James Dean e quel suo amore perduto che lo fece perdere…
Storia di un Amore – uno di quelli per cui vale la pena adoperare la A maiuscola – disperante e disperato. Storia di un Amore… impedito. Al punto tale da renderlo, proprio per tale ragione, distruttivo.
Storia… di un Romeo e di una Giulietta dei tempi nostri, o quasi. Racconto, pure, di un Divo andato via troppo presto, in virtù – tra l’altro – di un sentimento rimasto sospeso. Non vissuto o, almeno, non come egli stesso avrebbe desiderato.
Complice, l’intrusione, nel privato della figlia, di una madre – potenziale suocera – evidentemente troppo invadente e poco capace di venire a ragione del fatto che, a volte, tacere non solo è meglio ma occorre; si rende praticamente necessario.
Così fu, negli anni d’oro del Cinema Hollywoodiano, per James Dean e Anna Maria Pierangeli e per quel loro legame rimasto inatteso; diventato sventurato. Si amavano, moltissimo e, probabilmente, avrebbero potuto essere felici. Eppure, dopo 6 mesi insieme e una proposta di matrimonio, a separarli fu la madre-manager della ragazza. James, dal canto suo, da quel momento non fu più lo stesso.
Scivolò sempre più giù. Si lasciò scivolare, forse, senza che neppure gli amici più cari se ne accorgessero. Così, da allora, in molti entrarono nell’ordine di idee che l’incidente – fatale per l’attore – non sia stato tale, o non del tutto. Sciagura, inconsciamente volontaria.
Una vita, del resto, quella del ragazzo ‘Bruciato’, breve ma colma di tutto, tranne che dell’essenziale e, per tale, intendiamo, appunto, l’Amore.
Nella primavera del 1954, presso gli studi della Warner Bros, avvenne l’incontro. Una prima volta, che vide Dean 23enne – nato l’8 febbraio 1931 – e già idolatrato, benché il suo primo film, La valle dell’Eden, fosse ancora in fase di montaggio. Da poco, aveva iniziato le riprese del secondo: Gioventù bruciata. Nell’ambiente – e fuori – tutti stravedevano. Del resto, bello, scontroso, capriccioso, era il ritratto perfetto di ciò che ci si aspettava da una Star. Definizione in fieri di una carriera di successo.
Annamaria – da parte sua – era Italiana. Più giovane di Jimmy, ma solo di un anno ed una Stella, anche Lei, in attesa di brillare. Sotto contratto con la MGM, che non se la lasciò scappare, dopo averla vista nell’interpretazione di Domani è troppo tardi (era il 1949, il film era con Vittorio De Sica: lei, 17enne, vinse subito un Nastro d’Argento come Miglior Attrice).
“Un’emanazione di dolcezza e normalità domestica, dopo la ferocia della guerra“, volle definirla Moguy, il regista, suo Pigmalione. Per Hollywood era, semplicemente, Pier Angeli, desiderosi, agenti e impresari, di lanciarla subito, direttamente al fianco di Marlon Brando. Teresa, Sombrero, Storie di tre amori… Vita da set, che le regalò persino una breve relazione con il collega, Kirk Douglas.
In fase di lavorazione del kolossal della Warner: Il calice d’argento – che battezzò un altro astro nascente, Paul Newman (nel maggio 1954) – scoccò, dicevamo, la scintilla. Merito, o colpa, dello stesso Newman, che li presentò. Un colpo di fulmine, semplicemente. Una di quelle cose che accadono e basta, senza troppo pensarci su. Anzi, senza pensarci affatto che qui, di razionale, c’è davvero poco. Nella sua autobiografia, Elia Kazan (regista de La valle dell’Eden) ricorderà di aver udito la coppia consumare una notte di passione nel camerino di Lui… Complementari, fatti apposta per donarsi l’uno all’altra e viceversa. Dolce, la Pierangeli, sorta di medicina per l’inquietudine del nevrotico e ribelle James. Solo un ragazzo, d’altronde, reduce dal trauma delle molestie subite all’età di 11 anni e che, forse, non superò mai.
Dunque, si trovarono, loro malgrado, proiettati sotto l’occhio intrusivo dei fotografi. Fame di gossip, che non li lasciava respirare neppure nei ristoranti di Santa Monica, dove erano soliti cenare, a fine giornata. Chiacchieravano, a lungo. Si confrontavano e, intanto, lui la chiamava Annarella – sorta di fusione tra il nome Anna e Cinderella – le regalava gioielli, le scattava foto…. Ne fermava l’immagine, per non perderla. Appena possibile, fuggivano, uniti e furtivi, sulla costa californiana e lì si rifugiavano in un cottage sul mare, rendendosi irraggiungibili per fan e paparazzi.
Ad anni di distanza, la donna racconterà: “Trascorrevamo il tempo seduti sulla spiaggia, scherzando come fanno i ragazzi del college. Parlavamo di noi, dei nostri problemi, dei nostri film e della nostra recitazione, della vita e anche della vita dopo la morte. Riuscivamo a capirci a perfezione, eravamo come Romeo e Giulietta, inseparabili. Ci amavamo così tanto che, a volte, camminavamo semplicemente in silenzio, con i piedi nel mare, tenendoci per mano perché pensavamo che saremmo stati uniti insieme, per sempre“. Ragazzi, come tanti…
D’altro canto, Anna trovava in James la sicurezza, per potersi abbandonare ad un sentimento per lei nuovo. Fresco, vivo, scevro da sovrastrutture. Una prima volta – a ben guardare – per entrambi. Per l’attore si trattava della prima storia seria. Niente di fugace, niente dicerie… anche mentre qualcuno continuava a sussurrare, sul suo conto, che fosse omosessuale (così aveva fatto sapere, per evitare il servizio militare) o, quantomeno, bisessuale. Rumors che, in quell’Amore, trovavano lo spazio che meritavano: esiguo, ininfluente, superfluo. I fatti – inutile sottolinearlo – stavano lì ad offrire la migliore e più efficace delle smentite.
Non un’ombra, se non quella – lo accennavamo pocanzi – di una presenza indesiderata, non richiesta, ferocemente castrante, vale a dire quella della mamma di Anna Maria, Enrichetta: Enrica Romiti Pierangeli, intransigente figura (originaria di Pesaro) e determinata a fare della propria prole – Anna e sua sorella gemella, Marisa Pavan – soggetti da esporre; da ricordare.
Dunque, come soprassedere, di fronte ad un flirt che avrebbe potuto offuscare l’allure di brava ragazza della sua creatura? Come accettare, anche solo per ipotesi, un futuro genero non abbastanza famoso – non ancora – e, per di più, sciatto, maleducato, indisponente? Non era neppure cattolico. Si professava ateo. Quanto bastava a condannarlo senza appello.
Se ci furono tentativi per dissuaderla? Per farle cambiare parere? Ogni volta che si recava in visita, James si tirava a lucido. Riposti i jeans sporchi e la maglietta sgualcita, si presentava in smoking o, almeno, così fu, in occasione della prima de La valle dell’Eden. Non c’era verso. Non riusciva proprio ad entrare nelle grazie della suocera. Nemica, per scherno, colei che avrebbe dovuto sostituire, nel ruolo, l’immagine di chi se ne era andata troppo presto. Aveva solo 9 anni, quando sua madre morì di cancro.
Diversa Anna Maria, convinta di aver incontrato l’uomo della sua vita. Perciò, si vedevano di nascosto. Poi, la richiesta di prenderla in moglie. Sì, sì, sì… Quale regalo più grande dalla vita…
Quale regalo più triste. La giovane tornerà dal suo bello solo a due giorni dopo, per dichiarare, in lacrime, che non ci sarà alcun matrimonio. Non solo, non dovranno vedersi mai più. Non trascorreranno neppure trenta giorni e Anna Maria verrà condotta all’altare, a sorpresa, dal cantante Vic Damone, italoamericano e cattolico.
Ci sono fatti, semplici fatti – banali, anche, forse – che si impongono nell’esistenza degli uomini (e delle donne) con la potenza straripante di un fiume in piena. Sono violenti, anche se non è così che appaiono e segnano un prima e un dopo. Di qui, l’abisso. Il precipizio sembrava lì in attesa: alcol, droga…
Del resto, erano terminati i motivi per cui non scendere più giù. E la frenesia, quell’essere costantemente nervoso, irritabile, scorbutico cominciò a caratterizzare ogni nuovo giorno. Avanzava, con l’avanzare del tempo e prese la forma di depressione. Il bere, poi le corse in moto, in auto… prefiguravano già quel che, a breve, sarebbe accaduto.
Tutto quel che rimaneva era fugace e abbastanza privo di senso, come la storia, ad esempio, con Ursula Andress. Anna Maria era un’altra cosa. Persa Lei, il resto non importava un granché. Il 30 settembre 1955, sette mesi dopo la rottura, James morì a Cholame, nei pressi di Paso Robles. Il fantomatico incidente d’auto ne ha tracciato la storia e la fine. Viaggiava a bordo della sua Porsche 550 Spyder. Leggenda vuole che, custodita nel portaoggetti, accartocciata, ci fosse una nuova lettera, ennesima proposta di nozze.
Morto Romeo, Giulietta come avrebbe potuto essere, nei restanti suoi giorni, felice? Dopo quattro anni di unione e un figlio, Perry, Anna Maria si separò dal marito, intraprendendo, per la custodia del bambino, una lunga e accesa battaglia legale (che perderà). Tornerà, quindi, a Roma, dove si accompagnerà con Maurizio Arena. Il 14 febbraio 1962, di nuovo tornerà all’altare, in quel di Londra, impalmata dal compositore e direttore d’orchestra Armando Trovajoli. Altra avventura persa. Altra sconfitta, nell’affidamento di Howard Andrea.
Divorata dall’inquietudine, tornò, allora a Los Angeles, intenzionata, con il supporto – pure – di sua sorella e di Debbie Reynolds, a rilanciare la sua carriera. Un fallimento, che si andò ad aggiungere agli innumerevoli altri. Ce n’erano di sentimentali, vero. Ma anche guai con il fisco italiano e progressive difficoltà economiche.
Ecco, quando l’interruttore finisce per spegnersi ogni altro tentativo di riportare la luce risulta invalso. Ricoverata in una clinica psichiatrica, il 10 settembre 1971, sedici anni dopo la morte di James, anche Anna Maria fu trovata senza vita, nella sua casa di Beverly Hills, sopraffatta da un’overdose di barbiturici. Aveva solo 39 anni.
Nei pressi delle spoglie, che riposano presso il cimitero di Rueil-Malmaison, poco lontano da Parigi, c’era una lettera, priva del nome del destinatario. “Al mio grande amore“, recitava. Diretta là, nell’unico posto possibile; nel cuore di chi, giovane e spensierato al suo fianco, unicamente e totalmente l’aveva resa Stella: inimitabile, incontrastata, insostituibile.
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