Merope’s Tales (capitolo 12)

Merope’s Tales (capitolo 12)

Gambe. Gambe lunghe… vellutate. Cosce… affusolate. Ginocchia, polpacci, caviglie… da far girar la testa. Gambe, assicurate per la cifra ragguardevole di 500.000 franchi.

Avete chiuso gli occhi? Le state immaginando? Ebbene, adesso – secondo esercizio – associatele ad una voce. Ascoltate…

Su questa terra – recita – la mia sola gioia, la mia sola felicità è il mio uomo. Ho donato tutto quello che ho, il mio amore e tutto il mio cuore, al mio uomo. Anche di notte, quando sogno, sogno Lui…“.

Ora, sommiamo gli indizi e cominciamo a collocarli nel tempo. Diamogli una data, tanto per cominciare. Posizioniamo le idee in direzione di un lontanissimo 3 aprile. Siamo sul tramontare dell’800 e, proprio allora, mentre il secolo incontrava la sua Luna, nasceva Lei, Mistinguett (ora abbiamo persino un nome), pseudonimo di Jeanne Florentine Bourgeois: attrice, ballerina, cantante… e molto altro.

Una Vedette, per farvela breve, al tempo in cui emergevano talenti come quello di Maurice Chevalier o Joséphine Baker. Della Venere nera vi ho già raccontato, ricordate? Ma non divaghiamo.

Jeanne Debray e Antoine Bourgeois vivevano, all’epoca, in un modestissimo appartamento della rue du Chemin-de-fer. Al numero 5, il trentunenne campa alla giornata. Sua moglie, di dieci anni più giovane, si adopera, invece, come sarta, dedicandosi alla produzione di cappelli. Lui è prima carpentiere, poi materassaio… si arrangia, mettiamola così e non appena la piccola di casa raggiunge l’età per poter essere d’aiuto, viene assoldata a sua volta; addestrata, alla pari dei genitori, a guadagnarsi il suo. Un’infanzia e un’adolescenza, insomma – lo avrete certamente compreso – ai limiti dell’indigenza. Senza contare che, alla nascita di Marcel, le bocche da sfamare aumentarono ulteriormente.

Se lo desiderate, giunti a questo punto, rimproveratemi pure. E’ sempre la stessa storia… quella di una piccola Cinderella armata dell’ambizione di diventare un’artista. Aspirazione che, nel caso specifico, non mutò con il trascorrere dei giorni e anzi… finì per destare la preoccupazione dell’oramai vedova, che non vedeva certo di buon occhio la vocazione della figlia. Quel mondo ‘immorale’, tale lo riteneva la Signora, non prometteva niente di buono. Tant’è. L’ostinazione vinse.

Iniziò – la nostra – a seguire corsi di canto e violino a Parigi, ma l’incontro che si rivelò realmente determinante fu quello con Alice Ozy. Tra le più celebri attrici del Secondo Impero, la donna permise alla piccola di affinare le sue doti e la introdusse, via via, in quell’universo variopinto, scoppiettante, imprevedibile, inseguito e sognato fino a pochi istanti prima.

Entrare a pieno titolo tra le fila dello Spettacolo voleva dire, pure, ricavarsi un nome. Mistinguett nacque proprio così, sulla falsariga di un’operetta che, nel 1890, riscuoteva un certo successo. Miss Helyett, l’eroina tracciata dalla penna di Edmond Audran, tanto assomigliava alla deliziosa Jeanne e sembra, appunto, che durante un viaggio in treno, Saint-Marcel – suo Pigmalione – sentendola canticchiare La Vertinguette abbia avuto l’idea.

Divenne, insomma, quel che divenne, con tutto quel che segue. Vale a dire il debutto al Petit Casino, un teatro chiuso, più in là, nel 1947 e situato, nei suoi anni d’oro, al 12 di Boulevard Montmatre. Allora Florentine aveva appena 15 anni. Seguì, nel 1894, l’esordio presso il Trianon-Concert, location inaugurata proprio quell’anno. Cantava: Max, Ah c’que t’es rigolo ma, per l’occasione, non riuscì a stregare il pubblico. Fu, quindi, la volta dell’Alcazar d’été; poi, ancora, a distanza di tre anni, toccò all’Eldorado. Qui, vestiva i panni di gommeuse, un personaggio eccentrico dell’alta società.

Fu una sorta di alchimia: fascino da vendere, sensibilità, presenza scenica la condussero dritta dritta in direzione del Moulin Rouge. Grazie all’intercessione di Max Dearly – un nome, nel mondo del VaudevilleLa Revue de la Femme e La Valse chaloupée si dimostrarono due scelte vincenti.

Ispirata – quest’ultima, in particolare – alla Danse Apache. E qui, tocca aprire una parentesi. L’origine è francese e trae spunto dalla cultura di strada del periodo che, a sua volta, si rifaceva all’omonima tribù nativo-americana. Un ballo un po’ brutale, a ben guardare; di sicuro folklore, in cui la messa in scena prevedeva una violenta discussione tra un uomo e una donna. Nella fattispecie, si sarebbe potuto trattare di un pappone, alle prese con una tra le sue prostitute. Una simulazione, compresa di schiaffi e pugni; spinte, strattonamenti, con tanto di dimenamenti vari e finti svenimenti. Il che, richiedeva, tra l’altro, una certa dose di competenze acrobatiche. Insomma, posizionato il ballerino finalmente a terra, la bella Mistinguett, definitivamente emancipata, era pronta per lanciare ‘il cuore oltre l’ostacolo’.

Fu così che approdò a le Folies Bergère e fu in quella stessa occasione che scattò… l’inaspettato. L’incontro con Maurice Chevalier, in virtù delle audizioni per la La Valse renversante si era rivelato galeotto di un sentimento che si sarebbe protratto, a dispetto dell’età di entrambi e pure del lavoro, per oltre dieci anni. Un legame, ben diverso da quello che lo aveva preceduto. Era stata innamorata, Jeanne, prima della più fresca liaison, di un ricco ereditiere brasiliano, tale Léopold De Lima, dal quale aveva avuto persino un figlio.

Ecco, vi chiedo, adesso, di fare un passo indietro e di tornare ai versi della famosa canzone – Mon Homme – con cui vi ho introdotto questo capitolo: “Sono così attratta da Lui che sto per impazzire. Appena mi tocca è finita. Sono sua“, prosegue il brano. E ancora: “Mi farebbe fare qualsiasi cosa. Ucciderei, parola mia. E sento che mi farebbe diventare cattiva, ma sono solo una donna…“. “Per lasciarlo, è pazzesco, mi hanno offerto… altri uomini. Detto tra noi, non valgono molto tutti questi uomini…”.

Perché mi soffermo a sottolineare queste parole? Poiché, in parte, si rivelarono profetiche. Quando Chevalier rimase ferito e venne poi imprigionato, nel 1914, in concomitanza con la Prima Guerra Mondiale, la maliarda e conturbante Star si offrì di lavorare come spia, pur di far liberare il suo compagno. Ebbene, quando si dice ‘la determinazione’. Nonostante la scarsa preparazione e la poca fiducia da parte dei Servizi di spionaggio francesi, Jeanne riuscì nel suo intento. Ottenne le informazioni necessarie. In particolare, quelle estirpate all’Ambasciatore austro-ungarico presso Berlino e, merito gli eccellenti risultati, fu inviata a Madrid, dove il re Alfonso XIII di Spagna manteneva stretti contatti con il Governo tedesco.

Bastò una sua intercessione e Chevalier venne liberato.

Se questa è la potenza che ne scandì la passione, non da meno si descrisse la carriera, costellata da circa 70 film. Il primo, girato nel 1908. L’Empreinte ou la Main rouge, questo il titolo, vedeva alla regia Henri Burguet. Una pellicola priva di sonoro, che si addiceva ai tempi, primogenita di tante altre, che videro protagonista, a partire dal 1936, anche la voce.

Già, la voce. La traccia che lasciava nei cuori di chi l’ascoltava l’aveva spinta sino in Inghilterra, a Londra e più in là, financo a New York e a Buenos Aires. Poi l’aria cambiò.

Durante il Secondo Conflitto l’atteggiamento sarà diverso. Dimesso, rispetto alla precedente occasione. Discreta, Jeanne o poco intenzionata a mostrare i suoi reali pensieri al riguardo di battaglie, evidentemente, non sue.

Già, dacché il combattimento, dal personale punto di vista, era altrove. Tra le braccia di un maschio magari anche violento ma di indiscutibile carisma. Mon Homme fu ripresa, poi, da Channing Pollock, che ne scrisse una versione Made in England interpretata da Fanny BriceMy man o in qualsiasi modo la si voglia chiamare rimane, tuttavia, ancora oggi, un vessillo. Un classico, per dirla nella maniera moderna, ripreso e spesso reinterpretato. Eppure, mai un testo rimase tanto giustamente incollato addosso a chi, per primo, volle interpretarlo: “Colei che non ha provato anche queste cose, non osi venire per prima a gettarmi la pietra. Essere così attratta da un uomo è il peggiore dei mali. Ma è conoscere l’Amore sotto la sua vera luce. E dico che si deve perdonare quando una donna si dona all’uomo da cui è attratta“.

Ancora adesso, quando i cittadini Francesi appellano qualcuna definendola Mistinguett, non fanno che rievocare quella giovane donna, smagliante di vita e dagli enormi copricapo che hanno segnato, anche quelli, la storia del Vaudeville, da Parigi a Las Vegas.

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