Quelle calze strappate con cui si sale in passerella
Alessandro Michele l’ha fatto un’altra volta. Ha preso le regole dell’haute couture e le ha sgretolate tra le sue mani sapienti. Sorta di novello Picasso, ha destrutturato l’impossibile, o quasi. Ed ecco che in passerella, per Gucci, ha proposto l’impensabile. La trovata, di per sé – calze ‘smagliate‘ – non è neppure poi così nuova, giacché rimanda sfacciatamente alla moda punk anni ’80. Eppure, la proposizione di oggi ha la sfacciataggine di salire su un palco inedito, il più elitario che ci sia. Chiamiamola decostruzione del lusso, critica al consumismo… Di fatto, un paio di innocenti collant strappati si sono assunti l’onere di cerebrali dissertazioni filosofiche. Del resto, come giustificare, altrimenti, una spesa di 140 euro, per mezzo metro di lycra con i buchi?
Il Direttore Creativo della Maison fiorentina può considerarsi un vero genio. Divisivo, come ci è consueto conoscerlo. Ficcante. E così, se mezzo mondo, dopo aver assistito all’evento, si indignava sui social: “Ne ho un cassetto pieno, ora le vendo anche io“; quel che avanzava correva a comprarle.
Risultato: introvabili. ‘Tous vendus‘, recita il sito di e-commerce francese Ssense, l’unico in cui si trova il prodotto.
Un’intuizione, d’altronde, che arriva a seguito di un’altra, non meno chiacchierata. I jeans già macchiati d’erba (650 euro) avevano lasciato, anch’essi, tutti perplessi. “No, non è macchiato, è Gucci“, recitava il banner pubblicitario. Storia di ‘corsi e ricorsi‘, una volta, di strappato, si indossavano i pantaloni, oggi è il turno di quel ‘velo’ atto a rivestire le gambe. Antimoda? E perché, dal momento che esiste il termine ‘shit’? Sdoganato da lungo corso nel regno in cui tutto è lecito, ci trasporta, irrimediabilmente, alla Corte di Versaille. Qui vince chi di più stupisce. Chi, con più arguzia, sa far parlare di sé.
Eccoli, dunque, gli accessori feticcio di Gucci, i calzini – tutti – in lana grossa, indossati con i tacchi e con i sandali, oppure bianchi, di cotone, venduti a 110 euro. Irrilevante. In fondo si tratta di ‘superfluo’. Inutile, e per questo ancor più desiderabile, come da sempre, da Maria Antonietta ad oggi, la storia insegna.
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