Diario di A.
ATTO XI: “Principessa… decaduta!“
…oppure, detronizzata, fate voi. Come vi piace di più?
Forse, vi starete domandando, avendo imparato a conoscere, almeno in piccola parte, i miei gusti musicali: ‘Ma, adesso, cosa ci rimedia questa canzone?‘. Ebbene, sappiate che, in me, ho riscontrato, negli anni, una dote che ritengo importante e, a mio avviso, rappresenta anche un valore aggiunto. Non appartengo alla schiera di quelli che vivono e si nutrono di preconcetti. Cambio gusti, come e quando voglio; cambio idea, se lo ritengo opportuno e, soprattutto, non ho necessità di rimanere ancorata alle mie certezze, se mi allontanano dalla verità.
Questo, almeno, credo che lo abbiate intuito ma non distraiamoci.
Prossimi a Sanremo; anzi, al Festival di Sanremo, prendono il via anche le diatribe. Le prime polemiche, come da rito, fanno capolino e non si fa altro che parlare, parlare, parlare… Lo pretende, del resto, la liturgia! Il primo in classifica, in mezzo a tanto cicaleccio? Mr. Fedez, che argutamente sa come muovere i Media e far sì che i riflettori gli rimangano ben puntati addosso. Ci sarà, o abbandonerà all’ultimo momento? E, poi, ancora, ci si chiede: come sarà l’esibizione, al fianco di Marco Masini?
Già, perché sul palco dell’Ariston rivivranno, grazie ai due, le atmosfere di Bella Stronza. Testo, tutto a carico del collega toscano e, sdoganato ai tempi, adesso rinnegato, manco fosse portatore sano di chissà quale malanno. Bollato, poiché “volgare, irriverente, sessista” e bla, bla, bla… un’incitazione – o poco ci manca – al femminicidio. Un disastro!
A me sembra ‘solo’ una canzone, secondo gli stilemi del cantautore. Avoja a biasimarne il testo. Buffo -no? – come, al giorno d’oggi, compiamo azioni turpi ma, poi, stiamo ben attenti ‘che non si sappia in giro‘. L’importante è che la cenere rimanga ben sepolta sotto il tappeto. Poi, quel che è successo davvero è un’altra storia… Un po’ come quando si entra al Supermercato. Lo sapevate che il giro parte da destra, in aderenza alle dinamiche con cui opera il nostro cervello? Immaginate, allora, cosa potrebbe accadere, rigirando il percorso al rovescio. Ed è quello che, in qualche modo, capita nel caso in argomento.
Così, proseguiamo.
Allora, da premessa, sappiate che Masini, di per sé – e, con tale, intendo la sua produzione, non la persona – non mi hai mai esaltata ma ne premio, comunque, la coerenza. Per farvi comprendere meglio quel che intendo, vi invito all’ascolto di quest’altro, di brano. Principessa, si intitola. Eppure, se se ne consulta il testo, non è certo più leggero del precedente. Vale a dire che, evidentemente, tale è il modo di trasmettersi dell’autore e che forse, al di là delle singole parole, bisognerebbe soffermarsi e prendere in analisi il sottotesto. Allargare le maglie del cerchio, per tentare, se non altro, di comprendere le intenzioni che si celano dietro ad un determinato messaggio.
In entrambi i brani è evidente la potenza di un dolore. L’uno, come l’altro, aderiscono a se stessi. Semplicemente.
Leggete…
“Tu zitta fra le lacrime, ha fatto tutto lui,
ubriaco, come al solito, padrone più che mai
un padre senza l’anima, che mangia un po’ di sé
e ha crocifisso l’angelo che c’era dentro te
e ora asciughi i tuoi occhi alla sottana,
dolce figlia di un figlio di puttana.
Non devi dirlo al parroco e, forse, neanche a Dio
ma devi sotterrartelo nel cuore, Amore mio;
perciò stanotte chiuditi a chiave dentro te
e domattina aspettami, ti porto via con me…“
Ve lo dico, non a giustifica di un prodotto che, davvero, non ha bisogno della mia arringa per tutelarsi, ma per farvi riflettere, insieme a me, su come, alle volte, il mondo si dimostri sciocco e un po’ superficiale e come questo tipo di atteggiamento conduca verso una mentalità becera e ristretta e tanta, tanta banalità.
Vi confesso, da piccolina questa canzone, nonostante tutto, mi piaceva. Mi piaceva il fatto che Lui la chiamasse Principessa, che la volesse ‘portare via con sé’. Il resto delle parole – mea culpa – non le ascoltavo. Mi cullava il suono della musica e, quindi, canticchiavo mezza strofa, proprio come si fa – o si dovrebbe fare con le canzonette – riparandole, peraltro, dietro al loro giusto peso.
“Ma se Dio ti ha fatto bella come il cielo e come il mare
a che cosa ti ribelli, di chi ti vuoi vendicare?
Ma se Dio ti ha fatto bella più del Sole e della Luna,
esci dai tuoi pantaloni, mi accontento come un cane
degli avanzi,
perché sei bella, bella, bella
Mi verrebbe di strapparti quei vestiti da puttana
e tenerti a gambe aperte, finché viene domattina
ma di questo nostro Amore, così tenero e pulito,
non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto
di violenza
e allora ti saluto… bella stronza“.
Io, ci vedo solo un uomo ferito, deluso, magari talmente innamorato, malgrado tutto, da non esser capace di accettare la propria vulnerabilità e da sfogarla, così, tra le lacrime ed urla, inveendo – come si fa quando si è straziati – fin al di là di quel che davvero si pensa. Maniera, per compensare un vuoto, per risarcire l’anima, per buttar fuori almeno una frazione di disagio e mi domando chi di noi, prima o poi, non si sia trovato, avendo amato, nella medesima condizione…
‘Il male è negli occhi di guarda’ o nelle orecchie di chi ascolta, volendo parafrasare. Verità è che, nel ’95, eravamo più ingenui; forse meno esperiti di multimediale ma più autentici. Descrivevamo le cose per quelle che erano, senza ricamargli addosso assurdi film e semmai, l’esempio negativo di uno serviva da monito a tutti gli altri. Nel ruolo di pubblico, passavamo all’ascolto della ‘prossima canzone’ e sobriamente ‘leggeri’, trascorrevamo la serata in famiglia, intenti a commentare, dire la propria… e il sabato, nella serata di chiusura, finalmente, noi bimbi potevamo andare a letto tardi.
Vi aspetto. Attendo i vostri consigli, i commenti, gli sfoghi, o tutto quel che vi attraversa la mente. E’ un portfolio di idee e riflessioni questo e quel che se ne ricava – ne sono convinta – può rivelarsi in ogni caso utile, non soltanto per me…
Scrivetemi! Scrivete a Diario di A.: evamielefederica@gmail.com Sarà un piacere ascoltarvi, rispondervi, confrontarci insieme…
ATTO VI: “Come quando fuori piove“
ATTO VIII: “Irresistibile, come il cioccolato“