Verona, perla d’amore… e d’appetito

Verona, perla d’amore… e d’appetito

Da sempre è considerata la patria degli innamorati.

Coll’ali dell’Amore valicai l’altezza di que’ muri, ché barriera non v’ha al prepotente Amore. Tutto che Amor può tentare, Amor l’osa. Onde a’ tuoi non ebbi riguardo, allorché qui venni...”

Così, il sospirante Romeo, presso il balcone della sua bella, per voce di William Shakespeare (Atto II, scena II).

Il balcone di casa Capuleti

Al numero 23 di via Cappello, nei pressi di Piazza delle Erbe, sorge il palazzo che – leggenda vuole – ospitò e crebbe Giulietta Capuleti. Il luogo prediletto dagli amanti. Ma Verona sa offrire tante altre bellezze. Dall’Arena, il terzo anfiteatro, per grandezza, fra quelli a noi giunti ed il meglio conservato. Al Giardino Giusti, oasi verde, fulgido esempio di giardino all’italiana, che conta, tra i suoi illustri visitatori, Goethe, l’imperatore Giuseppe II, Cosimo III de’ Medici, Mozart e persino lo zar Alessandro.

C’è la Torre del Gardello, che ospita, al suo interno, il più antico orologio a campana della città; il Palazzo della Ragione, tra i principali centri del potere politico; la Domus Mercaturum, sede di incontri, a beneficio delle corporazioni delle arti e dei mestieri, fortemente promossa dagli Scaligeri. E, ancora, dall’Arco dei Gavi a Castelvecchio, antica fortezza del XIV sec., tra le opere più imponenti della centro abitato. L’elenco è lungo ed ognuno dei luoghi in questione ha una storia da raccontare.

Infiniti COLORI per GUSTI che non si misurano con il tempo

Eppure, non di questa opulenza ci occupiamo, bensì di quella riservata alla tavola. Sin dai tempi della Roma Antica, memorabili banchetti sapevano far parlar di sé. Né da meno si dimostrarono le ricche libagioni, che caratterizzarono il Medioevo. Una passione, quella per la cucina, ancestrale e autentica, che ancora oggi sa elevarsi ad arte escogitando, con estro e fantasia, piatti squisiti, ricavati spesso dai prodotti più poveri.

Eccoli, allora, i protagonisti del veronese. Si va dal il BOLLITO CON LA PEARA’, agli GNOCCHI; dalla PASTA E FASOI, piatto “robusto e massiccio“, come lo volle definire Giorgio Gioco, grande esperto culinario, alla PASTISSADA DE CAVAL, preparata seguendo una ricetta, vecchia di mille e cinquecento anni.

Tradizione vuole che, al termine della battaglia combattuta, nel 489, tra Teodorico, re degli Ostrogoti, e Odoacre, re dei Barbari, centinaia di cavalli giacessero in terra, cadaveri. Uno spreco per chi, affamato, decise di tagliuzzare e lasciar macerare la carne nel più corposo vino rosso della Valpolicella. Aromatizzata con dovizia di spezie e verdure, veniva poi consumata, all’occorrenza, cuocendola a fuoco lento.

La Polenta che, per l’occasione, diventa INFASOLA, oppure d’accompagno alla cacciagione.

Ma non finisce qui.

Nella terra del Nano Vialone IGP si gustano il RISO AL TASTASAL, ‘Risi e bisi’, il risotto Radicchio Rosso e Monte Veronese e quello – forse più noto – ALL’AMARONE. Se la sopressa non deve mancare, i Tortellini di Valeggio o NODI D’AMORE, vengono realizzati con una pasta tirata sottile come la seta, tagliata e annodata come un fazzoletto, dopo averla arricchita con un delicato ripieno, a base di varie carni, tra cui anche fegatini di pollo.

Nodi d’Amore

Per non parlare dei dolci. Se il PANDORO, realizzato nel 1894 da Domenico Melegatti, spicca tra tutti, c’è chi ancora opta per il NADALIN, suo più anziano antenato.

Mai sentito parlare delle Frolle di Santa Lucia, la Torta Russa, i crostoli, le FRITTOLE, le Sfogliatine di Villafranca…? E’ un tripudio, questo, di golosità. E chi non conosce il Mandorlato? …e poi i vini, a denominazione di origine controllata. Il rosso Bardolino, il bianco di Custoza, il Valpolicella, il Soave, il Durello dei Monti Lessini…

Un’orgia di sapori, che accarezza il palato, alle volte gentile, altre volte aggressivo. Del resto, come ci insegna Il Maestro Gioco: “Nella terra dove si fa largo uso di vino è opportuno ingerire cibi forti, che tengano” – pietanze – “ruvidamente plebee“, escogitate dal ghiribizzo di chi, per mestiere, sa rendersi insuperabile nell’attitudine al buon mangiare.

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