…e Sanremo sentenziò: “Il Talent? L’ho inventato io!”
Il primo ‘Talent Show‘, qui nella Penisola. Sì, avete compreso bene. Sanremo – edizione datata 1956 – si pone, ai nostri occhi, così, come la primissima formula di gara tra persone competenti, in un certo settore e desiderose di emergere, di crescere, di fare carriera, proprio in quell’ambito.
Alla faccia dei vari X Factor, Amici, nel momento in cui ancora si chiamava Saranno Famosi, Operazione Trionfo o Popstar, tanto per andare un po’ a ritroso nel tempo.
Appena cinque anni addietro, i cantanti costituivano parte integrante dell’orchestra. Componenti di prima fila, turnisti, vincolati dalla consuetudine a timbrare il cartellino. A scompaginare le carte, d’un tratto, il Reuccio. Claudio Villa, sull’onda di una popolarità, pronta a scalzare quella – fin troppo consueta – dei Divi del Cinema si fa interprete del piccolo schermo. La televisione si inventa da sola e ‘inventa’ – tra l’altro – una Selezione Nazionale di voci nuove, rivolta ad interpreti sconosciuti, destinati a impadronirsi del palco che, presto, diventerà il più invidiato d’Italia.
In breve, La Televisione di Stato si affaccia sul mercato discografico con l’etichetta Cetra e non trascura l’opportunità di creare un suo vivaio di futuri campioni.
Come? Attraverso l’ausilio di un Concorso. Se ne presentano, per l’occasione, al cospetto delle selezioni, 6.446. Tra costoro, sono 380 quanti superano la prima scrematura. Il numero viene, poi, ridotto a 41. Dopo una serie di audizioni, ancora, a 15. Prescelti, che frequentano un corso di perfezionamento presso la storica sede Rai di Torino, sotto le mani di un giovane Direttore d’Orchestra, Gian Stellari.
L’inserto – speciale – pensato a loro beneficio da Tv Sorrisi e Canzoni è la prova netta del supporto, concreto, da parte della stampa. Se ne sfoggiano, nell’articolo, le abitudini, se ne sciorinano gli impegni, se ne evidenziano gli studi. Si accenna alle speranze… ai sogni. Tutto, in virtù di un futuro, che sembra già scritto a tavolino.
In tre, tuttavia, abbandonano. I dodici ‘Piccoli Indiani’ sopravvissuti si affrontano in tre serate radiofoniche, in diretta dal Casinò di Sanremo, nelle serate del 12, 13, 14 febbraio. E’, dunque, compito del pubblico da casa selezionare i 6 che parteciperanno alla Kermesse. Miranda Martino, tra tutti, resta forse la più nota. C’è, accanto a lei, Clara Vincenzi (sorella del terzino dell’Inter, Guido), i bolognesi Gianni Marzocchi e Ugo Molinari (studente il legge l’uno; agente di commercio, l’altro). Ancora, Luciana Gonzales, genovese; Franca Raimondi, studentessa in lingue, di Monopoli e colei che prende il soprannome di Totina, Maria Antonietta Torrielli, di Torino.
Pensate, quando il presentatore di allora, Fausto Tommei, le chiede cosa studi, la ragazza, timidamente, confessa. “Non studio, incarto caramelle“. Altri tempi, decisamente, quelli della caramellaia di Novi Ligure, tanto che l’Azienda dolciaria per cui lavora lancia una linea di prodotti a lei dedicata.
Si classificherà seconda, avvolta, tuttavia, dal plauso e dall’affetto degli spettatori. Franca Raimondi, la vincitrice, troverà invece il compimento del proprio destino, niente di meno che – ironia della sorte – nella Pubblica Amministrazione.
Notorietà che – parlano i fatti – evidentemente non basta a garantire il successo. La Tv sperimentale fa, per il momento, un passo indietro. Torna su se stessa e pensa, piuttosto, ad una quarta serata domenicale, atta a celebrare i traguardi già raggiunti e gli interpreti conclamati.
Dovranno trascorrere altri 40 anni perché si rispolveri la formula del Talent e di acqua, sotto i ponti, ne dovrà scorrere ancora parecchia…
LEGGI ANCHE: A.A.A. Amore svicola tra le quinte di Sanremo…
LEGGI ANCHE: Racconto di un Sanremo ‘che non si smentisce mai’