Cene e cenoni… al ritmo della Pandemia

Cene e cenoni… al ritmo della Pandemia

Parliamoci chiaro: sono banditi baci, abbracci e strette di mano, perché quest’anno, a tavola, fidarsi è ben ma, come si suol dire… Insomma, la vera acrobazia di queste Feste consiste non tanto nel barcamenarsi tra pasti pantagruelici e parenti semi-sconosciuti, quanto piuttosto nel donarsi, con il contagocce infilato tra un gesto affettuoso e l’altro. Merito, demerito della pandemia.

Dunque, ognuno mette a punto il proprio decalogo, in un territorio ancora inesplorato, al confine tra la medicina e il galateo. Ed emergono, così, diversi tipi di saluto, posti a tavola non ravvicinati, ambienti interni più o meno areati, brindisi distanziati e una regola generale: prudenza, senza drammatizzare. “Nelle famiglie non c’è sempre accordo su tutto“, spiegano gli esperti. “La consanguineità non garantisce unità di vedute. Non solo tra famiglie, ma anche all’interno dello stesso gruppo parentale e nelle relazioni amicali ci possono essere sensibilità diverse sui rischi che si corrono o anche su cosa è più importante. Siamo portati a pensare che o si fa tutto a Natale o niente. Invece dobbiamo sdrammatizzare, sperando anche di riuscire a recuperare, da un’altra parte e in un altro momento“.

VOCE AI NUMERI

Un Natale in famiglia, per 9 Italiani su 10. Questo il dato, secondo cui le festività rappresenteranno “l’occasione per rivedere amici e parenti che non si vedono spesso“. Ma già da diverse settimane nelle famiglie sono scoppiati piccoli contrasti, con una prevedibile spaccatura tra chi è più e chi è meno prudente. C’è chi si è già limitato ad invitare unicamente i vaccinati; chi sollecita il tampone a tutti gli ospiti, chi chiede di lasciare le scarpe all’ingresso e levare la mascherina, solo per mangiare.

Giusto? Sbagliato?

Di fatto, c’è chi ha considerato tra le idee regalo, il fatto di presentarsi in casa altrui con un tampone preventivamente eseguito, anche se non richiesto. Della serie… cortesie per gli ospiti, di ultima generazione. Di fatto, appena entrati in casa, sarà bene correre a lavarsi le mani. E, in numerose abitazioni, si è pensato di dotare ogni nuovo entrato di una saponetta e un asciugamano personali, da utilizzare nel corso del pranzo o della cena. Ma è sul tema saluti che la fantasia si sbizzarrisce. Non è soltanto la stretta di mano. Pare che anche toccarsi il gomito risulti rischioso, giacché non consente di conservare un adeguato distanziamento. C’è, quindi, chi si porta la mano sul cuore; chi adotta il saluto con i piedi e chi preferisce far riferimento, persino, al tipico namasté indiano o il wai thailandese.

Il più gettonato resta, comunque, il porgere e sfiorare le nocche dei pugni, a meno che non si propenda per il sistema più pratico e tradizionale: tenersi a distanza e fare ciao con la mano.

LA NUOVA LITURGIA DELLA TAVOLA

Diverso è il discorso, a tavola imbandita. Occorre, a questo punto, farsi aiutare dal buon senso: piatti distanziati sessanta centimetri l’uno dall’altro; finestre periodicamente aperte e ambienti areati, compatibilmente con le basse temperature. Bicchieri alzati al brindisi, senza farli toccare. Sembra complicato, ma non è impossibile. Del resto, il periodo di Natale non è mai stato un momento semplice. “Le festività sono anche piene di tensioni familiari. C’è sempre da fare una scelta… si vedono persone che, magari, non si frequentano da tanto tempo. Vengono fuori anche storie vecchie, ma poi si trovano nuovi equilibri. C’è tutta una letteratura sull’argomento“.

E’, in sintesi, il bello e il brutto delle Feste. Richiedono pazienza e capacità di mediazione e c’è di buono che ad un certo punto passano anche loro. Svaniscono, alla stregua del resto. Cerchiamo di fare in modo, perciò, che ci lascino solo bei ricordi.

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