Pregi e difetti dell’Europa al volante. Un sondaggio Ipsos ci racconta chi siamo

peggiori guidatori

Pregi e difetti dell’Europa al volante. Un sondaggio Ipsos ci racconta chi siamo

Cominciamo da un primo identikit: 

  • Francesi e Greci sono i più rudi
  • Gli svedesi guidano troppo velocemente
  • È assai probabile che, sempre gli svedesi, si avvicinino troppo alla macchina che li precede
  • Gli Olandesi sono i più propensi a superare
  • Gli spagnoli abusano del clacson

Benché i conducenti, nella maggior parte d’Europa, affermino di aver adottato comportamenti più ligi e cortesi al volante, le eccezioni – Francesi e Greci, su tutti – di coloro che, alla guida, non risparmiano insulti, hanno ancora un certo peso.

Meno urla (eccettuato il 70% dei Francesi), un ridotto uso del clacson, o dell’abitudine, non infrequente, di sorpassare a destra; o, ancora, di guidare appiccicati all’auto subito davanti (i Greci, con una quota del 47%, detengono, in questo senso, il podio). Insomma, niente distanze di sicurezza. Ecco il quadro di un sondaggio, teso ad informare sull’universo dei guidatori Europei.

Stando alle cifre, il 66% degli Spagnoli si distinguono – per così dire – per ‘la mano lesta’: quando si tratta di farsi sentire, insomma, non perdono tempo.

L’indagine, condotta su un campione di 11 Paesi, dall’agenzia Ipsos, per l’operatore stradale Vinci Autoroutes, rileva che i più spericolati, in fatto di comportamenti stradali, sono i Greci. Fanalino di coda – e ci sarebbe da commentare ‘menomale’ – sono, invece – i Britannici.

Charme ed eleganza caratterizzano gli inglesi, sempre.

Complessivamente, l’88% dei guidatori ha ammesso di aver superato il limite di velocità, occasionalmente – l’1% in meno, rispetto al 2019. Il 61% – con un calo del 3% – non riesce proprio a rispettare la distanza di sicurezza.

Gli Svedesi hanno la brutta tendenza di spingere sull’acceleratore; peggio, di avvicinarsi eccessivamente alla vettura che li precede, e c’è pure chi si sente talmente padrone della strada, da giocare a distogliere lo sguardo.

Gli Olandesi, invece, sono quelli che più di sovente, spazientiti, sorpassano a destra, lungo la corsia destinata a un traffico lento.

Non sul bersaglio

Nota positiva, lo studio ha rilevato che solo due tra 14 indicatori di atteggiamenti ‘pericolosi’ sono in aumento: vale a dire, parlare al telefono e impostare il GPS durante la guida.

Un quinto dei conducenti – più 1%, rispetto al 2019 – ha ammesso che, infervorato, è sceso dalla macchina, per risolvere discussioni imputabili alla strada. I polacchi, al 37%, sono risultati i più litigiosi.

Un quinto tra i Francesi, rispetto al 16% europeo, ha confessato di non essere “la stessa persona, nel momento in cui è alla guida”, giustificando, così, uno stato d’animo nervoso, impulsivo, talvolta, aggressivo.

Secondo i dati dell’UE, nel 2019 sono stati registrati circa 22.800 decessi per incidenti stradali, nei 27 Paesi dell’Unione europea. Circa 7000 in meno, rispetto al 2010, con un calo – niente affatto scontato – del 23%. Un dato, inferiore del 2%, in merito al 2018.

Mentre il trend generale si disegna al ribasso, i progressi, nel dettaglio, risultano rallentati in quasi tutti i Paesi dell’UE, dal 2013. Obiettivo comune rimane l’intento di dimezzare il numero di morti, su strada. Finalità già chiara, a partire dal 2010, ma ancora – secondo i numeri riportati dalla Commissione europea – non raggiunta.

Il 2020 potrebbe ancora rivelarsi un anno anomalo, perché il numero di vittime della strada è probabile scenda – anche in modo significativo – alla luce delle misure adottate per affrontare il Coronavirus”, denuncia il rapporto. “Ma… raggiungere l’obiettivo” è un sogno ancora decisamente importante. Fin troppo lontano.

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