C’è chi lo fa… con gli acini d’uva
Rimpinzati di lenticchie, come pretende la tradizione. Perché si sa, portano fortuna.. e soldi. Addobbati di rosso, che manco l’Albero di Natale. Della serie: ‘non è vero ma ci credo‘, meglio premunirsi, non si sa mai. E giù ad usanze e scaramanzie, per propiziarsi l’arrivo del nuovo anno. Siamo fatti così, del resto. Adoriamo mescolare il serio al faceto, il sacro al profano. Mix and match diremmo, con i termini forbiti che si usano oggi.
Ebbene, se nella Penisola Italica è così, non da meno – sappiatelo – è quella Iberica. In Spagna la sorte arride a quanti abbiano la consuetudine di mangiare, allo scoccare della mezzanotte, 12 chicchi d’uva. 12, esattamente quanti sono i mesi dell’anno, proprio quanti sono i rintocchi ed inderogabilmente, entro quel lasso temporale, tocca cibarsene, né un secondo di più, né uno di meno. Pegno da pagare, affinché la fortuna rimanga alleata per i 365 giorni successivi. Usanza che, come spesso accade, diventa business. Sono numerose le Aziende che hanno provveduto a mettere in commercio lattine contenenti soli 12 acini, privi di semi e sbucciati. Tanto perché alla pigrizia non c’è mai fine…
Del resto, quello che può sembrare solo un gioco è assurto ormai a rito pagano, sdoganato grazie al notevole impatto mediatico. Ogni Capodanno, la diretta segue i rintocchi della Puerta del Sol, a Madrid. E volendo rintracciare le origini, neppure troppo lontane, della liturgia, basta risalire alla vendemmia del 1909, quando gli agricoltori – causa l’abbondanza del raccolto – si ritrovarono con un eccedenza di uva.
A ricordare, anche qui, che ‘cerimoniale che vince… non si cambia!’
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