastare il fisiologico cedimento dei tessuti. Passaggio, che comprende anche collo e décolleté, per un’azione completa.
METODO ‘FAI DA TE’ – PROFESSIONAL
Per agevolare lo scorrimento del tool si consiglia l’applicazione di un siero in olio o di una maschera viso in texture cremosa. Dopo ogni utilizzo, va pulito con dovizia per mezzo di una salvietta igienizzante o, più semplicemente, con un’emulsione di acqua e sapone neutro e poi conservato per il successivo uso.
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