Merope’s Tales (capitolo 20)

Merope’s Tales (capitolo 20)

Bentornati in questa… favola gotica!

Ricordate? Ci eravamo accomiatati così, nell’idea che, forse, taluni incontri andrebbero evitati. Bisognerebbe tenersi alla larga da personalità capricciose, malate di accidia, viziate e… dalla vanità straripante. Oddio! Non è che sia già successo? Non è che, forse, mi sia capitato, in questo mio attardarmi lungo il cammino, di imbattermi in una Strega trasfigurata da maliarda?

Avventata bambina, avrei dovuto rendermene conto! Hai oltraggiato la Regina! E morte sia. Il processo è fittizio, come il resto e ti tocca prendere al volo la via di fuga, se non vuoi che ti mozzino la testa. Segue… sconclusionato ed estremo corri corri: Tu, che ti appresti in tutta fretta all’uscita; dietro, al seguito della Monarca indispettita, gerarchi e gente comune. Un bailamme di persone che incalza e urla… e non sa nemmeno il perché… Tu, ancora, che ti precipiti fuori, il fiato degli inseguitori sul collo… Urti, sbatti la testa… Poi ti risvegli nel letto. Il tuo letto. E’ stato ‘solo’ un sogno? Un sogno, ti ripeti. Onirico itinerario fatto di inciampi, di sviste, di eccentriche rappresentazioni…

Svegliati, Alice! Svegliati, Merope! Svegliati, Sigismondo e considera la vita… Solleva gli occhi! Di fronte a te, nell’attesa di riprendere il viaggio, c’è ancora Shirley Rose. E’ anche lei un sogno? Mi chiedo, in parte un poco disorientata. Poi, d’un tratto, ricordo. Mi raffiguro la scena in cui ero Io l’inseguitrice. La rincorrevo, per rapirne – seppure in parte – l’essenza, per toccarla… Poi, probabilmente stanca e assonnata, devo essere finita tra le braccia di Morfeo.

Ah, Calderòn, Calderòn…

Le posiziono allo specchio, dunque, Shirley e Alessia, desiderosa di tornare presto in me e di ascoltarla, per potervela narrare. Dove finisce l’una e dove inizia l’altra? Mi interrogo. ‘La cosa che accomuna Shirley ad Alessia è la danza… è la voglia di ballare‘, mi fa notare. “Io riesco ad immaginare le cose attraverso la musica. Senza musica non ci riesco. Ho bisogno della musica, in generale, per capire una scena… e se quella musica mi trasmette qualcosa, mi si creano delle immagini e il pezzo si crea praticamente da solo…Poi, farlo, è un’altra cosa!“.

Eccolo, il filo che le lega e anticipa una conclusione che, d’altronde, si era già dimostrata evidente: mentre “Shirley ama stare sul palcoscenico, Alessia, no. Alessia vuole stare dietro“. Mimetizzata… e liquida, come l’acqua in cui ama rifugiarsi.

La provoco. Definiscimi: audace, scabroso, promiscuo, scandaloso… Non si riconosce, però, tranne che nella prima accezione. Altrimenti – mi fa notare – in scena, per spogliarsi, non avrebbe certo portato il ‘balletto’.

Un bacio è un’apostrofo rosa sulle parole t’amo…‘. “Un bacio è importante. E’ molto intimo. E’ più intimo di qualsiasi altra cosa…”. “Ha un grande peso!“…più peso, pure, del fare l’Amore. Già, ma poi, a ben pensarci, l’Amore, cos’è?

Charlie Chaplin – lo scomodo – sosteneva che: “Ci vuole un minuto per notare una persona speciale. Un’ora per apprezzarla, un giorno per volerle bene. Tutta una vita, per dimenticarla“. Gabriel Carcìa Màrquez, dal canto suo, asserisce che: “Il peggior modo di sentire la mancanza di qualcuno è esserci seduto accanto e sapere che non l’avrai mai.”

L’amore è sapere tutto su qualcuno e avere la voglia di essere ancora con lui (o Lei ). L’amore è la fiducia di dirgli tutto, comprese le cose che potrebbero far vergognare. E’ sentirsi a proprio agio e al sicuro… e sentirti cedere le gambe, nel momento in cui, quel qualcuno entra in una stanza e ti sorride“.

E se Einstein si dilunga a spiegare, assai più sintetico è il pensiero di Jim Morrison, riassuntivo – forse – di un tutto, enormemente più vasto…

Bimbo, mi chiedi cos’è l’amore? Cresci e lo saprai. Bimbo, mi chiedi cos’è la felicità? Rimani bimbo e lo vedrai…“. Ecco, Shirley appartiene a questa dimensione ancora acerba…

Così, il suo uomo ideale… “deve avere sarcasmo. Io adoro il sarcasmo!“. Cosa è sexy? Possiamo sempre ritornare al cervello?“. Non è possessiva e, riguardo alla gelosia… “Non sono gelosa. Faccio solo finta!

Intelligente, questo è il suo maggior pregio ma insicura. A doppia mandata: “Una, perché ancora non si sente pronta al mondo, come performer“. L’altra – si rivolge a se stessa – perché non è ancora riuscita a terminare quel che doveva. Va da sé, il quadro recita di una persona che, a dispetto di tutto, ammette di non sentirsi ancora libera. “Libera lo sarò, quando finirò quel che ho iniziato!“.

Alzo ulteriormente l’asticella. Chiedetemi tutto, tranne… “Io non mi vendo!“. Tutta d’un pezzo, bene!

Qual è, allora, il primo elemento di cui ti svesti? E quello che lasci alla fine? “Per ultimo, sempre il reggiseno. Per primi i guanti… odio avere le mani coperte“. Il futuro? “Io spero ma, effettivamente, ho un punto interrogativo su tutto…“.

Ahi, ahi! Ci stiamo facendo serie. Meglio ritornare sui nostri passi e rintrodurci a quel clima ameno, in cui riuscivamo a sondare ogni argomento, occhi vispi.

Sei una canzone: “Ce ne sono due, in realtà di canzoni. Loro si chiamano Kamelot“. Anzi, ce ne sono tre, ci tiene a chiarire. “Fanno parte tutte e tre di me!“. Sei… un tipo di arredamento: “Rustico“. Sei un costume d’epoca: “Impero“. Sei un tipo di illuminazione: “Soffusa“. Alessia, fuori dal palco, quanto è diversa da Shirley? “Diversa“, laddove più sicura è la prima, permalosa è sempre la prima. Così pure esigente, autocritica… e se le chiedo chi, tra le due, sia la perfezionista, non ha dubbi. Ancora: “Alessia“.

Quando la invito a paragonarsi ad un animale, mi risponde: “Bradipo“. Eppure, a me sembra più simile a un Geco! “Anche il Bradipo è inafferrabile…“. Similmente… ad un Brucaliffo! Oppure… ad un coniglietto! Il coniglietto di velluto. Storia di un coniglietto di peluche, che vorrebbe diventare reale, attraverso l’amore. Vedete? Nella casa dei cancelli dove abita – e non sto qui a spiegarvi il perché – succede anche questo. Accade di distinguere, tra una marea di numerosi altri, il titolo di un libro. Fa capolino, birichino e pare fuori contesto e invece no. Lui è lì apposta. Apposta, per far colloquiare insieme Il Signore degli anelli e… la ‘Cacio e ova’! Ve lo dicevo, la delicata figurina che mi siede di fronte si fa afferrare, solo quando e da chi decide Lei. Questo è fuor di dubbio. Maestra… in adorabili scivolate!

Quando mi rendono cattiva so essere anche crudele e mi piace pure!“. Eccolo, Sigismondo che bussa alla porta. “Non sono cattiva, però… posso diventarlo“. Comprendo in che senso lo afferma e non mi sento di controbattere. Mi piace, questa ex bambina dall’aria curiosa, fervente sostenitrice della scienza ma che poi manifesta un senso della fede tutto suo. Se fossi un sentimento, saresti…? La sfido. “Ira“. “Sono fumantina“. Sfida accettata. Sei scaramantica? Sei superstiziosa? Sono ossessiva compulsiva, controbatte… e ride. E ridiamo.

E se le pavento l’opportunità di partecipare ad una seduta spiritica, non manifesta esitazione. La alletta, eccome!

Quando la investigo sul futuro… “Il futuro, sì, ce lo creiamo noi, è vero. Ne sono più che convinta!“. Poi, a suggello: “Io mi aspetto di continuare in questa strada, ma spero di diventare una scrittrice, principalmente“. Desidera portarsi al resto del mondo, attraverso la carta. “Io adoro stare in scena…” – ma – “La maggior parte delle persone… sta in scena, perché piace essere guardata. Io voglio essere amata. E’ diverso“. Ecco, potrei terminare qui, perché non credo esista constatazione più potente ma, prima di accomiatarmi, voglio svelare ancora un po’ di Lei. Spogliarla, strato dopo strato, esattamente come si fa, una volta aperto il sipario.

Che lo spettacolo abbia inizio, pertanto e, affinché ciò avvenga, disturbiamo… direttamente la Regina. Oh no! Non quella… Regina. Quella di cui vi parlavo all’inizio; bensì, la Regina del Burlesque, niente di meno che… Sua Maestà Dita. Dita Von Teese, che ci fornisce, per l’occasione, qualche spunto ultimo di conversazione.

Cito: “Può essere la pesca più matura e succosa del mondo e ci sarà ancora qualcuno che odia le pesche…“. “E’ vero“.

Ignora le critiche. Solo la mediocrità è al sicuro dal ridicolo. Abbi il coraggio di essere diverso!“. “Ignora le critiche, no. Abbi il coraggio di essere diverso… assolutamente, sì. Io non le voglio ignorare le critiche. Le critiche costruttive servono!

Mi piace essere chiunque Io voglia essere” e, sulla medesima lunghezza: “Ho sempre amato l’idea di non essere quello che le persone si aspettano che Io sia“. “E’ vero! Se qualcuno mi deve vedere, mi devo distinguere“.

Dice, sempre Dita: “Buone maniere. Penso siano dimenticate, qui in America“, e in Italia? “In Italia non esistono“.

Ce la vedo, ce la vedo, impegnata a bacchettare chicchessia, sorta di novella ‘Signorina Rottermeir’, osteggiata da chi, faccia a faccia con la realtà dei suoi contenuti, si sente infastidito; adorata, sostenuta, supportata… da chi, al contrario, la sa conoscere.

Non ho mai avuto l’ossessione di sembrare giovane a tutti costi. Le donne che ammiro e che hanno ispirato il mio lavoro erano famose per la loro eleganza, indipendentemente dalla loro età“. “Qui, mi trova in disaccordo… Io ancora non ne ho bisogno ma, più in là… Non voglio essere ipocrita! Non so come affronterò un futuro dove vedrò il mio volto cadere, magari, a pezzi. Non lo so come reagirò… perché Io mi sono sempre vista bambina e, nel momento in cui invecchierò, come mi vedrò?“.

Mette più paura invecchiare o rimanere sola? Decido di approfondire, mentre le muta lo sguardo… “Non mi spaventa la vecchiaia. Mi spaventa sapere come la prenderà Alessia, quando si guarderà allo specchio…“. In quanto a Thanatos, figlio della Notte, fratello del sonno… “Siamo destinati a morire da soli, quindi, che senso ha? Non moriamo mai in compagnia“.

Poi, mi destabilizza, ancora una volta… “Voglio vedere il mondo, a costo di…” e non termina la frase, poiché, nella sospensione dei pensieri, la risposta è già scritta. Lei ha fame… ha fame di futuro. Potesse – rifletto – ruberebbe i panni di Orlando. Il giovane nobile a cui, nel tardo del XVI secolo, la regina Elisabetta I d’Inghilterra affidò l’arduo ed inatteso compito di… non invecchiare mai. E, così, Lui obbedì, percorrendo i secoli della storia anglosassone e persino indossando le sembianze, inaspettate, di donna… Ah, Virginia… quale meravigliosa mente ha diretto la tua mano… e la tua penna. Saggista, attivista, scrittrice… militante del… Fabianesimo… Signora Wolf, benvenuta in questo nostro piccolissimo spazio di rivendicazioni sociali e ricerca, indistinta, di felicità!

Lo stile non ha niente a vedere con la moda. A volte la gente pensa che un look naturale sia per forza sbrigativo, ma non è così“. Lo stile è quello che sei Tu… – mi risponde convinta: “…che rispecchia la tua personalità“.

Quando le domando se esista un suo motto di riferimento, mi sfodera un Sempreverde: Vivi e lascia vivere, Signori e Signore!, ad accontentare un po’ tutte le tasche. Rewind, torniamo a Dita…

Playboy è il secondo simbolo più riconosciuto, dopo la Coca Cola“.

In prima persona, racconta, la Nostra, del tumultuoso rapporto che la legava a suo padre. Ebbene, il brav’uomo, la riaccettò tra le mura domestiche, solo nel momento in cui la vide, ritratta e in bella mostra, sulla copertina dell’illustre rivista. La stuzzico: “Tu, poseresti mai come playmate?” “Io l’ho fatto. Ho posato per un calendario Ducati. Ero mezza nuda!“.

Voglio dimostrare che lo spogliarello non è una cosa sporca. Alcune persone sostengono che quello che faccio non è sinonimo di liberazione sessuale. Io sostengo, invece, che è davvero liberatorio guadagnare ventimila dollari, per dieci minuti di lavoro“. Cinica, o solo consapevole?

I soldi ti danno la libertà che desideri“. Tu devi saperli spendere nella maniera più adeguata. “E’ essere razionale; essere realista…

C’è ancora spazio, le domando, in conclusione, in una Società come quella attuale, per il Burlesque? “No, no. Ci deve essere lo spazio e ne ha bisogno. Il Burlesque è uno dei pochi ambienti dove la donna, effettivamente, non è un oggetto“. Si prende in giro e si autocelebra, così facendo, nella sua dimensione femminile. Mi trova d’accordo, ancora su questo ennesimo argomento.

Shirley è dotata della rara capacità di veleggiare su diversi picchi emotivi, me lo ha appena dimostrato. E’ una rosa… Rose, che conserva orgogliosa tutte le sue spine ma se la invito ad indicarmi un fiore, sceglie – udite, udite! – il Rincospermo. Vi vedo, là, con gli occhi persi… Interdetti, dubbiosi… Trattasi – spiego – del falso Gelsomino. E’ un arbusto rampicante, vigorosissimo, che si distingue per le foglie oblunghe e coriacee. Il colore è bianco puro, il profumo intenso… Resiste al caldo torrido come alle brevi gelate, adattabile a qualsiasi tipo di terreno… Una pianta originaria dell’Estremo Oriente, esotica e, al tempo stesso, vigorosa. Rigogliosa e Sempreverde… E’ vero! Le assomiglia. Mi rammenta la schiettezza dei suoi modi, il candore con cui si espone. Niente affatto scontata, esilarante e acuta.

Ecco. E’, pertanto, porgendole un immaginario Rincospermo che la saluto, compenetrata in quel che è stato, euforica per quel che sarà… Colpa dell’aroma a cui poco sono abituata, o della lunga cavalcata che ci ha viste protagoniste… sento le palpebre socchiudersi…

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