Ve lo suggeriamo ‘Schietti’. Questo ristorante è da provare
Solo a pronunciarne il nome, si intende quale voglia essere, di fatto, l’obiettivo. E già, la filosofia di Schietto, locale di recente apertura nel cuore di Roma, si riassume proprio così, attraverso un appellativo che racconta di autenticità. E’ sincero, come la cucina che offre ai propri clienti.
Alla mano, come recita il payoff del ristorante e con quel fare tipico, di chi nasce e vive nella Capitale.
“Quando abbiamo immaginato questo locale siamo tornati indietro nel tempo, abbiamo ripescato ricordi dell’infanzia, profumi di casa, il calore e l’accoglienza della cucina di nonna. Abbiamo tenuto stretto quanto ci era più caro e familiare e lo abbiamo ridisegnato insieme a un grande chef come Emiliano Valenti. Pazienza, esperienza e professionalità: Schietto è nato così, dalla grande passione per la convivialità della buona tavola e dalla convinzione che le cose semplici sono spesso le più buone“.
Genuino. Fin troppo, alle volte. Ricco di una spontaneità che, tuttavia, è ben lungi dal risultare banale e nutrito di spirito sagace, verace, perennemente incline alla battuta.
Negli spazi, un tempo appartenuti ad Alchimia Food Lab, tra i soci, Giulia Marulli rimane il solo elemento di continuità. Per il resto, tutto è cambiato e, in cucina, brilla, ora, il talento di Emiliano Valenti, più volte al fianco, in precedenza, di chef stellati: da Bruno Barbieri a Cristina Bowerman.
Dunque, in zona San Giovanni si respira aria di novità. New entry che, però, sa di tradizione, fedele alla sua etichetta, persino nei piatti. L’offerta varia quattro volte l’anno, secondo un mutare stagionale, con circa cinque proposte, per ciascuna portata. Si va, pertanto, dalla Crema di zucca con caprino mantecato, amaretti e olio verde, oppure, per chi intende spingere, sin dall’antipasto, con le proteine, la scelta si dirime tra una Tartare di manzo o un Ovetto poché.
Tra i primi, inutile dirlo, c’è proprio ciò che si spera di trovare, accomodandosi a tavola: la Carbonara, decisamente ben fatta; l’Amatriciana viene, al contrario, rielaborata per l’occasione. In questo caso è di tonno; mentre le Fettuccine ai porcini sono impreziosite dall’aglio nero e dal pecorino canestrato, grattugiato a scaglie.
Ad esclusione del baccalà, i secondi sono decisamente carnivori: filetti, carrè, guance… e su tutti, una super gustosa Quaglia alla Cacciatora. Dolci fatti in casa, in versione obbligatoriamente classica e chiusura, affidata alle Distillerie Capitoline, marchio dello stesso Valenti, che realizza vini fortificati, vermouth e interessanti gin, da bere in purezza.
Tavoli disponibili anche all’esterno, apertura sia a pranzo sia a cena. Non rimane che provare, per rimanerne ‘schiettamente’ colpiti.
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