La ridefinizione dell’e-commerce: cosa cambia in fatto di reso

La ridefinizione dell’e-commerce: cosa cambia in fatto di reso

Con il nuovo anno, addio al reso facile: o meglio, al reso compulsivo. Sono diverse le Aziende che – avendo preso atto delle ricorrenti abitudini dei clienti – hanno scelto di scaricare sul consumatore le spese di spedizione, ridefinendo le modalità di riconsegna dei prodotti acquistati. La motivazione? All’apparenza, in salvaguardia della sostenibilità. Questione di tutela ambientale, in sintesi e così tutti i musi lunghi sono messi a tacere. A ben guardare, però, si tratta di cosa assai più pratica, vale a dire ‘i costi’. Spese, che riguardano le Ditte, nel caso e che queste ultime non sono più disposte a sostenere.

Insomma, al grido di ‘salviamo l’ambiente dai troppi camion carichi di pacchetti‘, si intende – pure – educare i consumatori a fare compere con criterio. Senza considerare – quel che più ha peso – che, in termini logistici ed economici, per i grandi Colossi non ne vale la pena.

Stando ai numeri, vale a dire ai dati forniti dalla National Retail Federation, quanti hanno acquistato prodotti on-line hanno rispedito merce per almeno il 17%, solo nel 2022. Un totale, che ammonta a 816 miliardi di dollari. La risultante? I rivenditori spendono 27 dollari per gestire il reso di un articolo da 100 dollari comprato sul web.

Ecco, dunque, la necessità di dare lo stop all’addebito delle commissioni per restituire gli articoli. Cifra che, peraltro, ammonta ad un sostanzioso 81%. Non solo, oltre quattro su cinque commercianti non accettano ormai più la restituzione gratuita. Primo di tutti il Regno Unito, dove Zara addebita 1,95 sterline a tutti i clienti che vogliono restituire un capo comprato online, tramite i punti di consegna gestiti da terze parti, ad esempio gli uffici postali. Questione che non riguarda, tuttavia, il reso nei negozi fisici.

Per quanto riguarda lo Stivale, dalle nostre parti la situazione, per una realtà come Zara, prevede il reso gratuito, solo se si porta il capo in negozio. In caso contrario, si legge sul sito: “Ti offriamo la possibilità di restituire i tuoi articoli, attraverso il nostro servizio di ritiro a domicilio. Il costo per ogni richiesta di restituzione è di 4,95 euro, che verrà detratto dal tuo rimborso“. Altre realtà considerano da tempo il reso a carico del cliente e, salvo casi in cui viene fatto un cambio, la cifra viene stornata dal totale del rimborso. Amazon? “Se restituisci l’articolo in conformità a quanto illustrato, avrai diritto di ottenere la restituzione del prezzo pagato per l’acquisto del prodotto che viene restituito (sono escluse le spese di spedizione sostenute)”.

Insomma, consumatore avvisato… e poi sia quel che sia.

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