Quella lunga migrazione in direzione del green

Quella lunga migrazione in direzione del green

Arriva il Covid… e tutti via dalla città. Scherzi a parte, l’esodo verso ‘fuori’ è una tendenza che, nei mesi, si è registrata sempre più presente. Come a dire che, qui, ‘c’è davvero bisogno di cambiare aria‘. E, a risentirne, è stato, in questo senso, soprattutto il settore immobiliare. Calano vertiginosamente le richieste di monolocali, poco meno quelle dei bilocali. Cambiano, insomma, a tal proposito, le carte. “All’inizio del 2021- spiegano gli esperti – ci stiamo rendendo conto che vendere casa è molto più facile che nel 2020. Dopo un anno trascorso per lo più senza uscire, le persone che hanno continuato a lavorare hanno accumulato risparmi e, con il lockdown, hanno capito quali possono essere i limiti delle loro abitazioni“. Fin qui, dunque, tutto ok.

Questo spiega la generale tendenza del momento, ad allontanarsi dalle città e cercare più spazi verdi e/o terrazzi. Le persone, insomma, vogliono migliorare il loro modo di vivere”. Di conseguenza, si fa molta più fatica a vendere i tagli che, prima della pandemia, andavano per la maggiore, “mentre registriamo più richieste, per quanto riguarda i trilocali”.

Ci aspettiamo, quindi, un aumento dei prezzi per determinati tipi di immobili, come gli edifici di nuova costruzione“. Più in generale – si prosegue – “ci attendiamo che la campagna vaccinale, una volta completata, accelererà ulteriormente queste tendenze“, considerato anche il fatto che il settore, al momento, è praticamente fermo, vista la difficoltà oggettiva nel visitate gli appartamenti.

Gettando un occhio ai numeri, dall’ultimo rapporto presentato da Nomisma emerge, per il 2020, una flessione delle compravendite di abitazioni, pari a 46.241 unità, con un calo del 7,7% annuo“In ambito residenziale – è illustrato – l’entità del crollo… si è attenuata grazie ai mercati di provincia, i quali, nella seconda parte dell’anno, hanno fatto registrare un aumento tendenziale del 10%”. Quanto ai prezzi, si segnala una flessione nominale tra lo 0,7% delle città intermedie e il 2% delle più estese, precisando che si tratta di “cali alquanto contenuti, se paragonati all’ultima fase riflessiva, registrata in Italia (pre pandemia)”.

Contrazione, fortificata anche dall’apporto di altre fonti. Le compravendite, nei grandi centri abitati, diminuiscono, stando ai dati, del 16,9% a fronte di un segno più (+1,7%) che caratterizza i territori della provincia. A sottolineare che la grande fuga è in atto e occorre, presto, adeguarsi.

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