Chiacchiere maliziose e agghiaccianti verità

Chiacchiere maliziose e agghiaccianti verità

La pomata giusta… ve la consiglio io. Applicatela la sera, con una media, più o meno, di 24 ore. Mi raccomando, siate costanti… Desiderose di farvi del bene…

Perché rido? Lo dovreste sapere. In fondo, non lo avete forse letto sui giornali? Del resto, sono o non sono ‘la più piccante pupa Jazz del Cinema‘? Dunque, smettetela di interrogarvi!

La terapia, in ogni caso, me l’ha prescritta… Lui, il Dottore. William Earl Pearson è il medico più costoso ed elegante della Società bene. Se me lo consentite, chi meglio avrebbe potuto curarmi? Oh, i nervi… vi dico… e l’insonnia. La notte, proprio non riesco a chiudere occhio… No sapete il tedio… Invece, Lui interviene e… (ride ancora). Maliziosi, cosa state immaginando?

Adesso vengo a sapere che quella poveretta di sua moglie non solo gli ha messo alle calcagna un investigatore ma, addirittura, ci ha citati in giudizio. Nell’istanza di divorzio mi si accusa – ripeto testualmente – di ‘complicità in adulterio‘. Quali sono le parole tecniche, esattamente? Ah, sì: alienazione degli affetti. Baggianate! Lui era lì… Io ero lì… Oh, insomma, donnette, imparate a tenervi stretto il vostro uomo! Così, per chiudere la faccenda, mi trovo costretta a sborsare la bellezza di 30.000 dollari. Non bastassero già i debiti di gioco!

Poi, diciamola tutta: non è che una piccola, infinitesimale… défaillance. Corvi! Stanno tutti appollaiati lì a guardare. Aspettano… per non parlare di quella iena. Altro consiglio: questo, però, prendetelo sul serio. Evitate di confidarvi con la vostra segretaria privata. Vi dirò di più: evitate… una segretaria privata. La mia, Daisy DeVoe, una biondina dalla faccia piuttosto sveglia, presenta tutti i tratti di una ‘rana dalla bocca larga‘. Va riportando a destra e a manca le mie cose, nemmeno fossero le sue!

Al Graphic C, che evidentemente l’ha ben remunerata, ha spifferato tutti i retroscena delle mie liaisons degli ultimi quattro anni. Roba, che certi accadimenti non me li ricordo neppure Io ma Lei, la furbetta, ha trascritto, riga dopo riga, ogni particolare. ‘La malizia è negli occhi di guarda‘, ecco! E Lei, la malandrina, ha voluto approfittare della mia ingenuità… Quando, poi, non ho ceduto ai suoi ricatti, ha pensato bene di vendicarsi.

Hanno cominciato a dire, in giro, che l’aria era ‘impregnata dell’odore dei miei amplessi’. Bene! Siete infastiditi? Giratevi e andate oltre e invece no! Macché! Non vedevano l’ora di puntare il dito, giudicare, criticare e bisbigliavano, sussurravano…

Ebbene, sappiate che nel mio salone, quel Salottino cinese tanto rinomato campeggia, da qualche tempo, una statua del Buddha. Troneggia nella stanza, affascinante e… si-len-zio-sa. Vede, sa, conosce… e tace. Possibile che non riusciate a fare lo stesso?

Già, la viperetta ha segnato i nomi, uno ad uno e li ha sciorinati, con una disinvoltura che mi crea raccapriccio. Eddie Cantor, Bela Lugosi, Rex Bell…. mi viene di nuovo da ridere… Sì, non mancava neppure Gary Cooper. Che volete? Io vado d’accordo… con tutti!

La squadra campione di Baseball dell’Università della California meridionale? Lo ammetto, nutro un forte debole per l’Orda Tonante. Sono così sportivi e aitanti e pieni di vita… Tra loro c’era persino un tale, Marion Morrison… ma è probabile che voi lo conosciate con un altro nome: John Wayne. Insomma, mi divertiva intrattenerli durante il weekend! Non trovate anche voi che un tantino di confusione metta allegria? E che male c’è se, per mantenersi un po’ su di giri si ricorra al bere… Beh, caviale e champagne, d’altronde, a casa mia, non sono mai mancati e neppure le carte da gioco. Anzi, vi confesso che, in mancanza di ospiti, sono avvezza cimentarmi nel Poker con la domestica, o la cuoca, o lo chauffeur. Non ho pregiudizi, Io! Perché credete mi chiamino la ragazza ‘ECCOMI!

Che male c’è, ditemi voi, ad essere generosi? Sì, lo ammeto, ho fatto qualche regalino, qua e là: gemelli in oro, accendini, liquori… Sì, è vero, in genere, al tavolo verde perdo e perdo tanto; ma saranno pure affari miei, o no? State sicuri che stavolta, però, la causa la vinco. Daisy è maligna e mi accusa di gesti orrendi… Questo, davvero, non glielo posso perdonare! Quanto è vero che mi chiamo Clara Bow, ho una reputazione da difendere!

Magari, dovrei sposare Rex… forse così le acque si calmerebbero, almeno un pochino o forse la mia carriera, oramai, è rovinata. Il punto è qui! Come faccio, adesso, a ri-attappare il vaso di Pandora?

Voi della Stampa, ascoltate! “Ho lavorato sodo per anni e ho bisogno di un periodo di riposo. Perciò, avrei intenzione di andare in Europa, per un anno e più, quando scadrà il mio contratto…“. Ah… è bastato un crollo nervoso e quegli stupidi della Paramount il contratto non me lo hanno più rinnovato. Poi ci si è pure aggiunta la storia delle valvole… Nel mio primo film sonoro, L’allegra brigata, sarei dovuta esordire in scena, entrando di gran carriera e salutando le mie ‘colleghe’, nel dormitorio femminile. “Ciao, gente!” Era la battuta. Quell’incapace del tecnico deve aver dimenticato di regolare il volume. Alla fine, ne è scaturito un muggito: “C I A O G E N T E !“.

Ah… Non è colpa mia. Non posso sentirmi certo responsabile del fatto che la mia Stella, nel tempo, sia andata eclissandosi. Hollywood. Il male vero è lì, tra le mura di un universo licenzioso e corrotto dove, vuoi o non vuoi, una fanciulla finisce per perdersi. A Brooklyn, sono sicura, non sarebbe mai successo.

Mi hanno dato contro tutti, alfine. Politici, preti e quelle sette che tanto si riempiono la bocca di ‘purezza‘… Che ne sanno. Nel pozzo buio ci sono finita Io ed Io sola. Il Cimitero delle Virtù – così lo definiscono questo posto – ha seppellito anche me. Sfido Io, è talmente pregno di gente perversa, malvagia… persone scandalosa nei pensieri e con tanto potere in mano.

Ricordate Von Stroheim? Riguardo alle scene orgiastiche delle sue pellicole non si fa mistero. Supposizioni ma non me la sento di asserire che non ci sia margine per la verità. Porte chiuse; anzi, blindate, rigorosamente, nel momento in cui si girava. Impraticabili, i set, persino per gli stessi Capi degli Studi; per riprese… interminabili. Dopo ore ed ore di Lupercali, si assisteva all’esodo. Uscivano, in successione, le comparse. Alcune semplicemente intontite; altre, con addosso i segni evidenti di morsi e frustate.

Sodoma si riapriva al mondo circostante e rigettava i suoi ‘cadaveri’. Lo so, posso sembrarvi esagerata ma non è così. Il fatto è che tutti tacevano, sapientemente oliati, nelle finanze, dal Cineasta, che pretendeva silenzio e abnegazione, totale. Il girato, dal canto suo, prima ancora di giungere nelle mani di Hays, veniva depurato, attraverso una serie di passaggi studiati. Visionato da chi di dovere e poi tagliato, a ripetizione. L’enorme serie di illeciti spariva, in tal maniera, edulcorata e fruibile dal grande pubblico, ignaro di quanto era solito ripetersi, in fase di riprese.

Comportamento, questo, che non faceva che promuovere ulteriormente l’immaginazione. Si cavalcavano i sentito dire e se ne traevano le diverse deduzioni, a seconda del grado di contaminazione, o di depravazione personale. “Il bordello della Marcia Nuziale – tanto per fornirvi un esempio – sfoggiava prostitute di ogni razza, ciascuna con la sua specialità erotica; nonché finocchi in parrucca bianca, con il corpo tinto di bianco, che suonavano gli strumenti a corda e avevano gli occhi bendati, per non riconoscere i ‘clienti aristocratici’. Le cinture di castità delle schiave negre erano chiuse da lucchetti a forma di cuore e c’era anche una coppia compiacente di sorelle siamesi“.

Si sospettava, financo, che Stroheim sprecasse di proposito i soldi della MGM nella sequela di scene inutilizzabili, come risarcimento alla distruzione di chilometri di negativo della sua saga epica sull’avarizia: Greed (Rapacità), ad opera dei suoi due mortali nemici: Irving Thalberg e Louie Mayer.

D’altra parte, come si poteva biasimarli? Per la regia di Donne Viennesi, Von aveva ordinato mutande in seta con il monogramma della Guardia Imperiale, per l’intero corpo militare del film. Follie, che non lo rendevano certo simpatico. Non almeno, a chi quegli sprechi si trovava costretto a finanziarli.

Cominciò, pertanto, a circolare la voce… Stroheim era uno di cui ‘non ci si poteva fidare‘; uno che dilapidava i quattrini messi a disposizione; anticommerciale e… maniaco sessuale. La leggenda della sua prodigalità, in pratica, gli si era rivoltata contro e aiutarlo equivaleva, oramai, a “gettare dollari a palate“.

Pochi, per non dire nessuno, era ben disposto nei suoi confronti. “Hollywood mi ha ucciso“, ebbe a dichiarare, di ritorno in Europa.

Eh già! Il dinosauro di cartapesta proseguiva l’inesorabile cammino, in cui prendeva, masticava e risputava noi, statuine imbambolate dalle luci ipnotiche e abbaianti di quel mondo degradato e lussurioso, bulimico e perennemente in cerca di nuove prede.

La Gloria esigeva sacrifici e Noi eravamo gli Agnelli, apparecchiati su una tavola, arredata di libertinaggio e voluttà.

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