Mi nutro del mio stesso sangue, come i vampiri
Il tempo? Quell’antipatico ostaggio al nostro vivere. Almeno per come lo intenderemmo interpretare noi. Perché ogni giorno ci si alza e si intraprende la lotta – impari – contro i radicali liberi e i loro alleati. Armati, noi, di buona volontà, certo, ma da sola non basta. Servono rimedi e rimedi efficaci.
Ridurre i segni che parlano del nostro vissuto, ma lo descrivono nella maniera più triste e impietosa. E dire che mireremmo, invece, all’eterna giovinezza…
Dunque, pur se senza numeri ufficiali, il desiderio di rimuovere il fastidio dal nostro volto, ad oggi, è cosa compatibile con le possibilità che ci offrono scienza e tecnica. Il procedimento in questione prende il nome di PRP, Plasma Ricco di Piastrine e si ottiene, a partire da un prelievo del sangue.
Già utilizzato in altri distretti del corpo e ad altri scopi, il trattamento ha, da poco, ricevuto l’approvazione per l’impiego nel ringiovanimento del viso. “Grazie ai tanti fattori di crescita rilasciati dalle piastrine, il PRP determina, nei tessuti in cui viene trasferito, un importante processo di rigenerazione“, spiegano gli esperti. Gente che conta e che, dell’argomento, ne mastica giornalmente.
Va detto, non si tratta di un filler, né, quindi, produce i medesimi risultati. Diversamente da quest’ultimo, il PRP non dà alcun effetto istantaneo. Attiva, invece, un processo che migliora la texture cutanea e mantiene i tessuti “elastici, più belli e più giovani“. Il tutto, in modo assolutamente naturale, impercettibile e progressivo. Impossibile notare un prima e un dopo, anche per l’assoluta assenza di processi infiammatori.
Bastano – in sostanza – 20/30 minuti per effettuare un trattamento. Il tempo sufficiente per il prelievo, la preparazione dell’emoderivato e il conseguente trasferimento nel derma, tramite una serie di iniezioni, nei punti in cui si vuole dare il via al processo di rinascita. Un percorso, tra l’altro, niente affatto fastidioso, mitigato, nell’eventuale dolore, dalla possibilità di applicare, laddove serva, la crema anestetica.
Per risultati eccellenti, va eseguito ogni 45-50 giorni, tuttavia non esistono controindicazioni nel diradare, secondo le proprie esigenze e desideri, l’appuntamento con aghi e similari. Attenzione, infine, al luogo del trattamento: l’ambulatorio o lo studio che lo effettua deve essere munito di autorizzazione da parte del Centro trasfusionale di riferimento, che abbisogna ne abbia verificato l’idoneità e testato i device.
Un metodo, d’altronde, adoperato anche per contrastare la caduta dei capelli e, nei soggetti predisposti, il progressivo assottigliamento del fusto. “Per questi pazienti si prevede un ciclo iniziale con 5 trattamenti, seguito da altri 3, annui. Di solito, al termine del primo ciclo si ottiene una ricrescita, stimata tra il 10 e il 30%“.
Da tempo, infine, il PRP è utilizzato anche in ambito ricostruttivo, soprattutto nella cura delle ferite difficili, come quelle che si verificano nelle persone diabetiche o in pazienti, costretti a letto da lungo tempo. Il principio è sempre lo stesso: attivare una rigenerazione. Si parla, certo, di riparazione e non più di miglioramento estetico ma, tirando le somme, il risultato non cambia.
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