Un ululato nel buio ed è subito fascinazione e magia
La Bestia, dentro, ce l’abbiamo tutti, ma raramente ci prendiamo la briga di scriverci su, intimoriti che si possa scorgere – da fuori – il peggio di quel che Noi siamo. Ebbene, c’è chi, in tal senso, si è ingegnato ed ha escogitato un’adeguata chiave di lettura, più romantica e romanzata, se vogliamo e, perciò, più sopportabile, ma ugualmente funzionale, nel descrivere quanto – appena volendo – si potesse comprendere.
LICANTROPO
In tal maniera viene, dunque, definita una tra le figure mitologiche più celebri e ricorrenti. Di storie e prodotti mediatici, al riguardo, ne abbiamo finito per perdere persino il conto. Certo è che l’idea della leggendaria creatura risiede, ormai salda, nello spazio di un tempo infinito e – quel che più conta – costeggia, tratto tratto, le culture che si sono avvicendate, praticamente ad ogni latitudine. Tracce e riferimenti, in merito al mito in questione, sono presenti in Occidente, nell’estremo Oriente, in Egitto, in America…
Il mondo ai suoi piedi, atterrito e affascinato e Lui, aberrato dal mondo, parte pregna del mondo stesso.
Dunque, evidenziarne le caratteristiche è compito assai arduo, tanto si è raccontato sulle sue peculiarità. Persino in merito all’aspetto c’è confusione. Lo è raffigurato alla guisa di un Lupo, come una sorta di ibrido dalle dimensioni sconcertanti – a seconda dei casi – capace di muoversi su due zampe e mantenere la mobilità pressoché totale degli arti superiori.
Generalmente, di colore nero; anche se neppure su questo particolare esiste una letteratura regolamentata. Ad di là delle fattezze fisiche, tuttavia, ad incuriosire è la sua indole… Come dire, la componente psicologica, che più strettamente lo riguarda. Cosa succede quando la natura umana abdica… al Lupo? La mitologia lo determina, a questo punto, come un essere privo di senno, mosso da ferocia, animato dalla volontà di distruggere; stando ad altri, non sarebbe rinunciatario dell’individuale coscienza, arricchendola – pur tuttavia – di furbizia e sviluppato istinto, tipico dell’animale totemico.
TRASFORMAZIONE O STATUS QUO
Sebbene, a livello narrativo, capiti di scambiarlo o sovrapporlo con la figura del Lupo mannaro, i due esseri non sono – al di là di quanto ci abbiano lasciato immaginare – la stessa cosa. Nel primo caso abbiamo a che fare con un uomo che, per via di un maleficio, finisce per assumere le sembianze in un imponente essere dissennato; l’altro, differentemente, è – di per sé – un lupo, dotato di caratteristiche antropofaghe, svincolato dai concetti di trasformazione o stregoneria.
UN ULULATO… ANTICO COME L’ETA’ DEL BRONZO
Come si fa, poi, a tracciarne in maniera ordinata la storia? Da sempre, l’essere umano guarda al quadrupede con ammirazione, sospetto, paura… talvolta, addirittura, odio, condizionato dalla cultura dell’epoca in cui vive e dovendosi adeguare a lottare per la propria sopravvivenza. Un eventuale punto di partenza è possibile, forse, rintracciarlo, nell’avvento dell’era contadina, con il lupo che, fonte di pericolo per il bestiame, si dirige incontro ad una prima demonizzazione. Evidenze di uomini ‘trasformati’ sono presenti già nell’epopea di Gilgamesh o nella Bibbia, oltre che arricchire la cultura greca e romana e diffondersi, in seguito, in tutto l’Occidente e nel Medio Oriente. Basti pensare a Le Metamorfosi di Ovidio.
Il Cristianesimo deve aver, più in là, esacerbato la demonizzazione, associando l’animale al direttamente a Belzebù e stigmatizzandolo, per conseguenza, al ruolo di protagonista di riti satanici e di magia nera.
QUANTA LETTERATURA A PROPOSITO…
Fantasie e, per molti, solo questo. Tuttavia – e la storia in esame non fa eccezione – talmente diffuse, da farsi corpo unico con storie, leggende, e romanzi oltre che – in tempi più recenti – una ridda di film e serie tv.
Quindi, per quanto concerne la parte editoriale, tra i prodotti maggiormente diffusi rientrano Guillaume De Palerne (poema del 1200); Il signore dei lupi (1856) di Alexandre Dumas padre; Male di luna (1913) di Luigi Pirandello; Unico indizio la luna piena (1983) di Stephen King e Harry Potter e il prigioniero di Azkaban (1999). A tema, figurano, pure, la serie di pellicole Howling (1981-1995), gli ultimi due capitoli de Il Signore degli anelli, la saga di Underworld (2003-2012) e quella di Twilight (2009-2012). E neppure il piccolo schermo si è astenuto dalla causa, proponendo, ad esempio, Le notti del lupo (1997-1998), Buffy l’ammazzavampiri (1997-2003), Teen Wolf (2011-2017) e Wolfblood – Sangue di lupo, in corso dal 2012.
Ma la lista – Signori cari – è ancora tanto, tanto lunga…
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