Sharon: stella cadente di Cielo Drive
Cominciate con il segnarvi questo indirizzo. No, non è un posto speciale o, almeno, forse lo era, o meglio, lo sarebbe potuto diventare… per me. Ma non c’è stato tempo.
Segnatevelo, perché è da qui che inizia questa storia. Da una strada altolocata di Cielo Drive. Los Angeles è così, in certi suoi aspetti infinitamente agiata, gradevole, accogliente…. In altri, infinitamente crudele. Agosto è iniziato da poco.
Sto trascorrendo una serata simpatica tra amici. Nulla di che. In casa siamo in quattro, adesso, in totale. C’è il mio parrucchiere, Jay Sebring. Un regista polacco amico di mio marito, Wojchiech Frykowsky con la fidanzata di lui, Abigail. Abigail Folger.
Se accostate appena l’orecchio, da fuori si sente ancora l’eco delle risate. Cristallizzato lì, a fermare un attimo sereno, spensierato, intimo, per certi versi. Risate. Sorrisi benevoli, sapete quelli che misurano di serenità? Chi lo avrebbe detto che sarebbero state le ultime…
Certo, il caldo si fa sentire. Non aiuta la stanchezza, ma tant’è. Tra circa due settimane dovrò partorire e l’emozione, talvolta, sa come superare persino la fatica.
Avevamo invitato anche Sergio, ad unirsi a noi; Sergio Leone, convinti che venisse ma, proprio all’ultimo ha disdetto. Poco male…
Mi agita, invece, l’idea che Roman sia lontano. E’ a Londra per lavoro e il fatto che manchi così poco al parto mi inizia a pesare.
Prima ancora siamo stati al ristorante. El Coyote è il mio preferito. Che volete… mi viziano… Hanno promesso, loro, di non lasciarmi mai sola. Che ironia, non avrebbero potuto essere più di parola!
Basta spingere un interruttore per fare un viaggio nel buio. Io non ho avuto modo, né tempo, neppure per questo. Non mi sono accorta, ingenuamente, stupidamente… Non ho avuto percezione del pericolo. Non lo dico per me, ma per la creatura che portavo in grembo.
Supplico. Imploro di lasciarmi altre ore. Altri giorni… Quelli necessari per mettere alla luce mio figlio ma, evidentemente non c’è verso.
Immaginate di stare seduti a teatro. Già, perché quella che sto per descrivervi ha tutta l’aria di una messa in scena teatrale. I corpi stesi a terra, massacrati. Uniti da una corda che ne tiene stretto il collo. Avvinghiati ad un guinzaglio mortale. Cani, noi, con addosso il peggiore dei destini. Altri corpi sul prato antistante la casa.
Il mio lo ritroveranno posizionato vicino al divano. Io non so raccontavi la ferocia, perché non mi appartiene. Ma non saprei trovare un altro termine per dirvi delle 16 coltellate che si riversarono, nel giro di poco, su di me. Sul mio bambino… La polizia, più in là, avrebbe sentenziato che ne sarebbero bastate anche solo 5. Ma che gusto c’è, se non nel superfluo? Il lusso è nell’inutile, non nel necessario.
Non riesco ancora a comprendere come una donna possa fare questo a un’altra donna….
Susan Atkins avrebbe dichiarato che era stanca di sentire la mia voce che le chiedeva pietà. Sadie… era stanca. Così l’interruttore lo ha spinto lei, insieme a quelli che erano con lei, quella sera.
Il mio ultimo pranzo l’ho trascorso con due amiche: Joanna Pettet e Barbara Lewis. Scusate, divago… ricordo a sprazzi perché la mente, se obbligata, tende a sottrarsi.
Pensare che quel nuovo indirizzo doveva essere foriero di felicità. Il punto da cui cominciano i sogni… Invece, con sé, ha portato solamente sventura. Noi, i coniugi la Bianca… abbiamo fatto tutti una fine orribile. Senza motivo.
Mi correggo, senza un motivo apparente, senza logica; perché, a dire il vero, loro le proprie motivazioni ce le avevano, eccome. Noi eravamo… siamo stati le vittime della profezia dell’Helter Skelter.
Abbiamo acquistato la villa da Candice Berghen e Terry Melcher, il figlio di Doris Day. Lui è un influente proprietario discografico. Di più, lui è l’autore del rifiuto che mi ha condannata. Le velleità artistiche di Charles Manson si sono interrotte con il suo no. Si può negare la gloria a chi si definisce, al tempo stesso, reincarnazione di Dio e Satana?
Qualcuno doveva pagare. Ho pagato io. Oh no, non confondete. Lui ha armato i suoi, ma non ha fornito loro una meta. A farlo, è intervenuta quella che, generalmente, prende il nome di fatalità. La sorte ha voluto che bussassero alla mia porta. Punto. E magari avessero bussato. Forse qualcuno si sarebbe salvato…
Guardate, ho gli occhi asciutti perché, nella frenesia di quegli istanti, non c’è stato spazio per il dolore. L’ha sopraffatto la disperazione, l’irreversibilità di quel che stava accadendo.
“La mia vita è stata interamente decisa dal destino. Non ho programmato niente di ciò che mi è successo“. Non ve lo sto dicendo adesso. E’ una risoluzione a cui sono arrivata tanto tempo fa. Magari è giusto così. Accade, come forma di risarcimento nei confronti di chi conduce una vita infelice. Meno agiata, meno fortunata… Io sono sempre stata felice. Baciata dal bello. Privilegiata dalla grazia…
Roman l’ho conosciuto mentre giravamo a Londra Cerimonia per un Delitto. Lui cercava un’interprete per il suo prossimo film. Forse il mio destino era scritto proprio lì, in quell’incontro. Forse, se non fossi stata la signora Polanski…
In fondo va bene così. E’ stato tutto così assurdo… e breve. Nella peggiore delle ipotesi, non ho fatto nemmeno in tempo a rendermi conto… La paura? Non la ricordo. Non ricordo nulla perfettamente, se non il rosso del sangue che, ad un certo punto, ha cominciato a sporcarmi i vestiti. Le carni macellate hanno un che di naturale, in fondo. E’ l’esistenza che fa il suo corso. Ci si abitua anche a questo…
Oh Roman… ci descrivevano come la ‘coppia imperfetta‘. Ci raccontavano “cool, nomadi, di talento e scioccanti“. I due che abitavano… nella ‘casa dell’amore‘.
Mi hanno sepolta, tenendo tra le braccia il piccolo Paul. Un mai nato… Se vi dovesse capitare di passare per la California, a Culver City, è lì che trovereste pezzi di me e di lui. E’ lì che c’è la mia tomba.
“Era così autentica. Non contaminata dal successo“. George Harrison
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