L’ostracismo tracotante di chi non sa vedere… o non vuole
Nell’antica Atene e nelle città che ne imitavano la Costituzione, era il bando, che colpiva il cittadino, ritenuto pericoloso per la sicurezza dello Stato. Così ci insegna il frammento, in terracotta (óstrakon), sul quale è stato rintracciato il nome di colui che era ‘inviso’ all’assemblea popolare.
Oggi, che gli Stati Uniti attraversano un momento sconcertante – ricordiamo la mole immane di cadaveri: 2,3 milioni, accumulati negli ultimi mesi, tanto per dirne una – c’è chi, invece di spegnere ardori ribelli e focolai di protesta, cavalca, con il suo dire, i ritmi del malcontento, alimentando la combustione.
“Abbattiamo le statue raffiguranti Gesù“
“Sì, penso che le statue che raffigurano Gesù come un europeo bianco debbano essere abbattute. Sono una forma di suprematismo e lo sono sempre state, nella Bibbia. Quando la famiglia di Gesù voleva nascondersi, indovinate dove è andata? In Egitto, non in Danimarca. Buttatele giù“. Ecco, dunque, il tweet, pubblicato da Shaun King, scrittore americano e attivista per i diritti civili, in prima linea durante le marce anti-razziste che, in queste settimane, hanno caratterizzato – di più -scosso l’America.
A New York divampa la polemica per la rimozione della statua del presidente Roosevelt dall’ingresso dell’American Museum of Natural History. E’ colpevole – secondo una sentenza mai redatta – di essere raffigurato a cavallo, con al seguito un afroamericano e un oriundo, loro, a piedi. E King rilancia. Che vengano rasate al suolo le statue di Gesù, di Maria… non hanno più senso, così come sono.
Chi frequenta gli ambienti cattolici lo sa bene: le ricostruzioni storiche descrivono un Cristo ben diverso da come siamo abituati a conoscerlo, secondo gli insegnamenti della tradizione occidentale. Ha ragione.
“Gli americani bianchi, che per centinaia di anni hanno comprato, venduto, scambiato, violentato e schiavizzato a morte gli africani, in questo Paese, semplicemente non possono avere quest’uomo, al centro della loro religione“. Per l’attivista, è necessario restituire il vero volto al Messia. Un uomo dalla carnagione scura. Un uomo – insomma – di colore.
“Il Gesù che pregate è l’esegesi del suprematismo bianco“
“Se la vostra religione richiede che Gesù abbia i capelli biondi e gli occhi azzurri, allora la vostra religione non è il cristianesimo, ma il suprematismo bianco“, incalza l’intellettuale. Una provocazione, che si aggiunge ad infervorare il clima già teso, relativo all’uccisione, a Minneapolis, dell’afroamericano George Floyd.
Ma che può significare tutto questo, nel momento in cui, dalle parole, si rischia di passare ai fatti?
Sono già numerosi gli atti vandalici, ai danni di quanti classificati come ‘simboli colonialisti’. I quotidiani raccontano di persone che abbattono monumenti. Non ultimo, quello dedicato al missionario spagnolo: San Junípero Serra, accusato di “genocidio nei confronti dei nativi“. Pensare che Papa Francesco l’ha proclamato santo, proprio in virtù del suo operato. Per aver difeso – cioè – la “dignità della comunità indigena“, a fronte di “coloro che l’hanno maltrattata e abusata“.
Una croce, a quanto pare, tira l’altra. E così via, all’assalto delle icone cristiane, anche in Europa. Nella città di Firenze, durante le manifestazioni antirazziste, una teca contenente un affresco dedicato alla Vergine è stato sfregiato, con lo slogan: Black Lives Matter, impresso con la bomboletta.
Che serve – dicevamo – alimentare l’astio, promuovere la violenza, per rivendicare idee anche legittime… ma è questo il modo?
La risposta del presidente Trump
La replica, da parte dell’establishment governativo, non si è fatta attendere. Tramite tweet, la consulente legale del presidente Trump, Jenna Ellis, ribadisce, con forza: “Se provassero a cancellare il cristianesimo, se mi costringessero a scusarmi o abiurare alla mia religione, io non mi piegherò, non esiterò“. All’avvocato, fa da sponda King, che rintuzza: “Sta solo difendendo il suo essere bianca. Il cristianesimo bianco ha bisogno di un Gesù bianco. Non si tratta di generosità o gentilezza, né di proteggere i deboli, ma del suprematismo bianco. Attaccate ‘Gesù bianco’ e attaccherete la sua religione“.
Concediamo il ‘beneficio del dubbio’. Per una volta siamo generosi, mettiamo da parte convinzioni ed insegnamenti vari e diamo credito a tutto quel che ci viene detto. Il punto, però, resta un altro. Non è una questione di ‘tinteggiatura’. Che importa pregare un Dio bianco, piuttosto che uno nero, se poi non si è capaci – neppure nei giorni in cui la morte ci bussa a casa e ci guarda negli occhi, uno ad uno – di tendere una mano al prossimo, in segno di pace?
Ricordare chi siamo: tutto qui. Il resto sono solo sciocche chiacchiere…
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