Dalla Micronesia al Giappone, quel virus che sa prendersi beffa di noi
Era tra gli ultimi paradisi perduti, territorio immacolato, ancora intatto rispetto alla pandemia che ha condizionato le sorti mondiali nel 2020 e che continua, tuttora, ad imperversare. Ebbene, il Coronavirus ha fatto la propria comparsa anche lì, dove nessuno ‘sperava’ fosse possibile.
Gli Stati federati di Micronesia hanno registrato il primo caso di Covid-19. A riferirlo, il presidente David Panuelo che, in un discorso televisivo alla Nazione, ha definito la notizia “allarmante“, invitando tuttavia i cittadini a “mantenere la calma“. “Niente panico, perché la situazione è sotto controllo“, ha voluto rassicurare.
Trovato positivo, un marinaio di una nave governativa, lo ‘Chief Mailo‘, inviata per riparazioni nelle Filippine. L’uomo e i suoi colleghi sono a bordo, in quarantena, sorvegliati speciali. Scuole, chiese e negozi, al momento, rimangono aperti.
I presupposti, del resto, li aveva creati la decisione di serrare i confini, norma indispensabile per proteggere il Paese dalla pandemia. Un approccio integrale, costoso di enormi sacrifici economici, considerato l’enorme apporto derivato dal turismo straniero; unico possibile, data la debolezza, in loco, dei sistemi ospedalieri.
E… Paese che vai, norme che trovi. Da noi, si è in attesa del prossimo DPCM del 16 gennaio, manco fosse l’ultimo, esilarante capitolo di una serie tv. Qui da tenere mozzato il fiato c’è, ma per ragioni ben diverse.
Dunque, anche se ancora non si tratta di atti formali, in pentola qualcosa bolle e le notizie, bene o male, trapelano. Come si confà – appunto – ai migliori spoiler.
Avviata la campagna di vaccinazione, e questo è un dato. Ma per assistere ai primi risultati bisognerà attendere mesi.
Intanto, pare, lo stato d’emergenza dovrebbe essere prorogato fino al 30 di aprile e rimarrà in vigore anche il coprifuoco, dalle 22 alle 5. Confermato il sistema delle zone a colori, con diversi livelli di restrizioni e l’introduzione di una zona bianca. L’Rt – evidentemente basso – consentirà uno pseudo-ritorno alla normalità. Autonomia di spostamento e attività aperte, senza perdere di vista le regole base di contenimento, dalla mascherina al distanziamento, al divieto di assembramento.
Di contro, previsto lo scatto automatico in zona rossa, quando il tasso di contagi dovesse superare quota 250, ogni 100.000 abitanti.
Rimane – tale si presume – invariato il divieto di circolazione tra le Regioni, anche quelle in fascia gialla. Nelle medesime zone, confermata la chiusura di bar e ristoranti, alle 18. Si vocifera, inoltre, del possibile divieto di asporto, dalle 18, esclusivamente per i bar. Garantite, come finora, le consegne a domicilio e la norma che prevede la possibilità, una sola volta al giorno e per un massimo di due persone (oltre ai minori di 14 anni), di andare a trovare amici o parenti.
Inaccessibili, ancora a gennaio, palestre, cinema e teatri. Potrebbero, di contro, riaprire i musei, nelle zone gialle. A rischio – purtroppo – la stagione invernale, per quanto riguarda gli impianti sciistici.
Del resto, basta sfogliare i quotidiani, per apprendere dell’ennesima nuova riproduzione del virus. La variante sarebbe stata rintracciata, questa volta, in Giappone, su quattro cittadini, reduci da un viaggio nello stato brasiliano di Amazonas. Ad annunciarlo, il Ministero della Sanità di Tokyo. Pare che nulla o poco abbia a che fare, questa versione del Covid, con quella registrata di recente nel Regno Unito. In ogni caso, come è ormai consuetudine, sono già in corso studi sull’efficacia dei vaccini.
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